Ricominciare o fermarsi I club sono pessimisti La Figc: «Proviamoci»
stro contributo, è giusto essere messi nelle condizioni di poterlo dare. Il ritorno ala normalità è importante, il calcio sarà un motore. Ma quel motore va acceso e serve l’aiuto di tutti».
3Capitolo diritti tv...
«Ci sono dei contratti. Non conosco ogni comma e ogni articolo. Vanno esaminati. Ragioneremo con i broadcaster per trovare la soluzione più logica. Con l'obiettivo comune di salvaguardare il sistema».
3Alcune settimane fa lei è stato duro sulla necessita di prendere decisioni draconiane. Come giudica oggi percorso e scelte del governo?
«All'inizio c'è stata forse un po' di sottovalutazione. Vale per l'italia come per tutti i Paesi, si pensa che il problema sia più altrui che proprio. E' successo a noi pensando alla Cina e lo stesso errore lo hanno fatto Spagna, Francia, Inghilterra, Stati Uniti pensando che il virus fosse un problema solo italiano. Le cose sono cambiate velocemente prima per noi e poi per gli altri. Dopo aver recuperato con scelte più decise ora si deve cominciare a immaginare come uscire da questa situazione per consentire all'Italia di ripartire. Magari stabilendo anche per categorie di età chi può inizialmente stare fuori maggiormente e riprendere a lavorare perché non corre rischi e chi invece dovrà tornare gradualmente alla vita normale. Un trentenne è diverso da un sessantenne. Bisogna studiare il modello coreano per fare tamponi a tutti per valutare i rischi di futuri contagi. Ci vorrà una organizzazione capillare. Il virus lo dovremo gestire anche dopo, non sparirà in un colpo solo»,
3Un messaggio invece agli italiani oggi chiusi in casa? «Stiamo tutti lottando e molti soffrendo per la perdita di persone care. A chi oggi vive momenti drammatici va la mia solidarietà, a chi si sta impegnando negli ospedali tutta la nostra gratitudine. Ma dobbiamo mantenere la fiducia. Ne usciremo e anche un periodo così traumatico può essere l'occasione per migliorarsi come persone, per riflettere, per cambiare, guardarsi dentro, per tornare a dare il meglio di noi stessi quando tuto questo sarà finito. Come in tutte le situazioni negative bisogna essere forti e reagire superando i nostri limiti. Torneremo a sorridere, restiamo coraggiosi e ottimisti».
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Ripartire o non ripartire, tentare di concludere il campionato o meno. La Serie A riflette ma sarà la situazione sanitaria del Paese a dettare i prossimi passi. Il fatto che nella video assemblea tra i presidenti di ieri non si sia affrontato l’argomento ne è un’altra dimostrazione: inutile discuterne a fine marzo, in piena emergenza. Serviranno aggiornamenti successivi ed è il motivo per cui l’appuntamento è stato rimandato alla metà della prossima settimana e poi ancora a prima di Pasqua, quando la cornice potrà essere più chiara. I contatti resteranno comunque continui. Nel frattempo reggono tutte le ipotesi, tranne quelle più ottimistiche che puntavano sulla ripresa a inizio maggio. Magari per il 16 sì, ma resta uno scenario oggi difficile da prevedere. Anche Lotito ha fatto un passo indietro: l’appuntamento per gli allenamenti della Lazio è rimandato a data da destinarsi. Non si arrende invece De Laurentiis, che vorrebbe il Napoli in campo nel più breve tempo possibile: si è accesa l’ennesima polemica con Marotta, a.d. nerazzurro, che invece invocava prudenza.
Noi italiani stiamo lottando e soffrendo. Ma non dobbiamo perdere la fiducia: ne usciremo e diventeremo migliori e torneremo a sorridere
Urbano Cairo
Lotito, ha una laurea in virologia oppure in statistica? Ci illumini. Le ricordo che l’ottimista spesso è un pessimista male informato
Lapo Elkann
Non assegnare lo scudetto sarebbe una sconfitta mia e della competizione
Scenari
Per questo anche la Uefa ha spostato in avanti l’eventuale ripresa delle competizioni, ma di nuovo dipenderà tutto dagli eventi. Per l’organo che controlla il calcio europeo sarà possibile riavviare la stagione anche a giugno e utilizzare tutto il mese successivo per la conclusione dei tornei. Non è tutto: l’Uefa ha dato priorità ai campionati nazionali rispetto alle coppe, che potrebbero essere riviste nella formula e concentrate nelle ultime due settimane di luglio.
Oppure combinare campionati e coppe lungo i due mesi. Una soluzione da tenere presente, come altre, ma che presenta un paio di criticità: se la stagione finisse a fine luglio, quella successiva (2020-2021) inizierebbe e finirebbe più tardi del solito, intaccando la preparazione per gli europei appena rinviati all’estate del 2021. All’esame della Serie A sembra una proposta di difficile realizzazione: per molti club sarebbe un errore andare oltre il 30 giugno. Diversa la posizione del presidente Figc Gravina, espressa a Radio Marte: «Fin quando avrò la possibilità, conserverò la speranza di far finire i campionati. Farò qualsiasi tentativo, anche sfruttando luglio e agosto. Non assegnare uno scudetto sarebbe una sconfitta mia e del valore della competizione». Delle varie ipotesi si discuterà nel tavolo di lavoro sui calendari internazionali che ripartirà oggi con i rappresentanti delle varie leghe europee.
Concomitanza
La proposta Uefa suggerisce inoltre di definire i calendari secondo un piano simultaneo: Ligue 1, Bundesliga, Liga e Premier dovrebbero riprendere negli stessi giorni. Ma le condizioni sono differenti: l’emergenza sanitaria che ha investito l’Italia si è poi estesa agli altri paesi in un secondo momento. E se i tempi di ripresa saranno gli stessi, Francia, Germania, Spagna e Inghilterra potranno aver bisogno di qualche settimana in più per la messa in sicurezza.
I club pessimisti
L’umore tendente al pessimismo accomuna i vertici dei club, che continuano a ragionare su come meglio assorbire il contraccolpo economico. Non riprendere la stagione potrebbe permettere un taglio agli stipendi dei calciatori più pesante, ma sul bilancio incideranno soprattutto le televisioni che hanno già acquistato i diritti di trasmissione. Che succederà se i campionati non riprenderanno? Toccherà ai club risarcire o interverrà il governo? Presto per saperlo. Per ragioni sportive è evidente che ci siano club con obiettivi di classifica e altri no. I primi, pochi, spingeranno per la ripresa, sempre che sia possibile, gli altri lo faranno con molta meno energia. Vanno poi considerate almeno tre settimane di allenamento: molti giocatori negli ultimi giorni hanno preso un aereo per tornare in famiglia, a conferma di un sentimento di preoccupazione condiviso. In futuro non vorranno esporsi ad alcun rischio.
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