Una Lega indipendente Ora i club condividono la voglia di autonomia
Sulle ultime vicende la Lega di A si è sempre espressa a grandissima maggioranza, se non all’unanimità: nella più recente votazione sulla scelta di riprendere a giocare, sull’atteggiamento intransigente da opporre alle televisioni, sul percorso alternativo da intraprendere in caso di necessario stop anticipato alle competizioni. La condivisione d’intenti si ritrova ora nella volontà di fare della Lega un unico grande club esclusivo. Indipendente dalla federazione, completamente autonomo nelle scelte. L’intenzione si è rafforzata nelle ultime settimane, e in particolare negli ultimi giorni: il voto con cui ieri il Consiglio Federale ha approvato la delibera definitiva per la ripartenza del campionato, senza sorpresa per la A, consolida l’idea. La posizione che le società avevano votato in larga maggioranza è stata ribadita nei soli tre voti che appartengono alla Lega: quello del presidente Dal Pino, dell’a.d. nerazzurro Marotta e del numero uno della Lazio Lotito. Proprio Marotta, nell’intervista alla Gazzetta, sottolinea: «Quanto deciso dal Consiglio è l’ulteriore prova di come non ci sia un equilibrio di governance all’interno del sistema calcio». I 18 voti favorevoli all’ultima delibera sono quelli espressi dalla Lega
Dilettanti (6), dai calciatori (4), dalla Lega Pro (3) dagli allenatori (2) e dalla Lega di B, arbitri e presidente federale (uno). Una proporzione che così stabilita non premia la forza economica e il peso politico della massima serie. Che, al contrario, fa da motore per l’intero sistema. «La Lega garantisce il 90% del fatturato del mondo calcio, un gettito intorno al miliardo, eppure è un mondo che non ha una sua autonomia — ribadisce Marotta —. Ecco perché guardo con molta ammirazione alla Premier League, modello di grande autonomia gestionale e regolamentare, pur in presenza di un diritto di veto da parte della Football Association», cioè la federazione inglese.
La Premier League ha fatto dell’indipendenza il suo ricco marchio di fabbrica: in meno di trent’anni di attività, per come oggi è strutturato, il campionato inglese è diventato il più seguito, sponsorizzato e finanziato del pianeta. Nata nel 1992, la Premier è davvero un circolo esclusivo che si autoregolamenta praticamente su tutto. Qualsiasi decisione ha origine nell’assemblea delle società: con 14 voti sui 20 complessivi, una delibera ha la capacità di divenire immediatamente effettiva. Il largo consenso della maggioranza dell’assemblea è sufficiente a introdurre novità nei format, o a modificare delle norme dello statuto in vigore. Tutto quanto resta collegato all’evento sportivo è di stretta competenza dei club. Ovviamente massima autonomia nella distribuzione degli utili derivati da sponsor, merchandising e diritti tv, i più pagati al mondo. Nessun obbligo da parte dei club della Premier League di condividere i ricavi con le serie minori. Le cifre che invece riguardano la Serie A parlano di 135 milioni di euro di mutualità come somma destinata alle categorie inferiori e, in minima parte, alla federazione.
Il voto federale non rispecchia la forza politica ed economica della Serie A