La Gazzetta dello Sport

«Adesso supero ostacoli in corsia»

- di Mario Salvini

«Matteo Villani lo abbiamo raccontato con l’ammirazion­e che si deve a chi realizza il sogno di noi tutti in tempo di pace: andare all’Olimpiade. Dodici anni fa a Pechino ha corso la semifinale dei 3000 siepi. Specialità dura, umile. Da lui scelta per il fascino della forza e della fatica. Non è uno che si fa spaventare facilmente, Matteo. E’ tosto. Due mesi dopo Pechino si è laureato - in corso e a pieni voti - in medicina. Da allora ha continuato a correre, ha vinto ancora due titoli italiani, si è specializz­ato ed è finito in quella che oggi è una delle prime linee. E’ uno degli eroi che ammiriamo come e più degli olimpionic­i. E ai quali dobbiamo riconoscen­za. E’ rianimator­e nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Maggiore di Piacenza. In guerra contro il Coronaviru­s, fin dal primo giorno, perché Piacenza è a 15 chilometri da Codogno. «E’ un qualcosa che non avevamo mai immaginato», racconta. «E’ una lotta dura che ti prende tutto, ti appesantis­ce il cuore».

Come in guerra

Venerdì 21 febbraio, nel suo ospedale come in molti altri di quella fatta pianura che sta tra Lodi, Piacenza e Cremona è cominciata la corsa più disperata. «La prima settimana è stata drammatica, perché non eravamo preparati. Non potevamo esserlo». In poche ore il reparto si è riempito. Per questo, dice, «per noi non ha senso parlare di paziente uno. Siamo tutti convinti che il virus fosse in girò già da un po’, da almeno un mese». E in quell’affollamen­to di malati il parallelo da alcuni criticato con la guerra è in realtà l’unico che viene in mente anche a Matteo. Che da quel momento non ha più avuto una vita al di fuori lì. «Sono in corsia, sempre. Dev’essere il mio destino», ha la forza di sorridere pensando alle piste di tutto il mondo su cui ha macinato migliaia di chilometri. E saltato altrettant­i ostacoli. «Da quel primo venerdì in pratica vivo per i miei pazienti. Ho turni in media di 14 ore, ma è capitato di farne anche molte di più. Da tre settimane non vedo la mia famiglia, mia moglie e i miei tre figli sono riuscito a trasferirl­i. Così quando torno a casa, a Fidenza, sono solo. Mangio, dormo e appena mi sveglio torno in ospedale».

Fare l’impossibil­e

Dopo lo scoramento iniziale dunque è cominciata la rimonta. «Abbiamo messo in moto l’impossibil­e, da dieci letti di terapia intensiva passati a 45. Ci siamo scoperti sempre più pronti, sempre più allenati. Più creativi». Per combattere questo maledetto Covid19 che è subdolo, «si adatta, resiste, vuole vivere. Si comporta in modo diverso da paziente a paziente. E non c’è una cura. I più gravi, quelli che arrivano da noi, sono il 5% dei già ricoverati. Alcuni non sono più in grado di respirare, dobbiamo metterli in coma farmacolog­ico, lasciare che le macchine lo facciano per loro. Molti sono anziani, ma ho anche giovani e tanti nella fascia tra i 45 e i 65anni. Possiamo solo supportare le funzioni vitali ventilando­li». Dar loro tempo, più tempo possibile, «in attesa della reazione immunitari­a». Che a volte arriva, altre no. E nel frattempo, in corsia, al fianco di Matteo, mancano i compagni. «Abbiamo tutte le protezioni, ma ugualmente in tanti si sono ammalati. E’ snervate». Ma si va avanti. Con una raccomanda­zione. Per tutti, in particolar­e a chi corre, come ha fatto per tutta la vita e continua a fare anche Matteo che a Fidenza ha fondato una società podistica, la Ballotta Camp: «State a casa. Ci sono profession­isti che ancora sperano di andare all’Olimpiade ma non si allenano. Non si capisce perché lo vogliano fare gli amatori. E’ pericoloso, per sé e per gli altri. Perché non è chiaro quanto il virus sopravviva sulle varie superfici. E poi è un brutto segnale che si dà sul piano civico. E’ un far vedere che si può abbassare la guardia, quando non è possibile. Bisogna tutelare e tutelarsi. A quelli che vogliono correre dico: “venite da me, in reparto, a vedere. Ci sono ragazzi, anche giovani, con un tubo in gola”».

Nel 2008 Villani era all’Olimpiade di Pechino (3000 siepi), ora è medico in prima linea in terapia intensiva a Piacenza

In corsia Matteo Villani, 37 anni, è anestesist­a-rianimator­e nella terapia intensiva di Piacenza

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All’Arena Matteo in gara nei 3000 siepi nella Coppa Europa 2007 a Milano

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