Calcio no, calcio nì, calcio sì
LE CURVE CONTRO LA RIPRESA: «SENZA PUBBLICO NON C’È PALLONE»
La ripresa del campionato a porte chiuse ha portato le tifoserie organizzate d’Italia e non solo a manifestare il dissenso verso questa strada. Da Nord a Sud sono comparsi striscioni di protesta contro il calcio senza tifosi, contro gli stadi riempiti esclusivamente dai giocatori e non da chi incita, canta e provvede alle coreografie. Ecco la voce e la posizione di una componente del movimento calcio, quella che esprime la passione e il tifo puro per le venti società di Serie A
Due muri: da un lato la volontà di diverse leghe europee di riprendere i rispettivi campionati, dall’altra la posizione netta delle tifoserie organizzate d’Europa di non ricominciare. Una posizione così netta da portare alla sottoscrizione di un comunicato («No al calcio senza i tifosi») da parte di circa 350 gruppi organizzati di tutto il continente. E in Italia gli ultrà continuano a pensarla così, ovvero che non si dovrebbe riprendere a giocare senza tifosi negli stadi.
Presa di posizione
Gli striscioni che sono stati esposti negli ultimi giorni in diverse città chiedono di non riprendere. Da Bergamo a Napoli, da Roma a Lecce, passando per Genova e Torino il mondo delle curve è unito nel «no» alla riapertura dei giochi. Tra gli ultimi comparsi c’è quello del Ferraris a Genova: «Stop football» recita, firmato B.S., “Brigata Speloncia”, uno dei gruppi della Gradinata Nord del Genoa. Uno striscione che ha fatto seguito a quello che recitava «No al calcio senza tifosi» firmato “5R”. Sono esempi singoli di un movimento che si è ritrovato anche oltre i confini italiani. Nei giorni scorsi infatti un lungo comunicato sottoscritto da circa 350 tifoserie di tutta Europa (italiane, soprattutto, ma anche di Germania, Francia, Spagna, Belgio, Romania) ha riassunto il pensiero di migliaia di tifosi contrari alla ripartenza dei campionati di calcio fermati tra febbraio e marzo per l’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus. Tantissime le tifoserie organizzate della Serie A che hanno aderito al manifesto nel quale si dice: «Il campionato non deve ripartire. No al calcio senza i tifosi. Chiediamo lo stop alle competizioni finché tornare allo stadio non sarà un’abitudine priva di rischi per la salute». I
Le tifoserie organizzate di mezza Europa si schierano In Italia tanti striscioni di protesta. Mancano gli ultrà laziali che inseguono lo scudetto...
gruppi di Atalanta, Brescia, Bologna, Genoa, Juventus, Napoli, Sampdoria, Spal e Udinese erano tra i firmatari del documento oltre a quelli di Real Madrid, Valencia, Siviglia, Marsiglia, Nantes, Metz, Bayern, Kaiserslautern, Stoccarda, Standard Liegi e Anderlecht. Hanno aderito anche gli ultrà italiani di basket (Bologna e Cantù, tra le altre) e di hockey (Milano).
Milano e Bergamo
Poco dopo questo comunicato europeo, si è aggiunto quello della Curva Nord dell’Inter: «Come si fa solo a pensare che possa ripartire il calcio quando è oramai assodato che per lungo tempo dovremo rispettare tutti delle regole ove il contatto fisico non è previsto?». A Bergamo
era comparso lo striscione «Il nostro dolore volete dimenticare. Ma senza la sua gente non ha senso tornare a giocare». Tra Curva e club di tifosi l’idea resta quella e per sostenere la squadra di Gian Piero Gasperini sono pronte bandiere e striscioni da appendere a balconi e finestre. Al Rigamonti di Brescia, altro centro molto colpito dal Covid-19, è comparso questo striscione: «Ma quale ripartenza, per noi non c’è partita. Brescia vuole rispetto per chi ha perso la vita». Al Filadelfia di Torino è spuntato«Migliaia di morti in ogni città. Ma voi pensate alla ripresa della Serie A» a cui aveva fatto seguito «Il vero virus da debellare siete voi che volete tornare a giocare».
Roma a metà
La città di Roma è spaccata tra chi non vorrebbe ricominciare e chi preferirebbe giocare. Nella città giallorossa le manifestazioni dei gruppi organizzati sono state più d’una: «Italia in emergenza sanitaria e sociale, questo campionato si deve fermare», «Non siamo complici dei vostri interessi, un calcio al pallone non cancella i decessi. Questa è la nostra mentalità, il gioco finisce qua». Nella città laziale invece gli ultrà non si sono espressi restando nella scia del club. Ovvero riprendere per provare a inseguire il sogno scudetto.