Cresce il rosso di bilancio A Trigoria pronto il piano
Nella trimestrale l’indebitamento sale a 278,5 milioni La ricetta: tagliare gli ingaggi e cedere i tanti esuberi
Era attesa, a Trigoria come all’Eur. Perché in quelle sale lì, ovviamente, conoscono i conti meglio di chiunque altro. Così il peggioramento della situazione contabile della Roma non ha sorpreso nessuno, tantomeno i dirigenti giallorossi, che già da un po’ di tempo stanno studiando eventuali correttivi e stratagemmi per migliorarla. Giovedì notte, però, nel pieno rispetto del timing Usa più che di quello italiano, la Roma ha pubblicato la trimestrale relativa al 31 marzo. Che, ovviamente, vede i conti ancora più in rosso rispetto alla semestrale (31 dicembre 2019). Ad iniziare dall’indebitamento finanziario netto consolidato adjusted, passato dai 264,35 milioni del 31 dicembre ai 278,5 del 31 marzo (con un peggioramento, quindi, di 14,15 milioni). Cifra che, rispetto alla trimestrale della scorsa stagione, comporta un peggioramento addirittura di 57,9 milioni.
La situazione
È chiaro che su questo peggioramento del debito (278,5) rispetto ai conti della scorsa stagione influisca soprattutto il bond da 275 milioni emesso l’8 agosto 2019 (a un tasso di rimborso del 5,125%). Debito allo stato attuale composto da debiti finanziari per 308,4 milioni, a fronte però di disponibilità liquide per 19,9 milioni e crediti finanziari per 10 milioni. Il vero problema dei conti pubblicati nella trimestrale, però, è che disegnano un risultato economico relativo ai primi nove mesi della stagione 2019/20 che ha visto la Roma perdere oltre un terzo del capitale sociale. Tanto che il Cda giallorosso ha deliberato la convocazione dell’assemblea degli azionisti per il 26 giugno in prima convocazione e per il 29 in seconda (sempre alle ore 15). Questo, appunto, perché la perdita di oltre un terzo del capitale sociale nell’esercizio corrente integra la fattispecie di legge prevista dall’art 2447 del Codice Civile, fattispecie però a cui fa oggi «scudo» il Decreto Liquidità dell’8 aprile 2020, con riferimento alla sospensione degli obblighi previsti dal codice stesso in tema di perdita di capitale sociale. L’art. 2447, infatti, prevede in situazioni del genere la convocazione dell’assemblea per la riduzione del capitale e il relativo aumento dello stesso. Ed è anche per questo che Pallotta presto immetterà ulteriori 20 milioni di euro nel club, dopo gli 89,1 versati nei mesi scorsi (60 milioni di liquidità addizionale e 29,1 come conversione da finanziamento soci a «riserva versamenti soci in conto futuro aumento di capitale»).
Il piano di rilancio
Ora, ovviamente, c’è da mettere in piedi un piano e quello della Roma punta a migliorare i conti attraverso due strade: la cessione di alcuni asset strategici (leggi giocatori) e l’abbassamento del costo del lavoro (e quindi sostanzialmente il monte ingaggi dei giocatori) di circa il 20, se non anche 25%. Ad esempio, nella semestrale i costi totali erano in tutto 123,9 milioni di euro (12,17 in meno rispetto all’anno precedente), di cui ben 83,7 per il personale (e cioè giocatori e staff). Il che sostanzialmente vuole dire una proiezione lorda di circa 160 milioni l’anno. Ecco, quella cifra dovrà scendere almeno a 130, possibilmente anche un po’ più in basso. Questo anche considerando che alcune «passività» sono già state traslate sul bilancio della prossima stagione: ad esempio i costi delle tre mensilità dei giocatori eventualmente da spalmare in virtù dell’accordo sul taglio degli stipendi,ma anche il costo di acquisto di alcuni giocatori (come ad esempio i vari Carles Perez, Veretout e Mancini).
Quanti esuberi
È chiaro che molto dipenderà da cosa succederà nel prossimo mercato. E, sostanzialmente, da come la Roma riuscirà a piazzare altrove quei giocatori che non ritiene più funzionali al progetto: o per una questione tecnica o anche solo economica (perché guadagnano tanto o perché possono produrre plusvalenze, come ad esempio Under o Kluivert). Tra gli esuberi ci sono sicuramente Olsen, Defrel, Karsdorp, Schick, Coric, Gonalons e Florenzi (non Nzonzi, che resterà in prestito al Rennes). Ma anche Pastore, Juan Jesus, Fazio, Bruno Peres e forse anche Perotti. Ecco, piazzare altrove tutti questi vorrebbe dire sistemare un bel po’ di cose: come cash flow (e quindi liquidità) e come bilancio. E, probabilmente, riuscire a tenere anche Zaniolo e Pellegrini. Soprattutto, poi, se dovesse arrivare la qualificazione in Champions, che sarebbe la vera panacea di tutti i mali.