La Gazzetta dello Sport

SEMPRE DORO

Dorothea beffa la Hinz e spegne la bolgia di 10.000 tedeschi: dopo l’inseguimen­to fa il bis iridato nell’individual­e. «Con i 2 errori iniziali mi bastava l’argento»

- Di Arcobelli, Ceniti, Marabini

Incredibil­e rimonta della Wierer: secondo trionfo al Mondiale di biathlon di Anterselva. Compagnoni, Di Centa, Pellegrini e Belmondo: «Dorothea, benvenuta nel club delle super donne»

È stata una gara difficile : questo è il biathlon, sport bellissimo ma sempre incerto

Il tifo dei tedeschi era assordante, non capivo i riferiment­i e all’ultimo poligono un po’ ho tremato

Contenta che il grande pubblico ci scopra: venite a vederci e portate i bambini

Dorothea Wierer

Ragazzi, che goduria! Dorothea Wierer entra nella leggenda dello sport italiano, conquista nell’individual­e la seconda medaglia d’oro ai Mondiali di biathlon ad Anterselva (casa sua, per intenderci), entra in un club ristretto, riservato alle campioniss­ime, quelle capaci di far impazzire i tifosi azzurri. E lo fa nel modo più bello, con un finale batticuore, giocato decimo su decimo. E lo fa in faccia alla curva dei tedeschi, forte di almeno 10 mila unità, ebbri di birra e gioia per il primo posto virtuale di Vanessa Hinz. Lo fa come Fabio Grosso nella semifinale dei Mondiali 2006, piazzando la palla all’angolino, facendo piangere di gioia la pattuglia azzurra e di disperazio­ne quella rivale. E allora raccontiam­olo l’ultimo giro da favola, talmente incredibil­e che neppure la fantasia del miglior sceneggiat­ore di Hollywood avrebbe potuto partorirlo.

Oro batticuore

L’individual­e è una gara snervante, lunghissim­a (15 km), le atlete partono a 30” l’una dall’altra. Doro aveva scelto di scattare nel secondo gruppo (era prevista neve nella notte e invece la giornata è stata stupenda e caldissima). Il sorteggio le aveva riservato il 57. Non l’aveva presa benissimo, perché lei ama fare la gara senza badare a cosa fanno le altre. Dicevamo l’ultimo giro, quello decisivo. La Wierer è in rimonta, ha pagato dazio nelle prime due serie col fucile: doppio errore che in questa specialità vuol dire 2 minuti (1 per sbaglio) da sommare al tempo sugli sci. Una bella zavorra, ma qui entra in campo la tigre che dimora dentro la nostra campioness­a. Non molla di testa, resta sul pezzo, sa che anche le altre possono fare cilecca. Cosa che avviene puntuale. Doro è sesta dopo il terzo passaggio, ma serve qualcosa di speciale per vincere. Entriamo in zona estasi. Quando la Hinz si presenta al tiro, le bandiere nero-rosso-oro sventolano, il ruggito dei panzer scuote la valle. È in testa e non ha mai sbagliato dal poligono. Ma eccolo il fuori bersaglio che rimescola i giochi. Nel frattempo anche la norvegese Roeiseland (oro nella sprint) è incappata nel secondo errore, stesso destino della svedese Oeberg, mentre la polacca Hojnisz manda in fumo le speranze di podio con un doppio sbaglio. I tedeschi esultano, sembra fatta. Poi arriva Doro: silenzio assoluto. Uno, due, tre, quattro, cinque tondini bianchi (vogliono dire: colpito) coprono i bersagli. Da non credere. L’azzurra si lancia in pista e quando esce dalla postazione ha poco più di 2” sulla Hinz. Si decide negli ultimi chilometri sugli sci. I tedeschi ammutoliti guardano il cronometro sui maxi schermi, prendono coraggio quando la coreana Abe per poco non taglia la strada alla nostra, che la passa nell’unico pertugio possibile. Il vantaggio scende a un secondo e mezzo. Mancano poche centinaia di metri. Tutto è possibile. Il rettilineo finale è da batticuore: i tedeschi “soffiano” contro l’azzurra che però fa come Grosso, li gela per 2”2 (3a Roeiseland a 15”8), esultando a braccia alzate prima di crollare, stremata, a terra. F-a-n-t-a-s-t-i-c-o.

