E il City ha iniziato la battaglia al Cas contro lo stop
Prima udienza ieri a Losanna del club di Guardiola per evitare la squalifica europea per 2 anni De Bruyne: «Potrei lasciare»
Tre giorni per decidere due anni. E’ cominciata ieri in video conferenza, nella sede di Losanna, in Svizzera, l’udienza della Court of Arbitration for Sport dedicata al caso Manchester City. Il 14 febbraio scorso l’Uefa squalificò il club inglese per due stagioni, con l’aggiunta di una multa di 28 milioni di euro, per «gravi violazioni del fair play finanziario», relative al periodo 2012-2016, in cui, secondo la federazione europea, il City avrebbe infranto le regole «alterando i ricavi di sponsorizzazione nei suoi conti e nelle informazioni di pareggio», con l’aggravante della mancata «collaborazione seria alle indagini». Il City, che ha sempre proclamato la sua innocenza, denunciando la mancanza di correttezza da parte dell’Uefa, ad esempio nella diffusione di informazioni riservate, si è appellato al Cas, nella consapevolezza che non sarà facile scardinare l’impianto accusatorio. Il club ha ribadito la legalità dei comportamenti e ha sguinzagliato un pool di legali di statura mondiale per difendersi e cercare di ridurre almeno l’entità della pena.
Futuro
Il segretario generale del Cas, lo svizzero Matthieu Reeb, ha confermato l’inizio dei lavori, destinati a protrarsi fino a mercoledì. La sentenza definitiva è attesa a luglio. Il verdetto condizionerà il futuro del club. Pep Guardiola, con il contratto in scadenza nel 2021, ha garantito di voler «onorare il contratto», esprimendo persino il desiderio di allungare il rapporto di lavoro con il City, cominciato nel 2016, ma un’eventuale conferma dei due anni di stop europeo potrebbe rimettere tutto in gioco. Tra i calciatori, le dichiarazioni più preoccupanti sono state firmate dal belga Kevin De Bruyne: «Due anni lontano dalla Champions sono tanti. Una stagione sola ci potrei pensare».
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