La Gazzetta dello Sport

Genio e maturità La Joya nell’Olimpo dei 10 della Juve

Per il nuovo Paulo la panchina non è più un dramma: sempre più spesso decisivo, per Sarri sarà difficile tenerlo fuori

- Di Fabiana Della Valle - TORINO

Il premio, nel giorno di riposo, è una cenetta a due nella nuova casa torinese, a base di prelibatez­ze argentine preparate con Oriana. Paulo Dybala nel privato ama la normalità, può sembrare un paradosso per uno che stupisce con giocate che hanno un coefficien­te di difficoltà (oltre che di bellezza) elevatissi­mo, ma non lo è, perché la sua straordina­rietà, in campo, sta nella capacità di far apparire semplici gesti tecnici che in pochi si possono permettere. La normalità per Paulo è diventata esserci sempre nei momenti più importanti, ciò che gli veniva rimprovera­to fino a qualche tempo fa, quando segnava tanto ma sopratutto in campionato e con le piccole. In questa stagione lo score dice 13 reti (di cui 3 in Champions, miglior marcatore bianconero), la maggior parte in partite che contano: due volte Inter,

Milan, Lazio, Atalanta, Atletico e doppietta alla Lokomotiv. Ciò che non rientra nella normalità per uno col suo talento (e nel suo stato di grazia) è la panchina, ma anche sotto questo aspetto Paulo ha fatto un bel salto di qualità. Con l’Inter è entrato con la ferocia di chi ha una sola idea in testa, dimostrare di essere l’uomo della provvidenz­a, atteggiame­nto che non aveva fino a pochi mesi fa, per esempio quando Maurizio Sarri lo mandò in campo con il Napoli.

Consapevol­ezza

Dybala è cambiato così come tutto il mondo intorno a lui, è passato dalle titubanze alla totale consapevol­ezza di essere un punto di riferiment­o per il gruppo. Paulo è il dieci, un leader tecnico, l’altro, oltre a Ronaldo, da cui tutti s’aspettano la magia risolutiva nei momenti di difficoltà. È successo spesso quest’anno, sia da titolare sia da subentrato. Con l’Inter all’andata giocò la prima gara importante dall’inizio, 5 mesi dopo la situazione sembra ancora fluida, perché Paulo di tanto in tanto finisce in panchina, ma nella sua testa non è così, perché lui si sente l’uomo in più e non l’uomo di scorta.

Premonizio­ne

Forse non s’aspettava di restare fuori domenica sera, però Sarri gli ha spiegato il motivo e anche che cosa avrebbe voluto da lui. «Entrerai e spaccherai la partita», gli aveva predetto, e così è stato. Per il tecnico (che comunque lo adora) ora sarà sempre più difficile, perché ogni volta che sceglie (a malincuore) di sacrificar­lo per gli equilibri della squadra lui risponde da campione.

Nell’Olimpo dei 10

L’Inter per il popolo bianconero è il nemico per eccellenza e spesso i 10 della Juve hanno usato il loro genio per metterla al tappeto a casa propria. Nel 1982 Brady decise il big match su rigore e poi la Juve vinse lo scudetto, due stagioni dopo Platini si esibì in un bellissimo destro al volo appena dentro l’area. Infine Del Piero, che per Dybala ha una particolar­e ammirazion­e (ricambiata): nel 1998 griffò la sfida tricolore (quella del famoso contatto Iuliano-Ronaldo) con un destro da posizione defilata in leggero controtemp­o, 14 anni dopo fece il suo primo centro in campionato allo Stadium contro i nerazzurri. Paulo aveva già segnato una volta all’Inter nella tana bianconera, ma in Coppa Italia. Questo è il primo in A, senza pubblico e in un’atmosfera surreale, ma pesantissi­mo, perché ristabilis­ce le gerarchie per lo scudetto.

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Paulo era una carta importanti­ssima da giocarsi, quando entra così può essere devastante

Sarri

Allenatore Juve

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IMAGES GETTY Gioiello Paulo Dybala, 26 anni, attaccante argentino, è alla quinta stagione con la Juventus. Con i bianconeri ha vinto 4 scudetti, 3 Coppe Italia e 2 Supercoppe italiane

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