La Gazzetta dello Sport

Panchina, Maldini, Ibra e Donnarumma È l’ora delle scelte

Tutte le spine di Gazidis. Oltre al tecnico c’è Paolo: il club vuole che resti. Lo svedese? Ci pensa...

- diAlessand­ra Bocci e Carlo Laudisa- MILANO

Rangnick e staff (di otto persone) Una decisione ai primi di giugno

●Il nuovo corso tecnico è al centro dei pensieri di Gazidis. Il futuro di Pioli va per suo conto: ha il contratto in scadenza il 30 giugno, si parlerà più avanti con lui per chiudere la stagione. Il tema è come definire i dialoghi avviati nei mesi scorsi con Ralf Rangnick. Il manager in questi mesi ha tracciato un programma triennale che prevede una crescita costante ed ambiziosa. Nel frattempo il Covid 19 ha impedito di portare a dama tutti questi discorsi. Ma è chiaro che tale situazione sospesa non faccia bene a nessuno. Indizi portano a credere che un verdetto verrà emesso la prima settimana di giugno. Si è parlato di Nagelsmann in panchina, ma il discorso ha pochi sbocchi e Rangnick è pronto al doppio incarico. A lui preme avere uno staff efficiente e sotto questo profilo c’è un numero chiaro: otto persone al massimo. E le indiscrezi­oni fanno credere che in questa ristretta cerchia possano entrare anche due esponenti dell’attuale management: Hendrik Almstadt, il braccio operativo di Gazidis, e Geoffrey Moncada, l’attuale capo degli scout. Entrambi sono apprezzati in via Aldo Rossi, ma pare che abbiano avuto anche il gradimento del Professore. Trapela la sua intenzione di scegliere almeno tre collaborat­ori italiani, in grado di aiutarlo a capire subito le nostre dinamiche. Del resto in questi mesi sia Almstadt che Moncada hanno messo lo zampino in più di un’operazione e negli ultimi tempi hanno individuat­o molti obiettivi di mercato.

La Svezia chiama Zlatan riflette Ma se il Diavolo rilancia, chissà...

●Il giocatore più in forma del campionato, quando si riprenderà a giocare. Quello che salta tutti gli ostacoli, che ha trovato il modo con una serie di congiunzio­ni fortunate di scansare gli allenament­i con il tapis roulant a casa e persino la quarantena. Zlatan Ibrahimovi­c è tornato per onorare il suo contratto, ha moltissimi dubbi, ma i modi per convincerl­o a prolungare la sua carriera e chiuderla bene nel club che più lo ha amato esistono. Perché in fondo sì, nessuno ha amato Zlatan più del Milan e dei suoi tifosi: juventini e interisti lo hanno apprezzato per le doti tecniche e i gol, e ad Amsterdam ancora si ricordano di quel ragazzo in qualche modo pazzo che si è affinato nell’Ajax. A Malmoe hanno provato a distrugger­e la sua statua, ma il Consiglio comunale non molla il giocatore simbolo. Eppure è il Milan che, nonostante la permanenza tutto sommato breve, gli ha dato manifestaz­ioni di affetto più grandi. Senza Boban, interlocut­ore decisivo per il suo ritorno a Milano dalla California, c’è ancora Maldini. Zlatan aspetta una telefonata di Gazidis per decidere. Il contratto scade fra poco, ma restare, come ha fatto sapere agli amici, non è una questione di soldi. Ibrahimovi­c vuole capire come sarà il prossimo Milan e quali progetti girano intorno al suo nome. L’idea di restare per giocare ancora un po’ e poi magari fare l’ambasciato­re del club non dispiace. Ma ci vuole chiarezza e idee di grandezza. Perché Zlatan è Zlatan. Su questo punto non transige.

Maldini un valore Per convincerl­o a restare ancora serve chiarezza

●È il nodo più stretto per Gazidis. Quello che soltanto un marinaio esperto può essere in grado di sciogliere. Perché Paolo Maldini è arrivato con Leonardo, è rimasto dopo che Leonardo ha salutato, ha chiamato Zvone Boban e Boban è stato licenziato. Lavora anteponend­o il bene del Milan al suo orgoglio, questo uno dei messaggi mandati a Rangnick a mezzo stampa. Trattenere Paolo è importante per un club che vuole ridisegnar­si e porsi come entità internazio­nale anche senza successi nelle coppe, e Maldini con il suo nome è un ombrello efficace in tempi di pioggia. Ma non è detto che Paolo accetti di restare. Dovrà parlare con Gazidis quando i protocolli saranno definiti e la stagione riavviata. Capire quale potrebbe essere il suo ruolo in una società nella quale il tedesco si presenta come un asso pigliatutt­o. Dopo aver portato a termine la stagione per senso di responsabi­lità, Maldini dovrà decidere. La convivenza con Rangnick non sarebbe facile e Paolo non resterebbe a fare sempliceme­nte da parafulmin­e con il suo nome altisonant­e. «La storia della mia famiglia con il Milan è lunga e non finirà», ha detto di recente. Il che non vuol dire che sia pronto a restare a tutti i costi, visto che al Milan c’è già un altro Maldini, Daniel, pronto ad entrare in campo. Gazidis sa che Maldini è un valore per il club, visto il peso della sua immagine a livello internazio­nale. Ma se si dovesse rivelare solo una questione di immagine, il rapporto sarebbe già ai titoli di coda.

Gigio e Romagnoli i contratti sono da allungare In tanti partiranno

●La matassa è aggrovigli­ata, non è facile trovarne il bandolo. La questione dei risparmi è evidente, ma i ritardi nelle scelte sulla nuova conduzione stanno rallentand­o i lavori anche sul fronte dei giocatori. In particolar­e c’è la vicenda dei rinnovi. Il più delicato, il più importante, è quello di Gigio Donnarumma. Il portiere è in scadenza tra un anno, difficile credere che Raiola accetti di prolungare ad occhi chiusi. Ed in tempi brevi. Logica vuole che tutti aspettino l’apertura del mercato per comprender­e se possono arrivare le offerte giuste. L’opzione rinnovo, per Gigio, è probabile che scatti più in là, quando sarà tutto più chiaro. Magari per un solo anno. Guarda caso con Raiola c’è anche Alessio Romagnoli, in scadenza nel 2022. Un altro pezzo pregiato. Per lui c’è meno fretta, ma i prossimi mesi saranno decisivi per capire se sarà un punto fermo per il futuro. Appare segnato il destino dei giocatori a fine contratto. Non si hanno segnali di rinnovo per Begovic, per Kjaer e per Biglia, tutti ritenuti fuori dai programmi. Bonaventur­a potrebbe meritare ancora qualche attenzione, ma nel suo caso il tema economico non fa pensare ad esiti positivi. Semmai le indicazion­i del nuovo allenatore saranno più importanti per valutare se continuare o meno insieme a Reina e Musacchio così come Duarte. Tutti giocatori che in questa stagione hanno soddisfatt­o poco. Tutti segnali che portano ad un sostanzios­o cambio di facce nella rosa. Non soltanto per una questione economica.

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