Brivido Atalanta-Roma È quasi come una finale con vista sulla Champions
Inseguimenti, sorpassi, rimonte: è una sfida da montagne russe Come stasera: Gasperini cerca l’allungo, Fonseca la partita della svolta
Si inseguono da più di tre anni, continueranno stasera: la classifica dice che a guardare dal basso in alto stavolta è la Roma, ma non è (solo) quello il punto. Il fatto è che la storia delle sfide fra Atalanta e Roma è una montagna russa infinita: salite e discese di punti, ma anche incroci dalle trame schizofreniche, condite da ribaltoni improvvisi, imprevisti, inspiegabili. Un romanzo, più che una storia. E anche quest’anno è un romanzo
Champions. Occhi dentro gli occhi, è sempre stato così: nel primo anno dell’era Gasperini, la Roma di Spalletti arrivò seconda e l’Atalanta quarta, quando quel posto non dava diritto al portone principale dell’Europa, ma all’Europa League. Di Francesco il secondo anno corse molto più forte (alla fine +17) e Gasp si «accontentò» dei preliminari di Europa League. L’anno scorso ruoli invertiti, dopo il fotofinish dell’ultima giornata: la Dea per la prima volta in paradiso e i giallorossi ai gironi della seconda coppa. È così anche quest’anno, e anzi forse lo sarà anche di più. Quindici giornate da giocare sono tante, ma le 23 in archivio hanno già dato un’indicazione precisa: tre posti Champions già assegnati, per il quarto una sfida a due, stavolta. Atalanta-Roma,
appunto. Anche se il 2020 le ha viste frenare: un po’ l’Atalanta e molto la Roma, 11 punti in sei partite contro 4 e quella vertigine da mondo capovolto di cui si diceva. Fonseca era a +4 a fine anno, oggi insegue a -3.
Un ribaltone
Un cappottamento, così iniziò tutto: novembre 2016, Roma in vantaggio con Perotti, 2-1 Atalanta con Caldara e Kessie. La legge della rimonta nerazzurra, che in tanti hanno letto in questi anni. Un’arma a doppio taglio come tutte: l’Atalanta ci si sarebbe ferita due anni dopo (da 3-1 a 3-3 all’Olimpico, agosto 2018, l’apparizione della meteora Rigoni), salvo impugnarla di nuovo cinque mesi dopo, nella madre di tutte le partite capovolte. Dal 3-0 Roma al 3-3: dire che oggi l’Atalanta non giocherebbe in Champions senza quel pareggio sarebbe non ammettere la prova contraria, dire che lo fa anche grazie a quella rimonta ai danni di una diretta concorrente è inconfutabile.
Il rimpianto segreto
Dunque da tre anni va così: Atalanta e Roma si sorpassano, si controsorpassano, si raggiungono. In questo campionato è stato avanti dieci giornate Gasp, altre dieci Fonseca e tre volte si sono abbracciate non amichevolmente a pari punti. E che anche alla Roma si viva la sfida di stasera come uno spareggio non è certo un mistero. Una cosa è certa: pur sapendo di aver trovato un buon allenatore, la maggior parte del tifo sa che Gasperini – a lungo corteggiato – sarebbe stato un valore aggiunto. Non è un caso che il rendimento anche di ex atalantini come Cristante (oggi squalificato), Mancini e Spinazzola non è paragonabile a quello che avevano a Bergamo. Oggi potrebbe essere il giorno giusto per farsi rimpiangere, e in tanti sperano che i nerazzurri possano essere distratti dalla Champions incombente. Dopo i faccia a faccia prima con la dirigenza e poi con l’allenatore, la sensazione è che la Roma - fatturato di circa 232 milioni e un monte stipendi di quasi 160 – sia convinta di andare a Bergamo per fare una grande partita: come se si fosse all’improvviso ricordata di essere il gigante Golia dinanzi a Davide. E nessuno a Trigoria si rassegna al ruolo di sfavoriti.