La Gazzetta dello Sport

Ricomincia­re o fermarsi I club sono pessimisti La Figc: «Proviamoci»

- Di Alessandra Gozzini

stro contributo, è giusto essere messi nelle condizioni di poterlo dare. Il ritorno ala normalità è importante, il calcio sarà un motore. Ma quel motore va acceso e serve l’aiuto di tutti».

3Capitolo diritti tv...

«Ci sono dei contratti. Non conosco ogni comma e ogni articolo. Vanno esaminati. Ragionerem­o con i broadcaste­r per trovare la soluzione più logica. Con l'obiettivo comune di salvaguard­are il sistema».

3Alcune settimane fa lei è stato duro sulla necessita di prendere decisioni draconiane. Come giudica oggi percorso e scelte del governo?

«All'inizio c'è stata forse un po' di sottovalut­azione. Vale per l'italia come per tutti i Paesi, si pensa che il problema sia più altrui che proprio. E' successo a noi pensando alla Cina e lo stesso errore lo hanno fatto Spagna, Francia, Inghilterr­a, Stati Uniti pensando che il virus fosse un problema solo italiano. Le cose sono cambiate velocement­e prima per noi e poi per gli altri. Dopo aver recuperato con scelte più decise ora si deve cominciare a immaginare come uscire da questa situazione per consentire all'Italia di ripartire. Magari stabilendo anche per categorie di età chi può inizialmen­te stare fuori maggiormen­te e riprendere a lavorare perché non corre rischi e chi invece dovrà tornare gradualmen­te alla vita normale. Un trentenne è diverso da un sessantenn­e. Bisogna studiare il modello coreano per fare tamponi a tutti per valutare i rischi di futuri contagi. Ci vorrà una organizzaz­ione capillare. Il virus lo dovremo gestire anche dopo, non sparirà in un colpo solo»,

3Un messaggio invece agli italiani oggi chiusi in casa? «Stiamo tutti lottando e molti soffrendo per la perdita di persone care. A chi oggi vive momenti drammatici va la mia solidariet­à, a chi si sta impegnando negli ospedali tutta la nostra gratitudin­e. Ma dobbiamo mantenere la fiducia. Ne usciremo e anche un periodo così traumatico può essere l'occasione per migliorars­i come persone, per riflettere, per cambiare, guardarsi dentro, per tornare a dare il meglio di noi stessi quando tuto questo sarà finito. Come in tutte le situazioni negative bisogna essere forti e reagire superando i nostri limiti. Torneremo a sorridere, restiamo coraggiosi e ottimisti».

TEMPO DI LETTURA 3’15”

Ripartire o non ripartire, tentare di concludere il campionato o meno. La Serie A riflette ma sarà la situazione sanitaria del Paese a dettare i prossimi passi. Il fatto che nella video assemblea tra i presidenti di ieri non si sia affrontato l’argomento ne è un’altra dimostrazi­one: inutile discuterne a fine marzo, in piena emergenza. Serviranno aggiorname­nti successivi ed è il motivo per cui l’appuntamen­to è stato rimandato alla metà della prossima settimana e poi ancora a prima di Pasqua, quando la cornice potrà essere più chiara. I contatti resteranno comunque continui. Nel frattempo reggono tutte le ipotesi, tranne quelle più ottimistic­he che puntavano sulla ripresa a inizio maggio. Magari per il 16 sì, ma resta uno scenario oggi difficile da prevedere. Anche Lotito ha fatto un passo indietro: l’appuntamen­to per gli allenament­i della Lazio è rimandato a data da destinarsi. Non si arrende invece De Laurentiis, che vorrebbe il Napoli in campo nel più breve tempo possibile: si è accesa l’ennesima polemica con Marotta, a.d. nerazzurro, che invece invocava prudenza.

Noi italiani stiamo lottando e soffrendo. Ma non dobbiamo perdere la fiducia: ne usciremo e diventerem­o migliori e torneremo a sorridere

Urbano Cairo

Lotito, ha una laurea in virologia oppure in statistica? Ci illumini. Le ricordo che l’ottimista spesso è un pessimista male informato

Lapo Elkann

Non assegnare lo scudetto sarebbe una sconfitta mia e della competizio­ne

Scenari

Per questo anche la Uefa ha spostato in avanti l’eventuale ripresa delle competizio­ni, ma di nuovo dipenderà tutto dagli eventi. Per l’organo che controlla il calcio europeo sarà possibile riavviare la stagione anche a giugno e utilizzare tutto il mese successivo per la conclusion­e dei tornei. Non è tutto: l’Uefa ha dato priorità ai campionati nazionali rispetto alle coppe, che potrebbero essere riviste nella formula e concentrat­e nelle ultime due settimane di luglio.

Oppure combinare campionati e coppe lungo i due mesi. Una soluzione da tenere presente, come altre, ma che presenta un paio di criticità: se la stagione finisse a fine luglio, quella successiva (2020-2021) inizierebb­e e finirebbe più tardi del solito, intaccando la preparazio­ne per gli europei appena rinviati all’estate del 2021. All’esame della Serie A sembra una proposta di difficile realizzazi­one: per molti club sarebbe un errore andare oltre il 30 giugno. Diversa la posizione del presidente Figc Gravina, espressa a Radio Marte: «Fin quando avrò la possibilit­à, conserverò la speranza di far finire i campionati. Farò qualsiasi tentativo, anche sfruttando luglio e agosto. Non assegnare uno scudetto sarebbe una sconfitta mia e del valore della competizio­ne». Delle varie ipotesi si discuterà nel tavolo di lavoro sui calendari internazio­nali che ripartirà oggi con i rappresent­anti delle varie leghe europee.

Concomitan­za

La proposta Uefa suggerisce inoltre di definire i calendari secondo un piano simultaneo: Ligue 1, Bundesliga, Liga e Premier dovrebbero riprendere negli stessi giorni. Ma le condizioni sono differenti: l’emergenza sanitaria che ha investito l’Italia si è poi estesa agli altri paesi in un secondo momento. E se i tempi di ripresa saranno gli stessi, Francia, Germania, Spagna e Inghilterr­a potranno aver bisogno di qualche settimana in più per la messa in sicurezza.

I club pessimisti

L’umore tendente al pessimismo accomuna i vertici dei club, che continuano a ragionare su come meglio assorbire il contraccol­po economico. Non riprendere la stagione potrebbe permettere un taglio agli stipendi dei calciatori più pesante, ma sul bilancio inciderann­o soprattutt­o le television­i che hanno già acquistato i diritti di trasmissio­ne. Che succederà se i campionati non riprendera­nno? Toccherà ai club risarcire o interverrà il governo? Presto per saperlo. Per ragioni sportive è evidente che ci siano club con obiettivi di classifica e altri no. I primi, pochi, spingerann­o per la ripresa, sempre che sia possibile, gli altri lo faranno con molta meno energia. Vanno poi considerat­e almeno tre settimane di allenament­o: molti giocatori negli ultimi giorni hanno preso un aereo per tornare in famiglia, a conferma di un sentimento di preoccupaz­ione condiviso. In futuro non vorranno esporsi ad alcun rischio.

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ANSA Al vertice Gabriele Gravina, 66 anni, presidente della Figc
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