In sei mosse creata la Lazio da scudetto
Dal rodaggio di Milinkovic all’attesa di Luis Alberto e al feeling con Immobile e Leiva
Un mosaico composto con tocchi d’artista, tra i ritmi di un laboratorio. Nel volo verso il secondo posto la Lazio di Inzaghi si è formata tra vari esami. Dal 2016 a oggi. Una lunga scalata. Così Sergej Milinkovic, ora decisivo pure come goleador, è stato un panchinaro abituale nelle prime sette partite della gestione Inzaghi, quelle in coda alla stagione 2015-16 dopo l’esonero di Pioli. In campo solo per 76 minuti, da subentrato in quel finale di campionato. Non solo per le scorie di fastidi alla coscia. Non era facile inquadrare tatticamente il gigante serbo. Nel ritiro precampionato, Inzaghi lo incanalò da interno nel 4-3-3. La svolta il primo marzo 2017: semifinale d’andata di Coppa Italia contro la Roma, sbocciò il 3-4-2-1 con il serbo a ridosso di Immobile. Milinkovic segnò, diventando una fionda verso l’attacco. Poi riavviò il tragitto per rientrare in mediana nel modulo «fantasia», ma senza perdere il contatto col gol, come è avvenuto domenica. Tra vari problemi Luis Alberto dovette attendere la 19ª giornata di campionato (2016-17) per la prima volta da titolare, contro il Crotone. Troppe difficoltà nell’impatto col calcio italiano, tanto da pensare di mollare tutto. Era arrivato dopo la partenza di Candreva, ma non per sostituirlo. Aveva altri lampi e in allenamento incantava Inzaghi. Lo spagnolo si sbloccò a fine stagione. Inzaghi a luglio lo mise in regia nel passaggio di consegne tra Biglia e Leiva. Poi, lo spostò sulla trequarti e Luis Alberto sbrigliò il suo estro. Quindici mesi fa Inzaghi lo ha arretrato a metà campo. Ora lo spagnolo è al volante del gioco.
Subito in squadra
Ciro Immobile arrivò a fine luglio 2016. Per sostituire Klose la Lazio stava puntando sul colombiano Valencia. Il cambio di rotta per avere un elemento già esperto della Serie A. Alla prima di campionato, Immobile portò in vantaggio la Lazio sul campo dell’Atalanta: un feeling subito nel segno del gol. Lucas Leiva debuttò in biancoceleste alla prima sfida ufficiale della stagione. Il 13 agosto 2017 pilotò la Lazio al trionfo in Supercoppa contro la Juventus. L’ombra di Biglia cancellata immediatamente: l’innesto del play brasiliano arricchì subito il centrocampo con l’esperienza di dieci anni di Premier col Liverpool.
Via Salerno
Nell’agosto 2016, Thomas Strakosha, in ombra a Salerno in B, venne promosso terzo portiere dopo i saluti di Berisha. L’albanese poi risalì da titolare in campionato: Inzaghi lo conosceva dai tempi delle giovanili. Non era cresciuto a Formello Luiz Felipe, scovato dal d.s. Tare tra i dilettanti in Brasile.
Senza slanci alla Salernitana, l’altro club di Lotito. Inzaghi lo testò nel precampionato del 2017 e scoprì un nuovo titolare.
Made in Italy
Per sostituire De Vrij, nel 2018, la scelta di Acerbi, perno del Sassuolo. Meglio puntare su uno che conosceva bene la Serie A. Stesso discorso l’estate scorsa per Lazzari, cursore infaticabile con la Spal. E Correa è stato prelevato dal Siviglia anche per i suoi trascorsi con la Sampdoria. Inzaghi sta ravvivando la scuola italiana degli allenatori pure con le sue scelte tattiche. Il 4-3-3 del suo debutto in A non è stato un dogma. Il passaggio al 3-4-2-1 come ponte verso il 3-5-2 attuale, che verticalizza il gioco a tutta velocità. Tra ripartenze che farebbero luccicare gli occhi ai padri del contropiede all’italiana. Con la capacità di rispolverare in corsa anche il 4-3-3 o 4-31-2. Il bel mosaico della Lazio attuale è sbucato da ore infinite in laboratorio.
Esperienza di A Acerbi, Lazzari e Correa scelti per la conoscenza del campionato
Le scommesse Il grande salto di Strakosha e Luiz Felipe per diventare titolari