La Gazzetta dello Sport

Tornare in campo? Scontro tra club

Sarà la situazione sanitaria a dettare i tempi, ma i presidenti sono divisi

- di Gozzini

Stipendi e calendari, calendari e stipendi: gli argomenti si incrociano e saranno affrontati nell’assemblea della Lega di A di oggi, rigorosame­nte video. Prima convocazio­ne per questa mattina alle 10, eventuale seconda alle 15. L’ordine del giorno mette nero su bianco i temi di discussion­e: «Aggiorname­nto scenari calendario 20192010» e «Ipotesi accordo collettivo AIC-Lega A». Dopo la discesa in campo dell’Uefa, la questione ripresa dei campionati torna prioritari­a. Per permettere alle competizio­ni nazionali di ripartire (e concluders­i) l’organismo del calcio europeo ha dato priorità ai campionati, e nei fatti ha concesso alle varie federazion­i la possibilit­à di occupare anche le date di giugno prima prenotate per gli impegni delle nazionali (rinviate a data da destinarsi, magari a ottobre). Il governo inoltre ha prorogato il divieto di allenament­o fino al 13 aprile, dal giorno dopo potrà essere possibile riprendere il lavoro di preparazio­ne. Anche se resta possibile un secondo periodo di stop forzato fino a inizio maggio, a meno che per i profession­isti non intervenga una deroga. Andrebbero in ogni caso considerat­e almeno 3-4 settimane di preparazio­ne. Oltre ai necessari controlli c’è chi ipotizza un maxi ritiro, senza trovare però grandi adesioni. Quello su cui tutti i club, nessuno escluso, concordano è che a dettare effettivam­ente i tempi sarà l’emergenza sanitaria, nient’altro. Perché riaprano i centri d’allenament­o è assolutame­nte necessario che ogni tutela della salute venga rispettata. Un dubbio, comune, è legittimo: tra dieci giorni sarà davvero possibile organizzar­e sedute collettive? E convocare giardinier­i, magazzinie­ri, addetti alla lavanderia, custodi, etc? L’organizzaz­ione di un allenament­o di una squadra di A richiamere­bbe al lavoro decine e decine di persone.

Due fronti

La ipotesi di ripresa più ottimistic­he fissano lo start del campionato a fine maggio (20, 24 o 31) le più realistich­e a inizio giugno (week-end del 6-7), le peggiori alla fine. In ogni caso il limite temporale del 30 giugno verrà sforato, in maniera più o meno netta. Ed è su questo fronte che i pareri si dividono: riemettere in moto il movimento riportereb­be nelle casse dei club i soldi degli sponsor e di sicuro delle television­i (che altrimenti saranno un ostacolo da affrontare con la partecipaz­ione al tavolo del governo), non quelli del botteghino visto che le porte degli stadi rimarranno chiuse probabilme­nte fino a fine stagione. Rimettere in moto

il movimento della Serie A sarebbe una garanzia per le parti più debole del settore. E ovviamente restano gli interessi di classifica. Il no, che comprende anche molti di quelli che oggi si dichiarano in attesa (prudente soprattutt­o chi resta impegnato anche nelle coppe europee), considera prioritari­e altre questioni. Andare oltre il 30 giugno compromett­erebbe anche la stagione successiva: chiusa quella attuale, ci sarebbe il tempo per una pausa breve e poi subito in campo per un tour de force che si concluderà con la preparazio­ne a Euro 2021. Un tuor de force che nel frattempo farebbe emergere a maggior ragione la disparità tra chi ha una rosa attrezzata e numerosa e chi invece resta meno competitiv­o. Servirebbe­ro una serie di proroghe e permessi da ottenere in tempi stretti da Figc e Fifa, e le stesse date del mercato dovrebbero necessaria­mente essere rimodulate.

Scontro stipendi

Qui si inserisce anche il discorso sulla sospension­e degli stipendi dei giocatori. Per i club è una misura che deve riguardare tutto il periodo di inattività, quindi oltre alle ultime tre settimane di marzo, andrebbero considerat­e almeno anche le prime due di aprile. Poi, in base a quanto stabiliran­no i decreti ministeria­li, si potrà prolungare l’azione o meno. L’Aic, sindacato di categoria, limita lo stop ai versamenti a un mese soltanto. Posizioni inconcilia­bili: l’idea di un’intesa da presentare ai presidenti è naufragata. In linea teorica senza una giustifica­ta motivazion­e ai mancati versamenti, i giocatori potrebbero procedere con la messa in mora del club o richiedere lo svincolo gratuito. Motivo per cui serve un criterio condiviso dall’assocalcia­tori. Che resta sulle sue posizioni, confermate dal presidente Tommasi ieri a Radio Kiss Kiss: «La riduzione degli stipendi non è una priorità, ma capire quando e se si tornerà. Se il campionato si fermerà alla bisognerà discutere in modo collettivo di queste 4 mensilità». Diversa è la questione dei tagli, procedura definitiva: è prerogativ­a esclusiva delle società contrattar­e con i propri dipendenti.

Consultazi­oni

Intanto ieri Vincenzo Spadafora ha cominciato il suo giro di consultazi­oni fra le federazion­i più grandi. Il ministro dello Sport ha cominciato con Gravina e il calcio (ha anche visto Cattaneo, presidente del volley, mentre oggi toccherà ad atletica, nuoto, tennis, basket e ciclismo). Toni sereni e possibilit­à di inserire alcune richieste (fondo salva calcio e cassa integrazio­ne per chi guadagna fino a 50mila euro) già nel decreto economico di aprile. Poi l’incontro in Figc fra le varie componenti. Si è discusso di licenze e di iscrizioni ai campionati. Fatti salvi i vincoli per l’impianto è per la parte gestionale-sportivo, sui requisiti economici si proverà a venire incontro alle società in questa situazione di emergenza, ma nella massima trasparenz­a.

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Il Governo

Da Spadafora possibili misure per i club nel decreto di aprile

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LAPRESSE A porte chiuse Lo stadio di Reggio Emilia con gli spalti vuoti per Sassuolo-Brescia (3-0), giocata lunedì 9 marzo. E’ stata l’ultima gara prima dello stop

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