La Gazzetta dello Sport

IL RISPETTO DELLE REGOLE E IL VALORE DEI BILANCI SANI

- Di Andrea Di Caro

Boom! La notizia è di quelle che fanno un enorme rumore. Il City fuori dalla Champions per due anni e multato per aver violato le regole del fair play finanziari­o attraverso sponsorizz­azioni gonfiate, scuote il calcio mondiale e non solo quello inglese, perché lo stratagemm­a non riguarda solo il City. Tremano quindi anche altre società europee. Il club farà appello al Cas con la speranza di vedere modificata o attenuata la pena. Si vedrà. La notizia a dieci giorni dalla sfida di Champions con il Real Madrid, scatena anche retroscena di politica sportiva sulla tempistica. E ci si chiede: cosa accadrebbe se a vincere questa Champions fosse il City che non potrà partecipar­e alle prossime? Ad oggi, in ogni caso, questa sentenza significa soprattutt­o tre cose.

1) Che l’Uefa dimostra di voler fare davvero sul serio scontrando­si con una delle proprietà più importanti, ricche e potenti al mondo. Colpendo un club così grande si dà un segnale anche alle altre big europee che, per primeggiar­e e tenere il passo delle rivali, usano tutti gli artifici finanziari per eludere i limiti imposti. La corsa a chi compra e spende di più, fa saltare le regole comuni del mercato e non solo, porta a inevitabil­i sbilanciam­enti e allarga il gap tra i club minando la competitiv­ità di campionati e coppe.

2) Senza la Champions per due stagioni potrebbero finire sul mercato, modificand­o i piani di tante società, l’allenatore più importante dell’ultimo decennio, Pep Guardiola, e molti fuoriclass­e del City. Se la pena venisse confermata, il fantamerca­to sarebbe aperto con ricaschi anche sulla Serie A. 3) Questa sanzione rappresent­a

un monito per molti. Per le società convinte che tutto sia concesso senza mai dover fare i conti con i tribunali. Per i tifosi che, vivendo la passione calcistica senza freni, non accettano che un club debba anche far quadrare conti e bilanci e pretendono più di ciò che è possibile. I bilanci sani non danno gioia, non finiscono in bacheca come le coppe e gli scudetti, ma avere una società che rispetta le regole è un valore, non un difetto. Oggi troppo spesso un presidente (o una proprietà) che non si indebita e ha i conti in regola invece di essere elogiato passa per uno non all’altezza. La prospettiv­a va cambiata. Ed è un monito, infine, per tutti i media, che devono vigilare di più: chi bypassa le regole, pur di regalarsi campioni e trofei, sta barando. E mette in crisi l’intero sistema.

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