Forse voleva dire...
3Per lo scudetto qualcosa di strano bisogna pur farla, e io la butto lì. Chissà come la prenderà Ciro...
Prendere Ibra? La proprietà del Monza può fare davvero di tutto Filippo Antonelli
Al momento, lo scudetto è un miraggio estivo, lo si intravede da lontano, attraverso l’aria che tremola per il calore. Forse c’è, forse non c’è. Forse lo assegneranno a giugno, forse a luglio. Per ora ci sono tre ipotesi di ripartenza del campionato, scaglionate a maggio, ma nessuna è sicura. Due sole sono le cose certe. La prima: se il campionato ripartirà e gli stadi si riempiranno, lo scudetto lo avremo vinto tutti, perché vorrà dire che sarà finita l’emergenza tragica che è costata tanto dolore e ci ha imposto tante restrizioni. La seconda: se il campionato ricomincerà, sarà una cosa mai vista, della serie “Non si uccidono così anche i cavalli?”. Si ballerà fino allo sfinimento, per non mandare in fumo 700 milioni di ricavi. Partite ravvicinate, settimane imbottite di gare per riuscire a portare a termine il calendario, con temperature estive e una preparazione atletica necessariamente compromessa dalla lunga sosta domiciliare. Che calcio vedremo? Se si partirà dall’ultimo slot di maggio, l’ultima giornata cadrà il 12 luglio, data prevista per l’Europeo che slitta di un anno. Scudetto balneare, festa direttamente al Papeete. Giusto privilegiare i tornei nazionali, ma è inutile nasconderlo: cambiano le condizioni di gara. La Juve, per qualità e profondità di organico, è ancora più favorita. Gode dei propri importanti investimenti. Non ruba nulla, sia chiaro. Però è anche vero che la concorrenza ha calibrato i propri su una corsa che poi è cambiata. La Lazio, senza coppe, con una sola partita a settimana, avrebbe sostenuto in modo diverso la propria candidatura, anche senza una grande panchina. Ora, giocando ogni tre giorni sotto il solleone, senza poter inserire Bernardeschi, Douglas Costa o Higuain, ha un’altra competitività. Avesse saputo di dover sprintare in queste condizioni, perfino un braccino come Lotito avrebbe comprato qualcosa a gennaio. Invece è entrata in pista la safety-car, le auto si sono fermate e, quando sono ripartite, è cambiato il circuito, è cambiata la gara, è cambiato tutto. Non vincerà chi andrà più forte, ma chi con un litro di benzina nel serbatoio saprà andare più lontano. Si giocherà al risparmio. Non puoi pressare alto per 90 minuti tre volte alla settimana, a giugno. Le squadre saranno deformate anche tatticamente. C’è chi giocherà dopo la scadenza di un contratto non rinnovato: umano risentirne. I valori etici conteranno non meno di quelli tecnici. Gli allenatori che avranno più uomini disposti alla sofferenza, saranno fortunati. Difficilmente vedremo partite spettacolari, agonisticamente palpitanti. Prepariamoci. Ma senza fare drammi. Perché il solo, vero dramma sarebbe non ripartire affatto. Vorrebbe dire che siamo ancora nell’incubo. Accompagniamo con affetto il campionato che verrà, anche se incartocciato, imperfetto, affannato e sudato. Scortiamolo al traguardo come fosse un eroico Dorando Pietri che non si regge più sulle gambe. È il nostro campionato, è l’amico che da una vita ci emoziona i weekend. Mettiamoci più gratitudine che polemiche. Rispettiamolo e sosteniamolo negli ultimi passi sofferti. E godiamoci lo scudetto che abbiamo vinto tutti, anche senza panchina profonde. Perché se saremo in uno stadio, vorrà dire che siamo tornati liberi di abbracciarci.