START A MAGGIO ANCHE DAL 16 MA FEDERAZIONI E LEGHE VANNO CONTRO LA UEFA
Rebus calendari: l’obiettivo è giocare tutte le gare che mancano. Le società ai calciatori: serve un aiuto economico LA DATA
Mettiamola così. La scena fino all’altro ieri era: tutti contro l’Europeo, devi farti più in là, non c’è posto sul calendario. Ora, invece, è cambiata. E quel tutti nasconde una potenziale contrapposizione: da una parte Leghe e federazioni nazionali, dall’altra Uefa, magari con i club coinvolti nella volata finale di Europa League e Champions. Il voto unanime di ieri nasconde un grande problema calendario. Che lo puoi stringere, spingere, soffocare, ma alla fine è quello che è: totalmente schiavo dell’emergenza coronavirus. Anche perché s’è capito che nessuno vuol cedere sul format, magari sperando che lo faccia l’altro. Da quello che si è intuito, infatti, final four (in Europa) e playoff (in Italia) non piacciono per evidenti ragioni economiche: meno partite, più tagli al budget assicurato dalle tv.
Prudenza Figc
Non è un caso che ieri la Federcalcio non abbia commentato ufficialmente l’esito della riunione di Nyon pur intervenendo nella riunione. Se da una parte un pezzo del copione auspicato è stata scritta, con il trasloco dell’Europeo, il tentativo è quello di trovare una sintonia fra gli interessi fra le competizioni nazionali e le rassegne per club è davvero complicato.
L’impossibile aprile
Una partenza ad aprile, lo scenario più ottimistico per l’Uefa, potrebbe salvare tutto. Ci sarebbe una teorica possibilità di non perdere nulla: il turno di recupero, che potrebbe essere giocato il 21-22, le 12 giornate di campionato che mancano, i due spazi per la Coppa
Italia (si cerca di resistere allo spostamento ad agosto), i sette delle coppe (sempreché partano prima, il 13 aprile). In mezzo ci sono anche i playoff delle nazionali per l’accesso a Euro 2021 (ex 2020), che l’Uefa vuole mantenere a giugno.
Serve luglio
La volontà dei club, espressa nella riunione Uefa di ieri, è quella di concludere la stagione e non solo: giocare tutte le partite che restano, tra Serie A (12 giornate da calendario, 13 per chi ha un turno in più da recuperare: Inter, Atalanta, Verona, Parma, Sassuolo, Cagliari, Torino, Sampdoria) e Coppa Italia, con i due ritorni delle semifinali e la finale. Le date della possibile ripartenza sono cerchiate a maggio, con tre diverse opzioni: 2 maggio, ipotesi oggi ottimistica, 9 maggio e 16 maggio. La prima permetterebbe di concludere il campionato il 28 giugno; le altre due avrebbero bisogno di sforare a luglio, di una o due settimane. Andrebbe richiesta una proroga per i contratti dei calciatori in scadenza a giugno. La Uefa però tende a scoraggiare questa soluzione perché si scontrerebbe con l’inizio della stagione successiva.
Lo stop dei medici
Per la Lega di A anticipare i tempi, cioè partire ad aprile, è un’opzione da escludere, alla luce della situazione sanitaria attuale del paese. Che ieri ha portato la Federazione Medico-Sportiva Italiana guidata da Maurizio Casasco a pronunciarsi in un comunicato per «raccomandare» fino a venerdì 3 aprile la sospensione degli «allenamenti collettivi» (stessa data è stata condivisa da Lega Pro e Aic per la serie C). Pronunciamento condiviso da Fabio Pigozzi, presidente mondiale della federazione di medicina sportiva.
Mancati incassi
Il calendario della Serie A dovrebbe essere più o meno speculare a quello delle altre leghe europee (che sono più avanti nei campionati, ma vedono avanzare l’emergenza coronavirus), volontà espressa ieri dall’Uefa che dopo domani istituirà una commissione apposita dedicata ai calendari (oggi previsto un tavolo di lavoro Lega-Figc): sono puzzle complicatissimi da formare. Ieri altre due commissioni si sono costituite: una tra i club e l’Associazione Calciatori. Temi: la ripresa in sicurezza del lavoro e la possibile condivisione del danno economico che ricadrà sui club. Le società chiederanno ai calciatori di contribuire. L’altro tavolo calcolava le perdite economiche registrate dalle società, di cui si parlerà anche giovedì in un altro vertice video: se non si concludessero i campionati mancherebbero incassi per 700 milioni di euro, 200 circa se si riuscissero a portare a termine. Ma al coronavirus questi numeri non interessano.
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