La Gazzetta dello Sport

Il Genoa ha trovato un leone Forgiato dal mito di Kobe e dalla “Mamba mentality”

Due 7 in pagella, zero gol subiti e sei punti nelle prime due uscite È andato a curarsi dai Lakers per la rottura del tendine d’achille

- Di Francesco Pietrella

a vita di Soumaoro è un insieme di scelte, sacrifici e bivi. Il primo nel 2008: «Avevo 15 anni, il Lilla mi propose di fare un provino di una settimana». Portò bene. «Li impression­ai subito, volevo diventare un profession­ista». Anche se all’inizio non fu facile: «Abitudini diverse, città nuova, dieta rigorosa e una sola uscita a settimana». Adama Soumaoro resiste, vuole emergere, è il suo sogno. Lo fa per la famiglia (i genitori sono maliani), per la sorella gemella e per il fratello maggiore, Sékou: «È il mio punto di riferiment­o, mi ha sempre incoraggia­to. Abbiamo giocato anche insieme». Prima i dilettanti, poi il Boulogne con l’ex Inter Belfodil, infine il cambio di ruolo nel Lilla. Soumaoro gioca a centrocamp­o, è uno che randella, così l’ex allenatore dell’Under 19, Rachid Chihab, lo arretra centrale difensivo. È il secondo bivio, ancora giusto. La carriera cambia in meglio: «Il mister era sempre dietro di me, mi incitava in ogni gara con disciplina e rigore». La terza svolta si chiama Serie A e sembra ancora corretta, come le precedenti, perché Soumaoro ha già conquistat­o Genova dopo solo due partite.

Esordio da top

Chi l’ha preso all’asta di riparazion­e si frega le mani e sfotte gli altri. Arrivato a gennaio dal Lilla (prestito con diritto di riscatto), Soumaoro ha giocato due partite da applausi: la prima contro il Cagliari, il 9 febbraio, titolare a causa dell’infortunio di Romero. Finisce 1-0 e 7 in pagella, nessun gol subito dai rossoblù. Il migliore in campo. Poi? Ancora decisivo contro il Bologna, nel 3-0 del Dall’Ara, secondo 7 … con gol. Soumaoro, tra l’altro, non è mai stato un difensore da bonus. In carriera, prima della Serie A, aveva segnato solo 4 reti in tutte le competizio­ni: la prima in campionato nel 2016, contro il Caen, la seconda addirittur­a tre anni dopo, nel 2019 contro il Marsiglia. Nicola se lo gode: «Soumaoro è da altri livelli. Ha sempre dimostrato di essere un giocatore di qualità e da altri palcosceni­ci: era il capitano del Lille, questo non è un caso». Se ne sono accorti tutti, fantallena­tori compresi. E domenica arriva Ciro Immobile, capocannon­iere del campionato con 26 reti, stella di una Lazio in corsa verso lo Scudetto. Vediamo se fermerà anche lui.

Capitano

Classe ’92, Soumaoro ha già legato coi tutti. Parla francese con Nicola e i suoi compagni. Mentre Marco Pellegri, papà di Pietro e team manager del club, gli fa da traduttore su questioni di tattica e schemi (Marco parla un francese fluente). Soumaoro vive ancora in albergo ma ha già trovato casa, si trasferirà ad Arenzano come gran parte dei calciatori della rosa. Un ragazzo umile, leader di natura. A Lille faceva il capitano: «Sono un tipo introverso, ma quando c’è da dire qualcosa non mi tiro indietro». L’anno scorso ha ereditato la fascia dopo la cessione di

Amadou al Siviglia, ha giocato 20 partite con Galtier raggiungen­do il secondo posto in Ligue 1. Lille di nuovo in Champions.

Kobe e i Lakers

Uno dei suoi migliori amici è Rio Mavuba, 370 presenze a Lilla tra il 2008 e il 2017: «Mi dice sempre di restare concentrat­o». O di non mollare mai: Soumaoro si è rotto due volte il tendine d’achille. La prima nel 2014, durante un riscaldame­nto pre-partita: 8 mesi fermo. La seconda nel 2017, ma stavolta sceglie i medici dei Los Angeles Lakers per curarsi. Si è allenato con i giocatori, ha rafforzato i muscoli e ha lavorato nel tempio di Kobe Bryant, leggenda Nba scomparsa il 26 gennaio insieme alla figlia dopo un tragico incidente in elicottero. La “Mamba mentality” gli è rimasta impressa e ha già lasciato il segno in Serie A. Certezza del Genoa e di Nicola. Questione di bivi, tutti giusti.

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LAPRESSE Roccia Adama Soumaoro, 27 anni, difensore del Genoa

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