Una statua di 6 metri, il film, lo sterrato Sedici anni dopo, Pantani c’è sempre
Sedici anni fa, ma è ieri, oggi, sempre. Marco Pantani vive ancora nel cuore della gente che non ha mai accettato quella drammatica notte nel residence Le Rose di Rimini a San Valentino nel 2004. Il Pirata se n’è andato a 34 anni, 34 (!), per un’overdose di cocaina che è ancora al centro delle inchieste giudiziarie, nonostante le sentenze siano arrivate in Cassazione. Avrebbe 50 anni, e chissà come giudicherebbe il ciclismo di oggi, così tecnologico e lontano, tranne rare eccezioni, dall’unocontro-uno che ha consegnato Marco alla leggenda.
Il Giro lo ricorderà con la Nove Colli a Cesenatico e poi con l’arrivo a Madonna di Campiglio, dove il 5 giugno 1999 si chiuse, con la sua esclusione dalla corsa, la parabola sportiva. Ma si annunciano altri momenti significativi. Partiamo dai monumenti. Quello più famoso è nella sua Cesenatico, ma il 5 settembre sarà inaugurata una statua alta sei metri sul luogo più iconico della vita sportiva di Marco: Plan di Montecampione, la salita bresciana dove piegò Tonkov al Giro 1998. L’iniziativa è del Gruppo operatori turistici della Valle Camonica, presieduto da Silvia Schiavini: il monumento sarà realizzato dall’artista vicentino Mattia Trotta in acciaio corten (o patinato), così come la base, rinforzata internamente da travi in acciaio. La statua raffigura Pantani nella stessa posizione in cui tagliò il traguardo e sarà portata sul luogo in elicottero.
Nei giorni del Giro, l’11 maggio, uscirà nelle sale il terzo film dedicato al Pirata: si intitola «Il caso Pantani» ed è l’operaprima del regista Domenico Ciolfi. Nel cast anche Marco Palvetti, che ha interpretato il boss Conte in «Gomorra». «Pantani verrà raccontato negli ultimi cinque anni e mezzo di vita, da Campiglio alla morte di Rimini — spiega il regista Ciolfi —. Più dal lato psicologico che sportivo, e lo spettatore si renderà conto di quanto il caso sia ancora molto aperto». Il film dura due ore.
Infine porta il nome di Pantani un famoso tratto di sterrato alle porte di Arezzo: qui è passato il Giro 2016 nella tappa vinta da Brambilla. Il “custode” di questo tratto di strada bianca, lungo 5 km e mezzo, è l’ex pro’ Daniele Bennati: «E’ tutto in salita e molto panoramico: dall’alto si vedono Arezzo, la Val di Chiana e anche il monte Amiata. Marco era il mio idolo, così come lo è stato Cipollini: gli sarebbe piaciuto questo sterrato in salita. E io passo qui quasi tutti i giorni».
Le iniziative
L’11 maggio esce «Il caso Pantani» Il 5 settembre il monumento a Montecampione