Tragedia Iannelli «Transenne ridotte e troppi ostacoli»
Cinque mesi, ed ecco la prima sentenza sulla tragedia di Giovanni Iannelli, il dilettante pratese di 22 anni morto il 7 ottobre dopo due giorni di agonia per la violentissima caduta in volata nell’87° Circuito Molinese a Molino dei Torti (Al): il piede sinistro contro la colonnina di cemento del cancello di una casa, la bici in aria, lo schianto.
La Corte Sportiva d’Appello della Federciclismo, guidata dal presidente Paolo Padoin, già prefetto di Torino, Padova e Firenze, non entra nel merito «di stabilire il punto esatto del sinistro, se a 161 o a 144 metri dal traguardo, né accertarne le cause». Queste spetteranno alla Procura della Repubblica di Alessandria, che sta indagando. Ma la sentenza dice chiaramente: «La zona di arrivo non era rispondente alle esigenze di sicurezza degli atleti». Rileva: «La transennatura sviluppava complessivamente non più di 126 metri (prima e dopo il traguardo, ndr), contro i 300 metri previsti dal regolamento sportivo e dagli atti amministrativi». E poi: «Sul lato sinistro, a poca distanza dall’inizio della transennatura, vi sono ostacoli (un palo segnaletico e un pilastro in muratura di sostegno a un cancello) che interrompono la banchina...Ciò ha costituito un oggettivo pericolo per la sicurezza degli atleti, non essendovi stata predisposta né transennatura né protezione». Punisce gli organizzatori con un’ammenda di 300 euro (il massimo per queste infrazioni), omologa la gara e trasmette gli atti alla Procura Federale. «Questo è un primo passo sia per la sicurezza delle corse e del ciclismo in generale, sia per dare giustizia a Iannelli», spiega l’avvocato Gianandrea Rosati.