Bisogna saper perdere Pioli maestro di stile
«Non era facile giocare senza pubblico». «E poi i giocatori non sono robot, leggono, ascoltano, e anche se non lo dicono sono rimasti un po’ frastornati per tutto quello che è successo in società e per le voci sul futuro». «Senza dimenticare il fatto che non giocavamo una partita da due settimane e nel frattempo ci eravamo preparati inutilmente per la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Juventus, poi rimandata». «Eppure non meritavamo di perdere, perché abbiamo avuto tante occasioni almeno per pareggiare e il gioco c’è stato. Non posso rimproverare nulla ai miei ragazzi, perché ci è mancata soltanto un po’ di fortuna». Stefano Pioli, dopo la sconfitta casalinga contro il Genoa, non ha pronunciato neppure una di queste frasi e tantomeno le ha tenute per sé, per il semplice fatto che non le ha mai pensate. Altri suoi colleghi, più bravi a vendere fumo e a promuovere se stessi, avrebbero raccolto al volo i tanti assist mediatici ricevuti dall’esterno perché, come ha scritto sulla «Gazzetta» di ieri Sebastiano Vernazza «non si poteva pensare che non ci fossero contraccolpi al
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licenziamento di Zvone Boban e alle voci sempre più insistenti sull’ennesima rivoluzione, sul tedesco Ralf Rangnick quale futuro allenatore». Come non detto, invece. Pioli, che già aveva allontanato qualsiasi alibi alla vigilia, a fine partita non ha cambiato strada dopo l’inattesa delusione. «Giocare senza pubblico – ha infatti commentato - vale per noi e per loro. Ci siamo trovati sotto di due gol perché abbiamo sbagliato e non abbiamo vinto per demeriti nostri». E ancora, parlando del suo futuro: «Non sono assolutamente preoccupato, perché fa parte del ruolo. Poi c’è chi dovrà decidere e succederà quello che dovrà succedere». E siccome Pioli è leggermente più esperto di Ivan Gazidis a livello calcistico, ha capito benissimo, al di là delle smentite di comodo, che a fine anno lascerà il posto al nuovo professore di filosofia calcistica in arrivo dalla Germania. Un motivo in più per apprezzare il suo stile che ci ricorda quello di Gaetano Scirea, il suo vecchio capitano nella Juventus. Uno stile che è una grande fortuna per il Milan in questo difficile momento, perché basterebbe un suo accenno di lamentela, tra l’altro legittima, per avvelenare ulteriormente l’ambiente. Sarebbe troppo facile, infatti, ricordare a tutti che è stato chiamato d’urgenza per salvare il salvabile, alla guida di una squadra alla deriva costruita da altri. Ma non sarebbe da Pioli, perché signori si nasce. Come diceva Totò, pronto ad aggiungere: «E io lo nacqui». Peccato, però, che nel Milan non ci sia niente da ridere.