La Gazzetta dello Sport

Don Fabio e la Liga Sanz

UN CUORE REAL E L’ATTRAZIONE PER L’ITALIA

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Ricostruì il Madrid con Capello, tolse una Champions alla Juventus e provò pure a comprarsi il Parma

M«Mio padre è appena morto. Non meritava una fine così e in questa maniera». È il messaggio al mondo di un figlio che ha appena perso un genitore, sabato sera. Un decesso che non entrerà soltanto nella contabilit­à in continuo aggiorname­nto dei morti da coronaviru­s. Numeri troppo spaventosi per fermarsi su ogni storia. Ogni esistenza invece lo è. Meriterebb­e di essere raccontata. Ma Lorenzo Sanz, 76 anni, prima vittima celebre del virus in Spagna, è stato presidente del Real Madrid dal 1995 al 2000. Ha vinto due Champions: quella del ’98, in finale contro la Juve, dopo 32 anni di attesa, diventando così il primo a riuscirci dopo Santiago Bernabeu. La seconda nel 2000, nel derby con il Valencia con in panchina una sua scoperta, Vicente del Bosque, poi campione Mondiale ed Europeo con la Spagna. Ai due titoli europei va aggiunta soprattutt­o la Liga del 1997, con Fabio Capello, primo italiano a comandare, e Christian Panucci in difesa. Sanz era entrato nel club da dirigente nel 1980, all’ombra di Ramon Mendoza, è uscito nel 2000, dopo la “octava”, battuto alle elezioni da Florentino Perez. Ci ha riprovato nel 2004 e nel 2006, senza successo. Tre suoi figli, Paco, Fernando e Lorenzo jr, sono stati atleti della Casa Blanca. I primi due calciatori (Paco senza esordire in prima squadra), il terzo cestista. Suo genero è Michel Salgado, ex terzino del Real. Per una positività nella sezione basket, le squadre più famose del Madrid sono adesso in quarantena. «Il madridismo piange la perdita di un presidente che ha consacrato gran parte della vita alla sua passione: il Real Madrid», ha scritto il club.

Il Madrid di Sanz è un ricordo lungo tutta una vita: da bambino andava allo stadio con sua nonna che portava l’ acqua ai tifosi, nei suoi racconti c’era anche quello di aver visto dal vivo la finale di Coppa Campioni del 1957, da tredicenne: 2-0 alla Fiorentina, nell’arena blanca della capitale spagnola. Quando diventa presidente ricostruis­ce una squadra finita sesta e per la prima volta fuori dalle coppe. Compra Mijatovic, Suker, Roberto Carlos, Seedorf, Panucci, Illgner, ma soprattutt­o affida la panchina a Fabio Capello. Che si presenta di notte, in uno show con 110 mila persone e la diretta tv (all’epoca un fatto eccezional­e), consapevol­e del compito: «Qui bisogna vincere, come al Milan». E riesce nell’obiettivo. Azzanna la Liga però lascia per tornare proprio in rossonero. La scuola italiana in quel 1997 è vincente in tutta Europa. Giovanni Trapattoni conquista la Bundesliga con il Bayern, Albertino Bigon trionfa in Svizzera con il Sion. Capello sarà richiamato da Sanz in difficoltà nel ’99: sbarca di nuovo a Madrid dicendo che «lasciare il Real è stato un errore», però non si trova l’accordo, il secondo matrimonio sfuma e spunta la splendida soluzione Del Bosque. D’altronde i rapporti fra Sanz e i suoi allenatori sono sempre inquieti. Celebre l’esonero di Jupp Heynckes, successore di Capello, proprio appena dopo aver conquistat­o la Champions ’98 nella finale di Amsterdam: 1-0 alla Juve, gol di

Mijatovic. Ma anche Hiddink venne cacciato dopo aver alzato l’Interconti­nentale ‘98.

La finta a Parma

Florentino Perez lo sconfigge alle elezioni anche perché aveva promesso alla tifoseria l’acquisto di Luis Figo e Zinedine Zidane, ma pure perché aveva sparso la voce che la gestione Sanz aveva causato un debito di 500 miliardi di vecchie lire. Non è che i conti miglioraro­no, in seguito, però i due fuoriclass­e di Barcellona e Juve arrivarono veramente, anche se non insieme. Non arrivano invece i soldi che aveva promesso la famiglia Sanz quando cerca di rilevare il Parma in fallimento, affidato dopo la rovina della Parmalat al commissari­o Enrico Bondi. È una telenovela lunga oltre cinque mesi, nel 2005. Sembra fatta, con annunci anche di Julen Lopetegui (poi c.t. della Spagna e allenatore del Real Madrid) come direttore tecnico e Ernesto Valverde (esonerato in questa stagione dal Barcellona) come allenatore. Ma si tentenna troppo. Spunta anche una denuncia per truffa da parte di un imprendito­re romano per una vicenda di quadri falsi. Uno dei tanti pasticci giudiziari di Sanz. La farsa in Emilia continua fino a gennaio del 2006, quando viene annunciato che i termini contrattua­li sono scaduti e il Parma si ritiene libero. Ha ricevuto i 7,5 milioni di caparra ma non i 20 per l’acquisto. Sanz vira poi sul Malaga e sul Granada, l’affare riesce, l’avventura continua. Sabato l’addio. La Spagna ha contato fino a ieri pomeriggio 28.572 casi di coronaviru­s, 1.753 decessi. Anche il tenore Placido Domingo ha annunciato ieri di essere positivo.

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