BIANCONERI OK MA ATTENTI ALLE SORPRESE
Progettare il futuro significa dare speranza. La Uefa ha fatto bene a prendere in mano il calendario per studiare la possibile ripartenza che dovrà avvenire nel rispetto di due condizioni indispensabili: garanzia assoluta di sicurezza sanitaria; periodo di decantazione del dolore.
Progettare il futuro significa dare speranza. La Uefa ha fatto bene a prendere in mano il calendario per studiare la possibile ripartenza che dovrà avvenire nel rispetto di due condizioni indispensabili: garanzia assoluta di sicurezza sanitaria; periodo di decantazione del dolore.
Come ci diceva Prandelli: «Non si può passare dal cimitero allo stadio in un giorno». Rispettate queste condizioni, non c’è altra ragione, men che meno economica, che possa frenare il ritorno in campo. Lo sport deve svolgere la sua funzione sociale. Nel Dopoguerra aiutò l’Italia a rialzarsi dalle macerie. Ci aspetta un altro dopoguerra, le macerie ce le abbiamo dentro.
L’Atalanta, per dire, potrà essere un sostegno in più per una città come Bergamo che tenterà di rimettersi in piedi, dopo tanto dolore. Detto questo, che campionato sarà? Difficile dirlo con ipotesi di ripresa tanto liquide. Per esempio, tra giocare prima il campionato e poi le coppe o portare avanti in parallelo le due competizioni, cambia tanto. La seconda ipotesi al momento è la preferita dall’Uefa. In questo caso la Lazio, unica delle pretendenti al titolo senza coppe da giocare, avrebbe molte più
chance, con la Champions che toglierebbe inevitabilmente alla Juve energie fisiche e nervose. Sarri di fatto ha a disposizione due squadre da alternare, ma non sarebbe la stessa cosa. Potesse invece concentrasi su un bersaglio per volta, la Juve imporrebbe ulteriormente la netta superiorità della sua rosa, per qualità e profondità. Non altrettanto attrezzata la Lazio, condannata a partite ravvicinate, manterrebbe la stessa competitività? La Juve appare avvantaggiata dal torneo compresso per altre due ragioni. La prima è tattica. Lazio e Inter hanno dimostrato che, se giocano sotto ritmo, diventano un’altra cosa. Il gioco di Sarri, più palleggiato, permette una gestione meno dispendiosa e, con tanta fatica nelle gambe, sotto un sole estivo, non è un vantaggio da poco. Seconda ragione: i campioni. Caldo e fatica rallenteranno la corsa e, senza movimento, sarà più difficile aprire spazi. A partita bloccata, saranno ancora più decisive le giocate delle stelle. Inzaghi e Conte ce ne hanno, ma Sarri di più, in ogni reparto e, soprattutto ha CR7, decisivo da una vita. Vuol dire che la Juve ha già vinto? No. Perché il campionato che vedremo, se ripartirà, sarà qualcosa di nuovo, mai sperimentato, come questo maledetto virus. E perciò imprevedibile, come ci ha detto anche il c.t. Mancini.
Alcuni fattori potrebbero incidere più del previsto. Tipo la preparazione per ripartire. L’Atalanta del Gasp è quella che negli ultimi anni ha subito meno momenti di crisi, ha corso di più e mostrato più resistenza e disponibilità alla sofferenza. In condizioni estreme potrebbe esaltarsi. La Lazio intuisce l’occasione storica e avrà motivazioni feroci. In un contesto più palleggiato, la classe di Eriksen potrebbe finalmente accendere l’Inter. La Juve potrebbe essere distratta o (tocchiamo ferro) delusa dalla Champions. Insomma, tutto resta aperto.
Anche la nostra speranza di ritrovare presto il campionato, senza rischi e senza azzardi. Ripartire e dover fermare tutto di nuovo per un contagio sarebbe un incubo ancora peggiore. Ma, come è rigoroso il rispetto per la salute e per la memoria del dolore, è giusto rispettare anche il richiamo alla vita e il desiderio di normalità che sta montando in tutti noi. Siamo quel bambino scappato fuori a palleggiare in una strada deserta.