Genio e maturità La Joya nell’Olimpo dei 10 della Juve
Per il nuovo Paulo la panchina non è più un dramma: sempre più spesso decisivo, per Sarri sarà difficile tenerlo fuori
Il premio, nel giorno di riposo, è una cenetta a due nella nuova casa torinese, a base di prelibatezze argentine preparate con Oriana. Paulo Dybala nel privato ama la normalità, può sembrare un paradosso per uno che stupisce con giocate che hanno un coefficiente di difficoltà (oltre che di bellezza) elevatissimo, ma non lo è, perché la sua straordinarietà, in campo, sta nella capacità di far apparire semplici gesti tecnici che in pochi si possono permettere. La normalità per Paulo è diventata esserci sempre nei momenti più importanti, ciò che gli veniva rimproverato fino a qualche tempo fa, quando segnava tanto ma sopratutto in campionato e con le piccole. In questa stagione lo score dice 13 reti (di cui 3 in Champions, miglior marcatore bianconero), la maggior parte in partite che contano: due volte Inter,
Milan, Lazio, Atalanta, Atletico e doppietta alla Lokomotiv. Ciò che non rientra nella normalità per uno col suo talento (e nel suo stato di grazia) è la panchina, ma anche sotto questo aspetto Paulo ha fatto un bel salto di qualità. Con l’Inter è entrato con la ferocia di chi ha una sola idea in testa, dimostrare di essere l’uomo della provvidenza, atteggiamento che non aveva fino a pochi mesi fa, per esempio quando Maurizio Sarri lo mandò in campo con il Napoli.
Consapevolezza
Dybala è cambiato così come tutto il mondo intorno a lui, è passato dalle titubanze alla totale consapevolezza di essere un punto di riferimento per il gruppo. Paulo è il dieci, un leader tecnico, l’altro, oltre a Ronaldo, da cui tutti s’aspettano la magia risolutiva nei momenti di difficoltà. È successo spesso quest’anno, sia da titolare sia da subentrato. Con l’Inter all’andata giocò la prima gara importante dall’inizio, 5 mesi dopo la situazione sembra ancora fluida, perché Paulo di tanto in tanto finisce in panchina, ma nella sua testa non è così, perché lui si sente l’uomo in più e non l’uomo di scorta.
Premonizione
Forse non s’aspettava di restare fuori domenica sera, però Sarri gli ha spiegato il motivo e anche che cosa avrebbe voluto da lui. «Entrerai e spaccherai la partita», gli aveva predetto, e così è stato. Per il tecnico (che comunque lo adora) ora sarà sempre più difficile, perché ogni volta che sceglie (a malincuore) di sacrificarlo per gli equilibri della squadra lui risponde da campione.
Nell’Olimpo dei 10
L’Inter per il popolo bianconero è il nemico per eccellenza e spesso i 10 della Juve hanno usato il loro genio per metterla al tappeto a casa propria. Nel 1982 Brady decise il big match su rigore e poi la Juve vinse lo scudetto, due stagioni dopo Platini si esibì in un bellissimo destro al volo appena dentro l’area. Infine Del Piero, che per Dybala ha una particolare ammirazione (ricambiata): nel 1998 griffò la sfida tricolore (quella del famoso contatto Iuliano-Ronaldo) con un destro da posizione defilata in leggero controtempo, 14 anni dopo fece il suo primo centro in campionato allo Stadium contro i nerazzurri. Paulo aveva già segnato una volta all’Inter nella tana bianconera, ma in Coppa Italia. Questo è il primo in A, senza pubblico e in un’atmosfera surreale, ma pesantissimo, perché ristabilisce le gerarchie per lo scudetto.
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Paulo era una carta importantissima da giocarsi, quando entra così può essere devastante
Sarri
Allenatore Juve