Adesso il nuovo protocollo dà più speranze alla Serie B
Il pallino passa tra le mani delle società che devono garantire il rispetto delle regole previste. Resta il nodo dei medici sociali
Ora la Serie B ci crede sempre di più. Era data per spacciata fino a qualche giorno fa, messa in un angolo da un protocollo impraticabile per club che non avrebbero potuto permettersi un autoisolamento affittando un albergo con annesso campo sportivo per garantire il «raduno blindato». Ma ora, con il «si può dormire a casa», seppure con più tamponi e test per monitorare il gruppo squadra, le possibilità si sono oggettivamente moltiplicate. E non c’è più l’incubo di dover ipotizzare un aggravio di spese insopportabile per il torneo anche perché la ripresa, questa è una cosa su cui non c’è alcun dubbio, sarà ovviamente a porte chiuse. Ieri, il consiglio federale ha battezzato dunque l’ipotesi ripartenza anche per la B, dove peraltro il desiderio di ricominciare sembra persino più forte che in Serie A. Mauro Balata ha espresso così la sua «grande soddisfazione».
«La nostra linea»
Il presidente della Lega B spiega che «in consiglio federale è passata la linea a cui abbiamo dedicato diversi mesi di lavoro e che è stata coerente con la volontà di tutta la Lega B di ripartenza nel segno del merito sportivo». Balata ringrazia Gravina e si dice «molto soddisfatto della riunione. Ora andiamo avanti con le riforme necessarie per mettere in sicurezza il sistema e per questo non più rimandabili».
Via il 20 giugno
C’è anche l’altro pezzo necessario per ripartire: la possibilità di sconfinamento nel calendario. La nuova dead line ufficiale per la conclusione dei tornei professionistici è stata fissata per il 20 agosto. Ed è una data che guarda soprattutto alla B e alla C (per i playoff). D’altronde la Federcalcio aveva già sondato l’Uefa su questo punto: il traguardo del 2 agosto (ora peraltro non perentorio) riguardava solo la massima categoria. Dunque, i tasselli ci sarebbero apparentemente tutti: partenza il 20 giugno, arrivo in meta dopo dieci turni più cinque giornate dedicate a playoff e playout, da concludere entro il 20 agosto.
Pure la B
La svolta della decisione del Comitato tecnico-scientifico ha peraltro prodotto un altro risultato. Mentre con il primo protocollo, si era esplicitamente scritto che l’approfondimento riguardava la sola Serie A, in questo caso il via libera coinvolge tutti i club. Sempreché siano in grado di rispettare le regole previste, dalla frequenza dei tamponi (ogni quattro giorni) a quella dei test sierologici (all’inizio e dopo due settimane), ma anche quella della quarantena soft nel caso di una positività (squadre in isolamento per due settimane, ma con la possibilità di allenarsi in una struttura concordata, qui rispunterebbe fuori il problema di trovare un centro sportivo). I club, questo vale per tutte le serie, dovranno far svolgere diversi controlli - ci sono anche numerosi esami preventivi che riguardano (ma non solo) i giocatori che hanno contratto il virus e sono poi guariti - e poi avranno l’autorizzazione a partire con gli allenamenti a pieno regime.
Medici e tamponi
C’è però ancora un fronte che riguarda i medici. Lo denuncia Enrico Castellacci, il presidente di Lamica (Libera associazione medici del calcio) che ha parlato a Radio Punto Nuovo: «Sulla responsabilità dei medici, nulla è cambiato. E i tamponi sono un’altra questione: ce ne vogliono tanti per serie A, B e C». Era stato proprio Castellacci a parlare nei giorni scorsi di medici sociali della Serie B «pronti a dimettersi». Ma Paolo Zeppilli, presidente della commissione medica Figc, aveva rassicurato in assemblea sui limiti della responsabilità del medico. Insomma, non tutti gli ostacoli sono superati, ma l’operazione ripartenza è davvero partita anche per la Serie B.