Famiglia, casa e riposo Si rigenera per il Toro per tornare a segnare
Fino all’Epifania realizzati 19 gol, poi l’astinenza da 870’ come 5 anni fa. Meno pressioni senza l’Europeo
L’obiettivo è rigenerarsi per lasciarsi alle spalle un digiuno da record. Per quando si ripartirà, per quando tutto potrà ricominciare. Andrea Belotti lo sta facendo in famiglia, chiuso rigorosamente nella sua abitazione di Torino, tra le sedute di allenamenti domestiche e tanto relax con la moglie Giorgia. Quando si uscirà da questo incubo, vorrà far ripartire quel rock and roll che si è spento di colpo poco dopo l’Epifania. Fino ad allora era stato un bel sound avvolgente, e lui era stato il trascinatore del Toro, con la sua fisicità straripante, sempre generosissimo a tutto campo. E con quella regolarità con il gol che sembravano la premesse di un’altra stagione da grandi numeri. Dopo la notte dell’Olimpico di Roma qualcosa è cambiato. Belotti è passato da una prima parte della stagione da copertina, con 19 gol (9 in Serie A, 6 nei preliminari di Europa League, 4 in Nazionale), al primo bimestre del nuovo anno - fino allo stop della Serie A - nel quale ha fatto i conti con uno dei suoi digiuni più lunghi in carriera. Nella notte del 5 gennaio il Gallo timbrava la doppietta con la quale stendeva la Roma, poi da quella sera improvvisamente si è fermato. Da allora non va a segno da 870 minuti, mettendo insieme le 7 partite giocate in Serie A e le due di Coppa Italia (contro Genoa e Milan) concluse al secondo tempo supplementare. Un’astinenza così lunga l’aveva vissuta soltanto 5 anni fa, nella sua prima stagione al Toro. Era giovanissimo, naturalmente acerbo. Insomma, era tutto un altro Belotti.
Il senso di colpa
Ecco perché questo lungo periodo senza il gol ha fatto più rumore. Che cosa gli sarà successo? Come spiegare una tale inversione? È la domanda che si sono posti in tanti nell’ambiente granata, argomento che ha riempito diversi confronti tra lo staff tecnico e lo stesso Andrea. È probabilmente difficile trovare una sola risposta, più logico pensare che sia stato un insieme di cause. Avrà influito la partenza anticipata per onorare l’impegno europeo: Belotti era in forma smagliante già in pieno novembre, forse il calo fisico durante l’inverno sarebbe stata la conseguenza inevitabile. Non lo ha certo aiutato la crisi dei centrocampisti, complici anche gli infortuni di tanti giocatori importanti, che hanno ridotto all’osso assist e rifornimenti. Anche l’aspetto mentale avrà giocato un ruolo: il Gallo vive il suo status di capitano con uno spiccato senso di responsabilità. Il tunnel nel quale il Toro è entrato da gennaio, con le sei sconfitte consecutive in campionato, hanno generato in lui quasi un senso di colpa, del quale è rimasto prigioniero.
In ansia per Bergamo
Da quando il campionato si è fermato, Belotti si allena in casa tutti i giorni, seguendo le indicazioni che ogni mattina sono comunicate in chat dai preparatori, ma soprattutto sta avendo l’occasione di attraversare un periodo di rigenerazione fisica e mentale. Gli serviva. Lui che era uno dei più stanchi, praticamente è stato sempre utilizzato sia nella gestione Mazzarri che nelle tre partite della conduzione di Longo. Il rinvio dell’Europeo al prossimo anno gli ha tolto una buona dose di pressione. Vive il periodo con preoccupazione per ciò sta accadendo per l’emergenza coronavirus. È bergamasco, e in quel fazzoletto d’Italia che è tra i più martoriati ha familiari e amici. Quando si uscirà dall’incubo, servirà il vero Belotti. Lui lo sa, il Torino lo aspetta.
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