La Gazzetta dello Sport

«CORAGGIO ITALIA SEI MERAVIGLIO­SA E TI RIALZERAI COME IL MIO TORO»

- Di Mario Pagliara è il ricordo in granata

«Il granata mi manca tantissimo: è un club molto speciale. La squadra è forte, alla ripartenza riprenderà a fare punti»

Buongiorno Glik, prima di tutto come sta?

«Grazie a Dio bene, sia io che la mia famiglia».

►Com’è la situazione a Montecarlo?

«C’è molta preoccupaz­ione, la situazione sta peggiorand­o. Da qualche giorno è vietato uscire di casa, si sta chiudendo tutto, come in Italia. Si sta capendo che la minaccia è molto seria. Da un punto di vista sportivo si è fermi: la Ligue1 è sospesa, gli allenament­i bloccati. Nessuno gioca, nessuno si allena».

►Come passa le giornate? «In famiglia, con allenament­i individual­i a casa. Il Monaco ci ha fornito dei programmi molto curati: ognuno di noi ha un gps con il quale i preparator­i controllan­o ciò che facciamo. Si fa il massimo, per quello che si può fare in casa».

►L’Italia ogni giorno piange centinaia di morti: come segue ciò che accade da noi? «Con dolore. Leggo i giornali italiani, seguo i vostri tg: in Italia ho vissuto 6 anni bellissimi, è la mia seconda casa nella quale ho lasciato un pezzo di cuore, soprattutt­o a Torino che purtroppo è una delle città dove c’è più pericolo. Il vostro Paese mi ha accolto da ragazzino a braccia aperte facendomi diventare uomo e profession­ista. Vedere l’Italia così sofferente mi lascia molto triste. Il numero dei morti è spaventoso, più di quelli in Cina: siete un Paese meraviglio­so, vi rialzerete».

►Cosa pensa del rinvio dell’Europeo al 2021? «Inevitabil­e. Si sarebbe giocato in più città di più Paesi aumentando troppo i rischi. Non avrebbe senso a porte chiuse».

► Qual è stata l’esperienza italiana che le ha lasciato di più? «Sono state tutte bellissime, ma Torino è una parte di me. Sono stati i 5 anni più importanti della carriera. Indimentic­abili. Al Toro sono ancora legato: il granata lo sento mio».

►Ha lasciato radici in città? «Ci torno spesso e sento tanti amici, come i miei ex compagni Moretti, Baselli e Belotti, conosco Sirigu perché ci siamo incrociati in Francia. Non ho mai perso i contatti con il presidente Urbano Cairo: è stata una persona molto importante nel mio cammino umano e profession­ale».

►Segue ancora la Serie A? «Altroché! La guardo in tv ogni weekend, provo a non perdermi le partite del Toro. La Serie A è il top, il vostro calcio è

L’IDENTIKIT

Nel vostro Paese ho lasciato il cuore, vederlo così sofferente mi lascia molto triste

Vivendo il 4 maggio capisci che essere del Toro è far parte di una comunità che va oltre il calcio

190 cm

●Difen⏻ore centrale con il vizio del gol, Glik arriva in Italia a 22 anni: 6 mesi al Palermo, altri 6 al Bari dove conosce Gian Piero Ventura. Nell’estate 2011 sono al Toro, chiamati da Urbano Cairo per riportare il club subito in A. Inizia un ciclo vincente: promozione al primo colpo, poi la cavalcata fino agli ottavi di Europa League. È il capitano il 26 febbraio 2015 quando i granata vincono in casa dell’Athletic Bilbao 2-3 eliminando­lo ai sedicesimi di Europa League: il Toro è stata la prima, e finora unica italiana, ad aver vinto al San Mames. Dal 2016 è al Monaco, dove ha vinto una Ligue1 e di cui è capitano. È il vicecapita­no della Polonia.

«Non essendo nello spogliatoi­o è difficile dire cosa è successo. Forse si sono pagate le tante cose accadute in estate, dal ritiro dimezzato alla delusione di uscire dall’Europa League fino alle storie con Nkoulou. Sono quei dettagli che possono fare la differenza: lì qualcosa si sarà incrinato. Ci sono gli stessi giocatori arrivati ai preliminar­i europei un anno prima: questo Toro è forte, si riprenderà quando si tornerà a giocare».

► Come ha visto evolvere il Toro?

«È cresciuto tantissimo come società. Oggi è uno dei club più sani in Serie A, con un grande progetto e tifosi unici. Quando arrivai eravamo in B, c’erano problemi importanti: aprimmo un ciclo, crescemmo tutti, giocatori e società. Nei 4 anni successivi alla mia partenza il club ha fatto altri passi in avanti e lo si vede dalle squadre costruite, sempre più forti. Sulla carta il Toro di oggi è più forte del nostro. Noi facemmo la differenza grazie a un grande gruppo, tant’è che abbiamo una chat in cui con mister Ventura, Gazzi, Vives, Padelli e gli altri ci sentiamo ancora».

►Qual

►È stato il primo capitano del Toro a leggere il 4 maggio i nomi degli Invincibil­i a Superga: ci racconta quell’emozione? «Una delle più intense della mia vita, i miei 4 maggio li ricordo tutti. Finché non vivi quel giorno non puoi coglierne il significat­o. Quando arrivavano i giocatori nuovi gli spiegavo che c’è una storia e una tradizione che coinvolge migliaia di persone. Ma solo vivendo il 4 maggio, quando lo senti sulla pelle, ti accorgi che essere del Toro significa far parte di una comunità, va oltre il calcio».

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LAPRESSE-AFP-EPA- Scatti 1 Kamil Glik con la maglia del Torino 2 Con la Polonia di cui è vicecapita­no 3 Si oppone a Neymar in un Psg-Monaco 4 Insieme al presidente del Torino Urbano Cairo, 62 anni 4
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