Ok, buona la prima C’è un nuovo ragazzo a ringiovanire il Diavolo
La smorfia di Musacchio – «Mister, ho male al polpaccio, non posso entrare» – per lui è stata dapprima stupore e poi il sorriso più grande. In quel minuto davanti agli occhi di Matteo Gabbia dev’essere passato più o meno di tutto. Quantomeno i suoi sei anni di Milan, vissuti ogni giorno per arrivare a quel traguardo: l’esordio in Serie A. La smorfia di Musacchio è stata la sliding door di Matteo: «Cambiati tu, immediatamente», gli ha ordinato Pioli mentre Kjaer lasciava il campo accompagnato dal medico. Come scalare tutte le gerarchie in pochi secondi. Matteo si è levato la giacca a vento alla velocità della luce, si è seduto per sistemarsi i parastinchi e glien’è caduto uno. Tensione, un debutto nel cuore di una partita ancora tutta da vincere, un ingresso senza riscaldamento. E’ andato alla grande: il Milan adesso ha un suo ragazzo in più entrato a tutti gli effetti nel mondo dei grandi.
Prestito
Non è stato il debutto assoluto. Quello risale ad agosto del 2017, in Europa League con lo Shkendija. Poi quest’anno c’è stato qualche spicciolo con la Spal in Coppa Italia e in estate la soddisfazione di scendere in campo contro Bayern (titolare), Benfica e United nella International Champions Cup. Ma il campionato è un’altra cosa. Quello è il vero mondo dei grandi. Matteo rappresenta il modello perfetto per Elliott: un giovane cresciuto in casa, di belle speranze, costato nulla e potenziale plusvalenza. Più romanticamente, Matteo è l’ennesimo ragazzo che sbarca in A dal vivaio rossonero, fucina sempre calda. Una storia tutta milanista: nato a Busto Arsizio (Varese), ovvero a nemmeno 20 chilometri in linea d’aria da Milanello, tifoso del Diavolo, al Milan dai 14 anni dopo essere passato da Como e Lecco. L’altra sera ha dedicato il debutto ai nonni, ai quali è legatissimo. Era il nonno che lo portava a San Siro da bambino, abbonamento al 1° anello arancio. Poi il bimbo è cresciuto e due anni fa è andato in prestito una stagione a Lucca, dove raccontava: «Spero di tornare al Milan», perché chi passa dal Vismara non può avere sogno più bello.
Doppio ruolo
Sì, Matteo con il Torino è entrato a freddo ma non si è visto. Subito padrone della situazione. In chiusura, in anticipo, nelle diagonali. Un giocatore «prestato» alla difesa (cosa non digerita subito), perché Gabbia nasce centrocampista.
Un altro «deb» dal vivaio: giocava in mediana, poi è arretrato. Filippo Galli: «Legge il gioco alla grande»
Perlopiù mezzala, ma anche in regia. «Poi l’abbiamo arretrato perché in Primavera c’erano diversi giocatori di qualità e lui aveva le caratteristiche anche per fare lo stopper, permettendo la costruzione da dietro», racconta Filippo Galli, ex responsabile del settore giovanile rossonero che l’altra notte Matteo ha ringraziato pubblicamente. «Abbina tecnica e qualità, ha grande capacità di concentrazione, apprendimento e lettura del gioco: il classico giocatore al posto giusto nel momento giusto. Un ragazzo tranquillo ma di personalità, che sa porsi in modo chiaro anche con i più anziani. Il merito è tutto suo». Tranquillo anche nella vita privata. Matteo abita con i genitori vicino a Busto, è fidanzato e a Milanello è benvoluto da tutti perché ama chiacchierare con tutti. Se è davvero nata una stella, speriamo di scoprirlo presto.
A testa alta
Un ragazzo tranquillo ma con personalità che sa porsi in modo chiaro anche con i più anziani
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