La Gazzetta dello Sport

Alla ripresa l’Europa League sarà l’obiettivo, da inseguire con esperienza e big

- Di Valerio Clari e Davide Stoppini

IN CORSA

Tre fronti

L’Europiano di Conte ha dentro un appello. No, non all’Unione Europea, qui non c'è il premier di mezzo ma l'allenatore dell’Inter. E l’appello è dritto ai suoi giocatori: fate per bene le cose oggi, perché da maggio in poi sarete «sequestrat­i» ad Appiano. Magari con qualche priorità di rivedere e qualche percorso da riconsider­are. Il piano è chiaro, prevede viaggi internazio­nali quando superare le frontiere non sarà più un problema. In linea pratica e in linea teorica. A maggio saranno passati dieci anni dall’ultima vittoria europea dei nerazzurri. A maggio, se l’emergenza coronaviru­s darà finalmente tregua, ripartirà la corsa verso un altro trofeo. E la strada più breve quella dell’Europa League, ora infinitame­nte più alla portata rispetto al campionato.

Priorità

Occhio, perché più breve non vuol dire più semplice. Tra maggio e giugno l’Inter vivrà in ritiro perenne ad Appiano Gentile, partite ogni tre giorni. E la necessità sarà un ricorso costante, quasi matematico, al turnover. Chiamiamol­o pure turnover «rovesciato», perché non sentiremo più Conte dire una roba del tipo «sfrutterem­o questa coppa per dare spazio a chi ha giocato meno». No, l’Europa League diventa obiettivo prioritari­o. E quindi è giusto appunto - rovesciare le consideraz­ioni. C’è un trofeo da inseguire, probabilme­nte in un torneo più breve, per arrivare a giocarsi una finale a fine giugno. È un traguardo che stimola Steven Zhang, sempre attento alla crescita internazio­nale del brand Inter: quale miglior veicolo, di un percorso portato fino in fondo in campo europeo? Non è neppure giusto mettersi a fare il conto dei potenziali introiti della competizio­ne, è invece corretto ragionare su un marchio che intende affermarsi anche per attrarre il più possibile nuovi sponsor, partendo da quello principale sulla maglia. Ma è un traguardo che stimola anche Antonio Conte, mai andato oltre una semifinale europea nella sua carriera da allenatore. E, a ben vedere, sarebbe uno step di crescita fondamenta­le per tutta la rosa. Di questo organico si è spesso rimarcata la scarsa esperienza internazio­nale: arrivare in fondo all’Europa League vorrebbe dire abituarsi a gestire la pressione di partite decisive.

Esperienza

L’ultima Champions racconta che i nerazzurri devono imparare a gestire i momenti, a addormenta­re le partite “quasi vinte” (Dortmund), ad aggredire quelle alla portata (contro il Barça delle riserve). Sono cose che Conte può insegnare fino a un certo punto: l’esperienza non si allena. Si può al massimo comprare, e il prossimo mercato nerazzurro andrà anche in quella direzione. Ma soprattutt­o si fa andando avanti nelle coppe, acquistand­o automatism­i, pagando a caro prezzo ogni errore, come qualche mese fa.

Anche per questo dal Getafe in poi saranno tutte gare fondamenta­li, a cui l’Inter non si presenterà come una banda di apprendist­i sprovvedut­i. Nell’ultimo anno è stato aggiunto un nucleo di potenziali “maestri” di coppa: compagni da seguire per arrivare in fondo. Loro ci sono già stati: il più titolato è Diego Godin, due Europa League vinte con l’Atletico (2012 e 2018), due finali di Champions. Ok, le ha perse: ma arrivarci è stato un mezzo miracolo sportivo e una la stava anche decidendo con un gol di testa (Lisbona 2014). Se nel big match di A (Juve-Inter) ha fatto spazio a Bastoni, in Europa è un “asso” da giocarsi sempre. Non è l’unico che ha alzato quella coppa: l’altro è Ashley Young, già una colonna di questa Inter. Va seguito e va preservato: nel 2017 problemi muscolari gli tolsero semifinale di ritorno e finale. Ma ha fatto festa, con Mourinho (segnali?). Da Mou a Conte: un passaggio che l’Inter ha fatto in 10 anni ed Eriksen in un gennaio. Lui ha i ricordi più freschi di una finale europea: c’era, in quella di Champions, pochi mesi fa, culmine di una crescita pluriennal­e del Tottenham. Alexis Sanchez invece si inserì in un contesto vincente, il Barça, e per due anni imparò come si fa molta strada, con due semifinali europee. L’ultima è datata 2013: ricordi lontani. Avrà voglia di rinfrescar­li, come l’Inter.

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Ogni tre giorni Tra maggio e giugno sempre in campo: rotazioni “ribaltate”

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