Dzeko Aggrappati a te
«Abituato alle pressioni Roma, nessuna paura»
Edin parla di sé e della Bosnia. Ma prende per mano anche i giallorossi, lui che è stato re del gol in Europa
Con i colori giallorossi ci sono riusciti solo in quattro. E l’ultimo è stato proprio lui, nell’Europa League del 2016/17, quando divenne capocannoniere della competizione con otto reti (insieme al brasiliano Giuliano, all’epoca in forza allo Zenit San Pietroburgo). Edin Dzeko quella coppa voleva però vincerla, poi la Roma di Luciano Spalletti si fermò agli ottavi di finale, eliminata dai francesi del Lione. Così, domani il centravanti bosniaco tornerà alla carica, cercando di incrementare il suo bottino stagionale (che in Europa oggi parla di tre reti, il capocannoniere attuale è Morelos dei Rangers con 6) per rimettere subito le ali alla Roma e tirarla fuori dalle sabbie mobili in cui si trova in questo momento.
Nella storia
In quattro, dunque. Sono i capocannonieri europei della Roma, i re dei bomber giallorossi. Il primo fu Pedro Manfredini nella Coppa delle Fiere del 1960/61 con 12 gol, con «Piedone» che si confermò poi anche due stagioni dopo con 6 sigilli personali, al fianco dell’altro giallorosso Roman Lojacono. Poi, appunto, Dzeko. Ma prima di lui un’altra leggenda come Rudi Voeller, che con dieci reti nel 1990/91 trascinò la Roma fino alla finale di Coppa Uefa, poi persa contro l’Inter. «Dzeko? In Germania ha vinto lo scudetto da giovane – ha detto lo stesso Voeller qualche giorno fa a Teleradiostereo –. È un grandissimo calciatore, un numero 9 di una classe assoluta, come pochi altri al mondo. Essere il centravanti della Roma è difficile: quando vinci è bellissimo, tutti ti vogliono bene, poi se perdi tre volta di fila diventa pericoloso. Ma fa parte del gioco». E lo sa anche Dzeko, che finora di gol europei con la Roma ne ha segnati 23 (11 in Europa League e 12 in Champions). Arrivare fino ai 38 di Totti sarà dura, ma intanto con un altro gol raggiungerà quota 102 in assoluto, diventando (al pari di Montella) il 6° marcatore di sempre nella storia romanista.
Niente pressione
E per rialzarsi la Roma domani si affiderà soprattutto a lui. Che anche all’inizio della scorsa settimana aveva provato a dare una scossa al gruppo, portando tutta la squadra a pranzo fuori, dalle parti di Ostia. Un segnale, la voglia di essere leader fino in fondo, il piacere di sentirsi importante e di esserlo davvero. Per sé e per la squadra. «Non esistono gare facili, tutti si aspettano che gli attaccanti risolvano le partite. Ci sono abituato a questa pressione», ha detto ieri Edin al sito dell’Uefa. Parlando della sua nazionale («Dopo il Mondiale brasiliano, arrivare all’Europeo sarebbe la ciliegina sulla torta nella mia carriera», ha detto ancora), ma spendendo parole che possono valere oro anche per il club. Del resto in questo momento è proprio la pressione a schiacciare la Roma e se c’è qualcuno che può tendere una mano ai giallorossi e rialzarli è proprio Dzeko.
Sorriso Diawara
In attesa poi che arrivi anche il giorno di Diawara. Il centrocampista guineano, infatti, ieri è tornato a riaffacciarsi in gruppo (anche se ha lavorato a metà), a quasi un mese dal giorno del suo infortunio (era il 22 gennaio, in Coppa Italia contro la Juventus). La terapia conservativa sembra funzionare, ma il centrocampista verrà monitorato di giorno in giorno. L’operazione per ora sembra scongiurata, ma la certezza arriverà solo con l’aumentare dei carichi. Se tutto andrà bene, Fonseca potrebbe riaverlo nella prima metà di marzo. Prima, però, c’è da battere il Gent. E Dzeko ha già sistemato il mirino.
Centravanti fortissimo, come pochi altri al mondo. Un numero nove di classe assoluta
Voeller
Ex punta Roma