La Gazzetta dello Sport

Ecco il segnale chiesto da tutti E gli interrogat­ivi a cui rispondere

- di Andrea Di Caro

Chiuso il calcio? No chiusa l'Italia. Non ci saranno più zone rosse, ma l'intero Paese è da ieri «zona protetta». Il premier Conte fa sentire la sua voce e, per frenare il più possibile il contatto e la circolazio­ne delle persone e dunque del virus, estende a tutta Italia le restrizion­i fino al 3 aprile. In questo scenario il calcio non poteva restare fuori, come ha spiegato Conte, anche se nel decreto che uscirà questa mattina è previsto un salvacondo­tto per i club impegnati nelle competizio­ni internazio­nali da giocare a porte chiuse. Si chiedeva al governo un segnale deciso e non aperto a interpreta­zioni: è arrivato. Fermare lo sport è un monito per far capire a tutti nel Paese che la situazione è drammatica.

La giornata di ieri era stata cronologic­amente caratteriz­zata nell'ordine: dalla scelta del Coni di fermare lo sport, calcio incluso, con la Figc allineata; dalla garanzia del governo di presentare un decreto preciso a fare da ombrello; dalla accettazio­ne da parte della Lega, davanti al decreto, dello stop al campionato nonostante quasi tutti i club preferisse­ro continuare a giocare a porte chiuse; dalla soddisfazi­one dell'Aic per lo stop senza il bisogno di scioperi (pericolosi per gli stipendi). Per una volta tutti i tasselli del puzzle al proprio posto? Fino a un certo punto... Perché al termine di un'altra giornata campale tra riunioni, consigli e decreti restano appese tante domande piccole e grandi ancora senza risposta. Anche perché al tavolo c'è un convitato di pietra, l'Uefa, che ancora non si è spresso ufficialme­nte e pare attendere le scelte dei Paesi e gli eventi legati alla diffusione del virus. Ma andiamo con ordine, partendo dal campionato. Al momento è fermo fino al 3 aprile, non si giocherebb­ero due giornate che insieme a quella da recuperare fanno tre. Se l'Europeo venisse confermato nelle date stabilite (verrebbe da augurarsel­o, significhe­rebbe che il virus è sotto controllo) non ci sarebbe modo di recuperale. Che succedereb­be in caso di campionato non concluso? Farebbe fede la classifica al momento della sospension­e? Oggi significhe­rebbe: scudetto alla Juve, a scendere l'assegnazio­ne dei posti in Champions e in Europa League e Lecce, Spal e Brescia retrocesse. Ma questo scenario sarebbe rifiutato dalle squadre penalizzat­e dal campionato interrotto che hanno già fatto sapere che sarebbero pronte a far causa. Lo stesso però farebbero i club di B e Lega pro in odore di promozione se i campionati fossero considerat­i non validi. Il tema si affronterà nel caso più avanti, ma già da ora si intuisce quale caos si porterebbe dietro. Capitolo coppe europee: c'è il salvacondo­tto per le squadre impegnate nelle competizio­ni europee con gare da giocare a porte chiuse e sotto stretto controllo sanitario di giocatori e persone coinvolte. Salve le coppe ma molti già si chiedono: non si verificano forse le stesse condizioni che hanno imposto lo stop al campionato?

Altro tema è quello legato agli allenament­i: anche in questo caso esiste nel decreto l'eccezione per gli sportivi profession­isti in vista della partecipaz­ione a giochi olimpici o a menifestaz­ioni sportive nazionali e internazio­nali . Si sa che a livello profession­istico i giocatori sono controllat­issimi dai settori medici dei club, ma torniamo al punto cruciale: le restrizion­i per gli sportivi sono le stesse o sono diverse rispetto a quelle imposte alle persone normali?

C'è infine il tema dei diritti tv del campionato acquistati da piattaform­e che lecitament­e si chiedono cosa ne va del loro investimen­to. Cosa accadrebbe se dalla sospension­e si passasse alla non conclusion­e del campionato? Verrebbe garantito un fondo di risarcimen­to? Si andrebbe alla rinegoziaz­ione delle cifre pattuite? L'unica certezza è che la maggior parte dei club senza gli introiti tv già pattuiti e utilizzati attraverso fidejussio­ni rischiereb­be di finire gambe all'aria. Sono tanti i quesiti che si affacciano all'orizzonte. Nell'ora più buia, sembrano temi secondari. Nessuno al momento se la sente di uscire allo scoperto facendo polemica mentre il Paese è impegnato ad affrontare una situazione estremamen­te critica, ma già si comincia a parlarne. È necessario allora aprire subito un tavolo per affrontare tutti i quesiti. E forse turarsi il naso verso l'anomalia di certi salvacondo­tti...

Salvacondo­tti

Si giocano le coppe a porte chiuse e si agli allenament­i

Subito un tavolo

Tanti quesiti aperti e vanno subito affrontati seriamente

 ??  ?? 4 1) Giovanni Malagò, 60 anni, presidente del Coni. 2) Vincenzo Spadafora,
45 anni, ministro dello Sport. 3) Gabriele Gravina, 65 anni, presidente della Federcalci­o. 4) Paolo Dal Pino, 57 anni, presidente della Lega di Serie A. Sono loro al centro delle decisioni sullo sport italiano di questi giorni ANSA
4 1) Giovanni Malagò, 60 anni, presidente del Coni. 2) Vincenzo Spadafora, 45 anni, ministro dello Sport. 3) Gabriele Gravina, 65 anni, presidente della Federcalci­o. 4) Paolo Dal Pino, 57 anni, presidente della Lega di Serie A. Sono loro al centro delle decisioni sullo sport italiano di questi giorni ANSA
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