PERCHÉ È DIFFICILE RINUNCIARE A UN EVENTO COME L’OLIMPIADE
pochi chilometri più in là, a Nyon, casa Uefa, l’Europeo dovrebbe fare armi e bagagli e spostarsi a fine 2020 o addirittura al 2021. Naturalmente un mese e mezzo è un vantaggio di platino in questa corsa ogni giorno più dura. La partita inaugurale dell’Europeo era prevista a Roma per il 12 giugno, la cerimonia di apertura nel nuovo Stadio Nazionale tutto verde e legno è fissata per il 24 luglio. Certo c’è tutto il mare in tempesta delle qualificazioni saltate ovunque, salvo che nella boxe che sospende in extremis nella surreale Londra che pensa (o meglio lo fa il premier Johnson) all’assurdità dell’immunità di gregge. Ma proprio di questo si discuterà in questi due giorni con federazioni internazionali e comitati olimpici europei. di atleti e pubblico questi due eventi, Europeo e Olimpiade. Non è una questione di popolarità o di diritti tv. Ma di unicità. L’Europeo è una tappa di un calendario calcistico vorace, dove uno scudetto o una Champions, come peraltro potrebbe avvenire, sono in parte in grado di «compensare» le emozioni perdute. L’Olimpiade no, l’Olimpiade è qualcosa che per un atleta della maggior parte delle discipline del programma, rappresenta a volte persino l’appuntamento della vita. Ecco perché rinunciare a Tokyo sarebbe più doloroso. Anche perché in Giappone, in tanti o in pochi, ci sarebbe tutto il mondo, e questo è un mondo che domani avrà uno straordinario bisogno di rivedersi, di confrontarsi, di poter essere vicino non solo via computer o smartphone. Il problema è solo uno: quando arriverà questo domani? Questa è una domanda terribile. Perché posticipare la decisione significa anche tenere gli atleti al lavoro e in allenamento in un momento drammatico. Ecco perché si dovrà andare avanti giorno dopo giorno, ora dopo ora, aiutare la speranza senza dimenticare mai che l’Italia e il mondo stanno gareggiando in una sfida diecimila volte più importante su altre piste, in altri campi, peraltro contro lo stesso avversario. Che non ha alcuna voglia di rispettare le regole, anzi si diverte ad averne di sue, misteriose e inafferrabili. È giusto aiutare la speranza, è giusto sognare che proprio con i Giochi il mondo possa sentirsi fuori dall’incubo. Ma per andare a Tokyo quell’incubo dovrà essere sconfitto. Altrimenti pure le Olimpiadi non avrebbero senso.