E Valentino Rossi fa compagnia ai tifosi «Il mio pensiero va a Bergamo e Brescia»
Il tempo passa. Per tanti arriva e va afferrato. Per tutti, in questo clima di grande angoscia, è diventato il valore principale. L’epidemia di coronavirus ha stravolto le nostre vite. Da chi lotta e lavora da eroe in ospedali assediati, a chi deve gestire l’incertezza del futuro. Fra chi affronta questo improvviso vuoto c'è pure un personaggio come Valentino Rossi, che il suo isolamento lo vive a Tavullia, in casa, con mamma Stefania e la fidanzata Francesca Sofia Novello, e che ieri ha dialogato con i tifosi in collegamento social su Sky. «Qui è zona rossa, ma a Bergamo e Brescia è peggio e il mio tifo va a loro - dice il 41enne Vale -. Il futuro di tutti è ignoto: vediamo se e quando parte il campionato, poi farò i miei programmi. Volevo decidere a metà stagione se proseguire o meno, ora devo comunque fare alcuni GP per capire quanto sarò competitivo e mi servirà più tempo. Basta che il Mondiale si faccia, pure con 12 GP: se è slittato l'Europeo di calcio, temo noi si possa iniziare a luglio, ma decide il virus».
Figlio e museo
Fra un film, allenamenti domestici, sfide al simulatore, l’anticipazione «che pure la MotoGP potrebbe presto partire con le sfide virtuali», Rossi si apre ai progetti. Un figlio, ora, non rientra fra questi. Istigato da Jovanotti su Instagram, Vale spiega: «Enzo Ferrari diceva che un figlio a un pilota costa 1" al giro e io se ne perdo un altro sono rovinato...». Gli piace, invece, l'idea di un museo: «Ci sto studiando, ho quasi 120 caschi, dal primo, 'Belzebù', al mio preferito, quello con la mia faccia sgranata del Mugello 2008, e molte tute: ho sempre cercato di restituirne poche». Poi altri spunti, dal primo giro su una 500 («Era brutale, non andava dritta nemmeno in rettilineo»), all'alternativa a fare il pilota («Uno sport qualsiasi pur di non lavorare, ora forse il deejay»), fino a come chiudere la serie A: «Lo scudetto va assegnato. C'è la Juve in testa? Allora meglio i playoff...».