La Gazzetta dello Sport

Compagnoni: «Cambieremo un po’ lo stile»

- s.v.

●Maurizio Compagnoni, telecronis­ta di Sky: le partite a porte chiuse impoverisc­ono le telecronac­he? «Avevo già lavorato su gare in stadi deserti, ma in Juve-Inter, l’ultima partita che ho coperto prima del “lockdown”, il silenzio era ancora più irreale. Il rumore di fondo del pubblico è fondamenta­le per la riuscita dello spettacolo televisivo. Se posso evito le cabine, prediligo le postazioni all’aperto. Credo che si debba portare il telespetta­tore “dentro” la partita, se però attorno c’è il nulla ambientale, diventa dura».

● Cambia anche lo stile di telecronac­a? «Se sei in mezzo a migliaia di persone urlanti, un minimo di condiziona­mento, anche inconscio, è umano. Io, a stadio pieno, dopo un gol urlo “rete! rete!” e poi sto zitto qualche secondo affinché a casa sentano l’atmosfera sulle tribune. A porte chiuse però i vuoti vanno riempiti e l’enfasi deve essere rimodulata. Per contro, si può tacere quando gli allenatori e i giocatori gridano: quelli possono diventare momenti di cronaca, capire che cosa si dicono».

●Sarà un calcio «surgelato»? «È un’espression­e ingenerosa, il secondo tempo di Juve-Inter è stato bello e adrenalini­co, però penso che l’assenza di tifosi possa incidere sulla partita, abbassarne il ritmo, l’intensità e l’aggressivi­tà. Dopo trequattro giornate dalla ripresa del campionato, sarà interessan­te studiare certe dinamiche di gioco. Per esempio, non mi stupirei se il pressing subisse delle mutazioni».

●I telecronis­ti potranno sforzare meno la voce, non urleranno troppo. Sarà così? «Sarà un po’ come cantare a cappella, senza la musica. Bisognerà stare attenti al possibile stridente contrasto tra le voci alte e queste enormi cattedrali vuote, che diventeran­no gli stadi. Bisognerà evitare l’effetto pugno nello stomaco».

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Telecronis­ta Maurizio Compagnoni, 57 anni, «voce» di Sky Sport

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