La rabbia nelle carceri Rivolte da Nord a Sud Evasi in massa a Foggia
Sovraffollamento e stop ai colloqui Dilaga la protesta dei detenuti A Modena salgono a sette le vittime
Scuole e università resteranno chiuse fino al 3 aprile, non più fino al 15 marzo. E già si ipotizza un’ulteriore proroga allo stop, con il ritorno sui banchi e a lezione che slitterebbe dopo Pasqua, se la situazione lo consentirà. Adesso per il premier Conte c’è da ottenere l’ok del Parlamento al decreto legge di natura economica, quello da 7,5 miliardi (che potrebbe diventare 10) per sostenere imprese e famiglie (con voucher da 600 euro). Servirà una variazione di bilancio, sulla quale il Parlamento si pronuncerà domani. E oggi, Conte incontrerà le opposizioni, affinché il provvedimento possa passare con un forte sostegno dell’Aula. Poi ci sarà da ottenere il via libera dell’Ue, sperando che anche Bruxelles comprenda il momento delicato.
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Golfo, nel gennaio 1991. f.riz.
L’incendio delle carceri divampa da nord a sud, innescato dalla sospensione dei colloqui fisici con i parenti - fino al 22 marzo - per contrastare il coronavirus. Ma anche dai timori per le condizioni sanitarie. Centrale il dramma di Modena - carcere ora inagibile - dove la rivolta è esplosa domenica pomeriggio e sono morti sette detenuti. Secondo l’amministrazione penitenziaria, domenica i rivoltosi avrebbero assaltato l’infermeria e fatto razzia di metadone e altri farmaci: in almeno sei casi, letale sarebbe stato proprio l’abuso di sostanze. Quattro dei detenuti sono morti durante il trasferimento in altre strutture, operazione che proseguiva anche ieri sera. Altri sei sono in prognosi riservata ma la dinamica dei fatti richiede chiarimenti. In totale sono almeno 22 gli istituti coinvolti nelle proteste e c’è stata persino la fuga di un’ottantina di persone dal carcere di Foggia, frutto di una rivolta innescatasi in mattinata. Almeno 41 evasi sono stati poi catturati, anche a Bari (in serata altri 34 venivano ancora ricercati) e alcuni hanno seminato il panico in città per rubare automobili e furgoni.
Le telefonate
Alta tensione anche a Roma, dove un gruppo di parenti dei detenuti ha bloccato via Tiburtina, vicino a Rebibbia mentre, all’interno, esplodevano disordini. Meno grave la situazione a Regina Coeli, che pure, con 1061 incarcerati e una capienza ferma a quota 616, è un esempio eloquente del sovraffollamento degli istituti di pena italiani. Tema che oggi torna attuale: ci sono 61.230 detenuti nel nostro Paese, oltre diecimila in più rispetto ai posti disponibili. Le Regioni con le situazioni più delicate sono Molise (175% di affollamento) e Puglia (153%) ma allarma anche la Lombardia (140%): ieri a San Vittore, carcere milanese, due pubblici ministeri sono saliti sul tetto per trattare con i rivoltosi. Qui, il motivo della protesta non è il virus ma il sovraffollamento e la parola d’ordine è ”indulto” (condono della pena, parziale o totale), provvedimento che l’Unione delle Camere penali sollecita - in questa fase di emergenza - per le pene in esecuzione inferiori a due anni. Oltre al ricorso rafforzato agli arresti domiciliari. E proprio alla direzione del carcere di San Vittore, l’Ordine degli avvocati milanesi chiede colloqui con i detenuti in videoconferenza. La mappa degli incidenti si estende ancora da
Rieti (a fuoco una torretta) a Palermo (fallita evasione dall’Ucciardone e sciopero della fame al Pagliarelli); da Pavia (un agente lievemente ferito, due intossicati) a Napoli (900 detenuti in sommossa, danni per centinaia di migliaia di euro e oltre 60 contusi). Fino a Melfi (Pz), dove sarebbero stati presi in ostaggio, senza violenze, 5 poliziotti e 5 appartenenti allo staff sanitario. Il Sindacato di polizia parla di «rivolte attuate ad orologeria e con una sequenza ben definita»; il Sinappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, contesta il Guardasigilli Alfredo Buonafede. Il quale riferirà domani in Senato. «Nostro dovere è tutelare la salute di chi lavora e vive negli istituti penitenziari ma la violenza non porterà a nessun risultato», spiega il ministro. E già a Rebibbia dovrebbero aumentare subito le telefonate fra detenuti e parenti anche se resta la preoccupazione per le condizioni igienico-sanitarie. Mentre, tra i volontari, c’è chi sottolinea come tra i detenuti si siano diffuse fake news e paure non meno che all’esterno. Intanto, verranno consegnate ai penitenziari 100 mila mascherine e 80 tende destinate allo screening.
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● Dall’ospedale San Matteo di Pavia arriva finalmente la buona notizia attesa da tempo. Mattia, il 38enne di Codogno, il dirigente dell’Unilever considerato il “paziente uno” del coronavirus in Italia, proprio ieri è stato trasferito dalla terapia intensiva a quella sub-intensiva. «Non è più intubato e ha iniziato a respirare autonomamente», ha spiegato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera.
La moglie dell’uomo, che era stata ricoverato con lui il 20 febbraio scorso, proprio all’inizio dell’emergenza nel nostro Paese, era già stata dimessa dall’ospedale.
Estendiamo lo stop delle attività didattiche, di scuole e università, sino al 3 aprile
Giuseppe Conte
● Anche il ministro della Cultura francese, Franck Riester, è positivo al coronavirus. Riester «sta bene» e si cura presso il suo domicilio nella capitale. Riester ha cominciato a presentare sintomi dopo aver passato, la settimana scorsa, diversi giorni all’Assemblea Nazionale, dove ci sono stati diversi casi.