Una sola possibilità nel basket, due per set nel volley
Nella pallacanestro l’instant replay può essere richiesto in sette casi. ll tennis ha «l’occhio di falco», il rugby col Tmo
L’uso del video nell’arbitraggio è stato adottato anche da altri sport.
Basket e volley
L’instant replay è stato introdotto nella Serie A di basket nel 2004. Il protocollo prevede sette situazioni in cui può essere richiesto, sia dall’arbitro sia dagli allenatori, che hanno una sola possibilità di chiamarla. Serve a stabilire se un canestro o un fallo è avvenuto prima del suono della sirena, a chiarire la posizione del piede del tiratore (se da 2 o da 3 punti), a dirimere situazioni di rissa o situazioni di interferenza a canestro e/o sulla palla. Nel volley il video-check si può richiedere per verificare palloni in e/o out, tocchi a muro, invasione a rete, tocco dell’asticella, fallo di piede al servizio o in attacco da seconda linea. Ogni allenatore ha a disposizione due chiamate per set: in caso di chiamata corretta il numero rimarrà intatto.
Rugby e tennis
Nel rugby d’élite c’è il Tmo (television match official). Di anno in anno le sue aree di intervento sono cambiate, ma resta interpellabile dall’arbitro, che può «chiamarlo» per chiarire se una meta è stata davvero segnata o no e se c’è stato qualche fallo di antigioco o altre situazioni che hanno portato a una possibile decisione sbagliata. Nel tennis i giocatori possono chiedere l’instant replay (3 per set). Il sistema è l’Occhio di Falco: telecamere e computer seguono la pallina ricreandone un’immagine virtuale.
Sport Usa
Nella Nfl l’instant replay è chiamato dal capo arbitro. È lui a controllare le immagini a bordo campo, ma la decisione spetta a un senior official nel replay center. Ogni allenatore ha a disposizione due “challenge”. Nel baseball Mlb dall’8° inning è utilizzabile solo dall’umpire.
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