Fonseca e quel brutto scherzo del destino
Subito dopo il derby si parlava quasi di uno scherzo del destino. Perché la Roma veniva da una prestazione ottima come quella contro la Lazio e perché guardando al calendario successivo (con velato ottimismo) balzava subito agli occhi un intreccio quasi beffardo: una dietro l’altra le sfide con De Zerbi, Mihajlovic e Gasperini. E cioè i tre tecnici che la Roma aveva sondato (insieme ovviamente ad Antonio Conte, il preferito in assoluto) prima di virare definitivamente su Paulo Fonseca. In quei giorni lì, quelli di fine gennaio, sembrava l’occasione giusta per Fonseca per «marcare il territorio», per così dire, e sottolineare come a conti fatti la scelta della Roma si fosse rivelata se non la più giusta, sicuramente corretta. Nonostante il tecnico portoghese fosse stato di fatto proprio in estate la quinta scelta, nella migliore delle ipotesi comunque la quarta (considerando che con De Zerbi non si era mai affondato davvero sull’acceleratore). Ed invece proprio quello scherzo del destino lì è stato fatale. Perché, uno dietro l’altro, i vari De Zerbi, Mihajlovic e Gasperini hanno messo in ginocchio il tecnico portoghese. Sconfiggendolo tutti e tre. Ma, soprattutto, portandolo a vivere il suo momento di maggiore difficoltà da quando siede sulla panchina della Roma. A pensarci prima, sarebbe stato quasi impossibile dar credito ad un’ipotesi del genere. Roba da sbancare al jackpot, se si fosse puntato sulla quota totale subito dopo il derby. Ed invece è successo, con la squadra giallorossa che ha incassato un filotto di sconfitte (tre, appunto) che non subiva dalla fine della stagione 2013/14, quando con Rudi Garcia si erano già tirati i remi in barca (con il secondo posto garantito da un po’), perdendo in sequenza le sfide conclusive con Catania, Juventus e Genoa. Stavolta, invece, i tre k.o. sono arrivati proprio con la Roma in ballo, a caccia di un posto nella prossima Champions. Insomma, tre sconfitte che fanno molto più male di quelle del 2014. E forse lo fanno anche a Fonseca, che fino al termine del 2019 era riuscito a tenere a galla una barca che rischiava di imbarcare acqua da tutte le parti. L’allenatore portoghese aveva dimostrato pragmatismo, intelligenza tattica e magnetismo, oltre che una buona dose di psicologica applicata al calcio. Insomma, era riuscito a dimostrare qualità importanti. Che, probabilmente, ci teneva a rimarcare anche con i suoi avversari diretti, quelli che gli avevano conteso la panchina in estate. Poi, per un motivo o per un altro, tutti e tre avevano detto di no: Gasperini perché aveva preferito restare a Bergamo, Mihajlovic perché era pronto a fare anche la «guerra» ma non da solo e De Zerbi perché le chiacchierate erano rimaste tali. Ognuno dei tre, a modo suo, si è preso la sua rivincita. Ora spetta a Fonseca la sua. Iniziando da giovedì sera, con il Gent.