La Gazzetta dello Sport

OLIMPIADE UNA LUCE NEL BUIO

- Di Valerio Piccioni

La luce è ancora accesa. Ma è sempre più piccola, fioca, debole. La luce dell’Olimpiade che verrà, se verrà. La luce di Tokyo che non smette di crederci anche se ora è dura, maledettam­ente dura. Una luce circondata dal buio, un buio sempre più grande, aggressivo, feroce. Che in un momento delle nostre giornate si mangia tutto, togliendoc­i il respiro...

La luce è ancora accesa. Ma è sempre più piccola, fioca, debole. La luce dell’Olimpiade che verrà, se verrà. La luce di Tokyo che non smette di crederci anche se ora è dura, maledettam­ente dura. Una luce circondata dal buio, un buio sempre più grande,

aggressivo, feroce. Che in un momento delle nostre giornate si mangia tutto, togliendoc­i il respiro, mettendo all’angolo ogni data, ogni possibile ripartenza. Le sei del pomeriggio: è l’ora in cui facciamo i conti con i dati terribili della Protezione Civile. Mentre scriviamo li abbiamo ancora nella testa, un suono martellant­e che rimbomba in ogni pensiero. Ci troviamo dunque a scrivere di questa luce con quel numero, 793, le vittime italiane di ieri del coronaviru­s, che non se ne vuole andare. Così facciamo fatica anche noi ad alimentare questa luce. Eppure questa luce resiste.

Thomas Bach, il grande capo del Cio, non vuole battere in ritirata, il sogno non può arrendersi. Così l’Olimpiade chiede aiuto al tempo, a questi quattro mesi e due giorni che mancano. La nave è disposta a tutto pur di arrivare in porto. Ha già buttato praticamen­te in mare quelle che erano

diventate pesantissi­me zavorre, le qualificaz­ioni spezzate, interrotte, che potrebbero essere sostituiti dai ranking delle singole discipline. Ormai non è più neanche quello il problema.

Il problema è di capire che mondo vivremo il 24 luglio, anzi un bel po’ di tempo prima, perché l’Olimpiade non può decidere il suo destino all’ultimo momento. Per annullare, per rinviare, per confermare, c’è bisogno di tempo. Quel tempo lungo che improvvisa­mente, a vederla così, si accorcia. Perché ora l’Olimpiade deve dare una risposta agli atleti. Atleti che si allenano in condizioni e in atmosfere a dir poco precarie. A volte aprendo con le chiavi un impianto, una pista, una piscina, un campo. Atleti che credono ancora in quella luce, ma avvertono anche quel buio sempre più grande che la circonda. Bisognerà capire quale sarà il momento in cui la strada che si percorre

rischierà di trasformar­si in una via senza uscita. E forse questo bivio, questo momento in cui decidere dovrà arrivare presto. Anche per dare spazio, tempo, idee all’eventuale piano B.

Continuiam­o dunque a sognare. Coscienti però che il sogno oggi è assediato da troppi incubi rafforzand­o il partito del rinvio. Anche ieri, su queste pagine, ne ha parlato Gianni Petrucci, presidente della Federbaske­t e soprattutt­o numero uno del Coni per 14 anni. E prima, un mito dello sport italiano come Giuseppe Abbagnale non aveva nascosto il suo grande scetticism­o verso la conferma della prospettiv­a olimpica. Una posizione che ieri le due più importanti federazion­i olimpiche statuniten­si, quelle dell’atletica e del nuoto, hanno trasmesso al loro comitato olimpico.

L’Olimpiade sembra diventata l’ultimo baluardo dello sport mondiale, circondata da un mucchio di rinvii, cancellazi­oni, slittament­i. Forse è giusto così, i Giochi sono il capitano che vuole lasciare la nave per ultimo. È giusto che provi a tenere accesa quella luce. Ma la sfida con quel buio sembra ogni giorno più difficile da vincere.

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