IL GIUGNO CALDO DEL 1930... L’INTER IN VOLATA SULLA JUVE
Scontro diretto nell’ultima giornata a San Siro: vittoria dei nerazzurri di Meazza e titolo. Poi le imprese del Grande Torino e dei Vigili spezzini
Il campionato che finisce d’estate, sotto il sole giaguaro e quando tutti i calciatori sognano di essere già sotto l’ombrellone a rilassarsi dalle fatiche, è un’anomalia, ma non una novità. Altre volte accadde, da quando la Serie A è a girone unico (cioè dal 1929-30), e dalle pieghe del passato, nascosti tra le ombre della memoria, spuntano episodi che, a volerli leggere con lungimiranza, potrebbero rappresentare autostrade per il prossimo futuro. Non è mica una tragedia se la stagione si conclude nell’afa di giugno o di luglio: Peppìn Meazza ci vinse il primo scudetto con quel clima da spiaggia; Guglielmo Gabetto ne soffiò uno alla Juventus; i Vigili del Fuoco di La Spezia si regalarono il lusso di battere il Grande Torino, mentre gli aerei tedeschi bombardavano Milano; e Roberto Pruzzo, all’epoca centravanti della Fiorentina, segnò un gol contro la «sua» Roma e costrinse i giallorossi a stare fuori dall’Europa: vatti a fidare degli amici!
Il trionfo del Balilla
Campionato 1929-30, il primo a girone unico. Duello in vetta tra l’Ambrosiana del «Balilla» Meazza e il Genova di Levratto. Il 15 giugno sfida a Milano, al campo «Fossati» di Via Goldoni. Inizio previsto, ore 17. Migliaia di spettatori si accalcano sulle tribune già dal primo pomeriggio, tutti alzano le teste per osservare il passaggio delle squadriglie di aeroplani che vanno ad atterrare a Cinisello. Intorno alle 16.30 il disastro: crolla la tribuna dei «popolari», la gente fugge e invade il campo, 134 feriti. I carabinieri riescono a far tornare l’ordine e alle 17.40 la partita inizia. Emilio De Martino, sul Corriere della Sera, la definisce «drammatica». Gol di Levratto per il Genova, raddoppio di Bodini, espulsione di Allemandi dell’Ambrosiana che sembra alle corde. Ma i liguri non hanno fatto i conti con l’orgoglio di Meazza che segna il 2-1 e, dopo che Levratto timbra il 3-1, realizza due reti e completa l’aggancio. L’Ambrosiana si salva, tiene a distanza il Genova e all’ultima giornata, il 29 giugno 1930, vince lo scudetto battendo la Juve a San Siro, davanti a ventimila tifosi impazziti.
La sorpresa
Luglio 1944, soltanto se si è pazzi si può pensare al calcio: la guerra vive i suoi momenti più duri, l’Italia è in ginocchio, divisa a metà, il Sud agli Alleati e il Nord ai nazifascisti. Eppure all’Arena Civica di Milano si tiene il triangolare finale del Campionato Alta Italia. Vi partecipano, dal 9 al 20 luglio, il Venezia, il Torino e, a sorpresa, i Vigili del Fuoco di La Spezia che arrivano a Milano a bordo di un’autobotte adattata, con tanto di sottofondo per le merci da spacciare al mercato nero.
Il 9 luglio i Pompieri pareggiano 1-1 contro il Venezia e il 16 compiono l’impresa: battono 2-1 il Grande Torino allenato da Vittorio Pozzo. Eroe della giornata è Mario Tommaseo che marca Mazzola, lo annulla e riesce a finire la partita pur avendo una caviglia fratturata, che i compagni gli legano con un fazzoletto. Il 20 luglio i granata superano 5-2 il Venezia e così i Vigili del Fuoco di La Spezia, che nel frattempo sono già tornati a casa per paura dei bombardamenti, festeggiano il titolo: lo scudetto non verrà mai riconosciuto (se non a livello onorifico nel 2002) perché il campionato non era a base nazionale, ma soltanto regionale.
La zampata di Gabetto
Nel forno di luglio, nel 1946, si gioca il girone finale del primo campionato del Dopoguerra. Alla penultima giornata il Grande Torino, al Filadelfia, affronta la Juventus capolista. Decide una rasoiata di Guglielmo Gabetto che consente ai granata di raggiungere i bianconeri in testa. All’ultimo turno, il 28 luglio 1946, il Torino batte 9-1 la Pro Livorno, mentre la Juve inciampa a Napoli e non va oltre un misero pareggio (alla faccia di chi aveva osato, in settimana, insinuare che il Napoli avrebbe lasciato strada libera ai bianconeri). Capitan Valentino Mazzola e i suoi compagni festeggiano il titolo sotto un sole africano, mentre a Parigi il velocista Adolfo Leoni vince l’ultima tappa del rinato Tour de France.
Tu quoque, Pruzzo
Arriviamo al calcio moderno, campionato 1988-89. L’Inter del Trap conquista lo scudetto a fine maggio battendo il Napoli di Maradona a San Siro, ma a tenere alta la suspence è la lotta per l’ingresso in zona Uefa. Il campionato è cominciato tardi per consentire l’intero svolgimento delle Olimpiadi di Seul. All’ultima giornata, il 25 giugno, la Roma aggancia la Fiorentina al settimo posto che vale una poltrona in Coppa Uefa: è necessario lo spareggio. Si gioca a Perugia il 30 giugno e la Viola trionfa nel modo più perfido possibile: a segnare il gol del decisivo 1-0, con una zuccata imperiale, è Roberto Pruzzo (su cross di Roberto Baggio), cioè il centravanti che fino all’anno precedente è stato un idolo della Roma. Tu quoque...
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IL NUMERO 1
Il campionato 1929-30, vinto dall’Inter in volata sulla Juventus alla fine di giugno, ha un’importanza storica perché è stato il primo della storia a girone unico nazionale. Fino al 1929 il torneo era stato spezzettato in due o più gironi su base geografica e veniva assegnato attraverso una finale nazionale