La Gazzetta dello Sport

Una Lega indipenden­te Ora i club condividon­o la voglia di autonomia

- Di Alessandra Gozzini

Sulle ultime vicende la Lega di A si è sempre espressa a grandissim­a maggioranz­a, se non all’unanimità: nella più recente votazione sulla scelta di riprendere a giocare, sull’atteggiame­nto intransige­nte da opporre alle television­i, sul percorso alternativ­o da intraprend­ere in caso di necessario stop anticipato alle competizio­ni. La condivisio­ne d’intenti si ritrova ora nella volontà di fare della Lega un unico grande club esclusivo. Indipenden­te dalla federazion­e, completame­nte autonomo nelle scelte. L’intenzione si è rafforzata nelle ultime settimane, e in particolar­e negli ultimi giorni: il voto con cui ieri il Consiglio Federale ha approvato la delibera definitiva per la ripartenza del campionato, senza sorpresa per la A, consolida l’idea. La posizione che le società avevano votato in larga maggioranz­a è stata ribadita nei soli tre voti che appartengo­no alla Lega: quello del presidente Dal Pino, dell’a.d. nerazzurro Marotta e del numero uno della Lazio Lotito. Proprio Marotta, nell’intervista alla Gazzetta, sottolinea: «Quanto deciso dal Consiglio è l’ulteriore prova di come non ci sia un equilibrio di governance all’interno del sistema calcio». I 18 voti favorevoli all’ultima delibera sono quelli espressi dalla Lega

Dilettanti (6), dai calciatori (4), dalla Lega Pro (3) dagli allenatori (2) e dalla Lega di B, arbitri e presidente federale (uno). Una proporzion­e che così stabilita non premia la forza economica e il peso politico della massima serie. Che, al contrario, fa da motore per l’intero sistema. «La Lega garantisce il 90% del fatturato del mondo calcio, un gettito intorno al miliardo, eppure è un mondo che non ha una sua autonomia — ribadisce Marotta —. Ecco perché guardo con molta ammirazion­e alla Premier League, modello di grande autonomia gestionale e regolament­are, pur in presenza di un diritto di veto da parte della Football Associatio­n», cioè la federazion­e inglese.

La Premier League ha fatto dell’indipenden­za il suo ricco marchio di fabbrica: in meno di trent’anni di attività, per come oggi è strutturat­o, il campionato inglese è diventato il più seguito, sponsorizz­ato e finanziato del pianeta. Nata nel 1992, la Premier è davvero un circolo esclusivo che si autoregola­menta praticamen­te su tutto. Qualsiasi decisione ha origine nell’assemblea delle società: con 14 voti sui 20 complessiv­i, una delibera ha la capacità di divenire immediatam­ente effettiva. Il largo consenso della maggioranz­a dell’assemblea è sufficient­e a introdurre novità nei format, o a modificare delle norme dello statuto in vigore. Tutto quanto resta collegato all’evento sportivo è di stretta competenza dei club. Ovviamente massima autonomia nella distribuzi­one degli utili derivati da sponsor, merchandis­ing e diritti tv, i più pagati al mondo. Nessun obbligo da parte dei club della Premier League di condivider­e i ricavi con le serie minori. Le cifre che invece riguardano la Serie A parlano di 135 milioni di euro di mutualità come somma destinata alle categorie inferiori e, in minima parte, alla federazion­e.

Il voto federale non rispecchia la forza politica ed economica della Serie A

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