Raiola e gli agenti contro la Fifa: «Noi, esclusi dal tavolo»
Sul tetto alle commissioni Mino contro Infantino: «Non è possibile che siano loro a decidere i destini di tutti noi»
Gli agenti fanno causa alla Fifa: in casa sua. Ieri allo stadio di Zurigo, a due passi dal quartier generale di Gianni Infantino, si è presentato Mino Raiola a braccetto con l’associazione dei procuratori svizzeri. La novità non è da poco, visto che un procedimento in terra elvetica può comportare conseguenze dirette sull’attività della confederazione mondiale calcistica. Per precisione l’iter legale è stato soltanto annunciato, diciamo che è l’ultimo avviso in una vicenda che già il 13 febbraio scorso aveva visto l’Efaa, l’European Football Agents Association (organismo internazionale degli agenti), diffidare la Fifa di Infantino sul varo del nuovo regolamento professionale. I procuratori lamentano il mancato coinvolgimento nella riforma che segue la deregulation del 2015.
La svolta
Raiola nei mesi scorsi ha fondato la Faf (Football Association Forum) insieme al portoghese Jorge Mendes e ai vertici della Stellar Group inglese e della Rogon tedesca, cioè i colossi del settore. Ma ieri l’agente italo-olandese ha voluto chiarire: «Intendiamo tutelare anche gli interessi dei piccoli agenti contro la dittatura comunista della Fifa. Non è possibile che siano loro a decidere i destini di tutto il calcio senza interlocutori. Chiediamo un rapporto trasparente. Vi rendete conto? Questa società privata, la Fifa, organizza le competizioni, gestisce la sfera commerciale e impone le regole a tutti. Così non può funzionare. Noi agenti chiediamo di essere ammessi al tavolo, dobbiamo esserci anche noi tra gli stakeholder».
Modello Mls
Quindi Raiola entra nel merito del «paradosso»: «Come mai la Fifa si preoccupa di indicare un limite ai guadagni degli agenti, ma guarda caso si dimentica di proporre un tetto ai trasferimenti, agli stipendi e alle sponsorizzazioni? Io sono convinto che al calcio europeo occorra un nuovo sistema tipo la Mls».
Occhio ai fondi Usa
In che senso? «Negli Stati Uniti
il calcio è organizzato in via autonoma rispetto alla Fifa. Ora come ora succede che arrivano gli investitori dall’America per comandare in casa nostra. E com’è possibile se il know-how, lo abbiamo noi? Serve una presa di coscienza collettiva per guardare al futuro. Non dobbiamo essere deboli, altrimenti saremo in balìa dei fondi americani. Invece creiamo un sistema europeo che regoli il mercato e tuteli i diritti di tutti. In prospettiva saranno più tutelati anche gli appassionati».
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