Successo adrenalini­co

Il clan Italia salta sulla neve. E anche Stefano Corradini, l’allenatore-marito, sembra un grillo, stringe mani, abbraccia gli sconosciut­i :«Mamma mia, cosa ha fatto. Mamma mia…», ripete. La sorella Magdalena, 18 anni e pure lei biathleta, piange ancora più di domenica (giorno dell’oro nell’inseguimen­to), perché ad assistere al primo trionfo c’erano quasi tutti i Wierer, mentre ieri la normalissi­ma famiglia altoatesin­a era al lavoro. In questo clima d’euforia totale passa a capo chino Lisa Vittozzi, naufragata malamente (71a con 8 errori al poligono): «Un disastro col fucile. Serve ritrovare motivazion­i per le prossime gare. È dura, ma devo farlo». Magari prendendo esempio proprio da Doro, perfetta nel restare tranquilla anche nelle difficoltà iniziali. «Davvero non mi aspettavo di vincere dopo i primi due errori — confessa la campioness­a iridata —. A un certo punto mi son detta “va bene anche l’argento”. Un attimo dopo volevo mordermi la lingua. “No, dopo tutta questa fatica non molli”. Così è stato. L’ultimo giro l’ho vissuto in modo adrenalini­co, non riuscivo a

sentire i miei allenatori che davano i tempi. Sapevo che con la Hinz era questione di pochissimo. Il tifo dei tedeschi era assordante, ma sono rimasta concentrat­a su ciò che dovevo fare». Doro prende fiato, raccontare la sfida finale è faticoso quasi come sugli sci. «È stata una gara difficile: il vento al poligono non era costante. Bisognava stare molto attente. Sono sincera: nell’ultimo poligono ho tremato, non sapevo se potevo vincere. Quando sono ripartita con poco più di 2’’ pensavo di non farcela. Per fortuna mi ero sbagliata». Ride, Doro. Scioglie la tensione, non il trucco a occhi e a viso, perfetto come la sua prestazion­e: «Il biathlon è così, uno sport bellissimo, sempre incerto. Sono contenta che i miei trionfi stiano attirando l’attenzione del grande pubblico. Venite a vederci, portate i bambini. Non ve ne pentirete, è sempre una festa».

Confronti

Doro, lo sai che sei entrata nella leggenda dello sport italiano? A livello femminile solamente Federica Pellegrini e Deborah Compagnoni avevano vinto due ori individual­i nei Mondiali in casa. «Davvero? Bellissimo, ma non credo sia giusto paragonarm­i a loro. Sono delle grandissim­e, delle giganti, hanno scritto la storia. Ho vinto in uno sport di nicchia...Per carità, sono felicissim­a di questo accostamen­to, ma non credo di essere all’altezza, con la Pellegrini in tutti i sensi, sono appena 160 centimetri. Mi godo il pettorale giallo di leader della classifica di Coppa del Mondo (il suo vantaggio sulla norvegese Eckhoff adesso è salito a 94 punti, ndr). Se ci dormo? No, ho altri gusti...E mi godo pure l’oro, lo dedico ai miei famigliari: erano al lavoro, questa gioia li ripaga di momenti non felicissim­i. Se mangerò cioccolata (il suo “vizio” più grande,

ndr)? L’ho fatto ieri (lunedì, ndr) a cena. Hofer mi ha visto: “Cosa fai? Non si può”. Aveva ragione, ma ormai... Ho trionfato dopo una bella battaglia, ma non sono sazia. Vorrei correre la staffetta mista singola (domani, ndr), ma deciderann­o i tecnici. Non c’è due senza tre? Già. Si dice anche “chi si accontenta gode”. Non mi accontento. Faccio male?». Quando mai, Doro. Quando mai.

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Dorothea Wierer al traguardo
Dorothea al poligono, dove ha commesso 2 errori nelle prime due soste: ma poi è stata impeccabil­e
Doro sorride dopo il trionfo iridato, il terzo in carriera. È la sua terza medaglia in casa
Terza perla Dorothea Wierer al traguardo Dorothea al poligono, dove ha commesso 2 errori nelle prime due soste: ma poi è stata impeccabil­e Doro sorride dopo il trionfo iridato, il terzo in carriera. È la sua terza medaglia in casa
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