La Gazzetta dello Sport

Bruce Lee amico mio

JABBAR: «20 ANNI IN NBA CON I SUOI INSEGNAMEN­TI» Kareem ricorda il re delle arti marziali, con cui recitò in un film «Un maestro, ma uscivamo insieme e parlavamo di filosofia»

- Di Davide Chinellato

Mister Gancio Cielo ha un segreto. Se Kareem Abdul-Jabbar ha giocato quasi 20 anni in Nba diventando il miglior realizzato­re, se ha vinto 6 anelli e 6 mvp, lo deve anche ad un’amicizia particolar­e: quella con Bruce Lee. E agli insegnamen­ti della leggenda delle arti marziali, morta nel 1973 a 32 anni in circostanz­e mai del tutto chiarite. «Mi sono allenato con lui per 4 anni - ha detto Abdul-Jabbar a Espn parlando di Be Water, il documentar­io sulla vita di Lee che il network sportivo ha trasmesso domenica sera-. Se ho avuto una carriera così lunga e priva di grossi infortuni, il merito è anche di quello che ho imparato da lui». Lee e Abdul-Jabbar erano amici, così tanto che Kareem ha sentito il bisogno di riprendere pubblicame­nte Quentin Tarantino per il modo in cui ha dipinto Lee nel suo ultimo film, C’era una volta a Hollywood. Abdul-Jabbar e Lee hanno anche recitato insieme in L’ultimo combattime­nto di Chen, film uscito nel 1978, cinque anni dopo la morte della star delle arti marziali. La scena di combattime­nto tra Bruce, 173 centimetri, e Kareem, 218, è considerat­a una delle più intense della storia del cinema.

Il primo incontro

Abdul-Jabbar si chiamava ancora Lew Alcindor quando nel 1967, prima del suo terzo anno a Ucla, bussò per la prima volta alla porta di Lee. «Avevo studiato arti marziali quell’estate a New York, aikido. Tornato a Los Angeles volevo continuare e un amico mi consigliò di andare da lui. Mi disse di provare a dare calci e pugni ad un sacco da boxe, che lui avrebbe retto. Lo feci. Bruce a quel punto chiamò sua moglie, Linda. Mi disse che avrei dovuto reggerle il sacco. Pesava 50-55 chili, pensai che non sarebbe stato un problema. Lei diede un calcio al sacco così forte che mi fece volare dall’altra parte della stanza. Capii in quel momento che avevo trovato la persona giusta».

L’allievo e il maestro

Abdul-Jabbar ha portato gli insegnamen­ti di Lee anche sul campo di gioco. «Bruce sottolinea­va sempre l’importanza dello stretching: prima di ogni nostro allenament­o facevamo stretching. Mi ha insegnato la disciplina e la spirituali­tà delle arti marziali: è uno dei motivi principali per cui sono riuscito a giocare al massimo livello in Nba senza subire infortuni gravi. Le arti marziali mi hanno permesso di capire meglio cosa voleva dire essere preparati per fare le cose. Non puoi essere competitiv­o in uno sport e limitarti a quello. Le arti marziali mi hanno aperto la mente e fatto capire che potevo essere bravo in altre cose. E che anche nel basket la disciplina conta molto più dell’altezza: abilità atletiche e voglia di allenarsi sono molto più importanti dei centimetri». Quello tra Abdul-Jabbar e Lee diventa presto un rapporto di amicizia, non solo quello tra un insegnante e uno dei suoi tanti allievi-vip. «Non era solo il mio maestro: eravamo amici, uscivamo insieme, parlavamo di filosofia. Gli ho spiegato le ragioni delle battaglie per i diritti civili di cui ero parte: lui sapeva

●Kareem Abdul-Jabbar girò nel 1972 “L’ultimo combattime­nto di Chen”, film in cui interpreta il cattivo. Venne finito nel ‘78, postumo, perché Bruce Lee interruppe le riprese per recitare ne “I tre dell’operazione drago” che i neri avevano problemi in America, ma non ne conosceva la ragione. Quando gli ho spiegato i motivi, li capiva benissimo, visto che da ragazzo a Hong Kong aveva dovuto subire le stesse discrimina­zioni. Un conflitto che ha portato anche a Hollywood, perché sapeva che la sua vera battaglia non era sul materassin­o ma sullo schermo, per combattere il modo in cui gli asiatici erano dipinti al cinema».

Il film

I 5 minuti di combattime­nto tra Lee e Abdul-Jabbar nel film in cui appaiono insieme sono adrenalina pura. Sono state girate nel 1972, dopo la terza stagione Nba di Kareem (che giocava ancora per i Bucks), per una pellicola di cui Lee era anche regista ma che abbandonò perché gli fu offerto il ruolo di protagonis­ta ne I tre dell’operazione Drago, film uscito un mese dopo la sua morte. «Dopo esserci tanto allenati insieme, sia io che Bruce pensavamo che fare un film insieme sarebbe stata una grande idea - racconta Kareem -. Conoscevo molto bene i suoi movimenti: abbiamo solo dovuto rispettare il copione». Kareem nel film è uno dei cattivi, che Lee affronta in una pagoda, in un combattime­nto che mostra quanto la leggenda del basket aveva imparato dal suo maestro. Il film dopo la morte di Lee venne abbandonat­o e fu completato nel 1978. «Bruce era pronto per fare la storia del cinema - lo ha ricordato Kareem -. Ma era un bravo ragazzo, che metteva la famiglia al primo posto e aveva un grande rispetto per i suoi amici. Mi manca molto».

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2 Kareem con la maglia di Milwaukee, per cui giocava nel 1972 quando fu girato “L’ultimo combattime­nto di Chen” 3 Kareem Abdul-Jabbar e Bruce Lee insieme sul set
1 1 Una scena con Bruce Lee e Kareem Abdul-Jabbar 2 Kareem con la maglia di Milwaukee, per cui giocava nel 1972 quando fu girato “L’ultimo combattime­nto di Chen” 3 Kareem Abdul-Jabbar e Bruce Lee insieme sul set
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