“IMMUNI” FUNZIONA COSÌ PRIVACY ED EFFICACIA: LA APP TRACCIA-CONTAGI PARTE E FA DISCUTERE
Tra dubbi e intoppi al via in quattro Regioni. Poi nel resto del Paese «Utile per scoprire nuovi focolai». Già oltre 2 milioni i download Salvini: «Non la scaricherò». Un’indagine: contrari 3 italiani su 10
E alla fine arrivò anche Immuni.
Ovvero l’applicazione per iPhone e telefoni Android - gratuita e volontaria - destinata a semplificare il tracciamento dell’epidemia e avvertire se si è entrati in contatto con persone poi risultate positive. L’app è da ieri operativa in quattro Regionipilota: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia, un modo per andare da Nord a Sud. Nel resto del Paese sarà attivata gradualmente ma si ipotizza la data unica del 15 giugno. È però già scaricabile da tutti: lo hanno fatto più di 2 milioni di cittadini e sarebbero di più se alcuni non la avessero confusa con una applicazione didattica in inglese. Eppure dovremmo già essere abituati: secondo dati del 2019, su ogni nostro smartphone ci sono in media 22 app. «Via via Immuni partirà a livello nazionale — spiega Paola Pisano, ministra dell’Innovazione —: l’applicazione è utile proprio in questo momento di ripresa delle attività e per muoversi in sicurezza». In realtà: anche ieri c’era chi lamentava difficoltà nel download, disponibile solo per le ultime versioni dei dispositivi iOs e Android. Non “gira”, per esempio, con iPhone 6 (modello del 2014 e precedenti) ma, secondo StatCounter, nove apparecchi Android su dieci in Italia sono compatibili. «Immuni usa la tecnologia messa a disposizione da Apple e Google», si giustificano gli sviluppatori. E ieri è stato risolto il problema che non installava l’app su apparecchi Huawei.
Cerchiamo di capire come funziona Immuni. Concepita dai milanesi di Bending Spoons, è stata scelta dal governo in aprile ma arriva nei nostri telefoni in ritardo, anche per la decisione di rivali come Google ed Apple di collaborare alla semplificazione delle applicazioni di tracciamento. L’app, che si basa su Bluetooth, «non accede alla rubrica, non invia sms e non chiede il numero di telefono all’utente», assicura la Pisano. Per capirne di più, ci siamo rivolti a Stefano Zanero, docente di Sicurezza informatica al Politecnico di Milano: «Per contrastare qualsiasi malattia infettiva si utilizza il metodo delle “tre T”: testare, tracciare, trattare. Ma il Covid è molto veloce e serve un supporto automatico per ricostruire con chi siamo stati a contatto. Immuni scambia codici numerici, che non identificano le persone, con i cellulari che stanno intorno a noi e che abbiano installata la medesima applicazione. Quando qualcuno che usa Immuni viene trovato positivo, può volontariamente fornire il codice anonimo che c’è sulla sua app. Questo codice viene segnalato a tutte le altre app che riportino proprio quel codice nel registro di chi hanno incontrato. E che avvertono il proprietario del cellulare: “Hai incrociato un soggetto dimostratosi positivo”». Da chiarire cosa significhi “incontrare”. «I contatti che l’Oms definisce significativi sono quelli durati più di 15 minuti e a meno di 2 metri di distanza. Quindi, tendenzialmente, persone che conosciamo. Ma possiamo non ricordare tutti coloro che abbiamo visto nei 14 giorni precedenti: o può trattarsi di qualcuno che viaggiava in treno con noi oppure ci sedeva vicino al bar».
L’app non piace a tutti.
E non solo per autogol iniziali come la schermata che prevedeva una donna con un bimbo e un uomo al computer. Il tema centrale è la difesa della privacy, ieri cavalcato anche da Matteo Salvini («Non la scarico fino a quando non ho garanzia assoluta di come vengono trattati e custoditi i miei dati», ha detto il leader leghista). Immuni ha avuto il via libera del Garante della privacy ed è peraltro curioso che la paura del Grande Fratello riemerga davanti a una emergenza pubblica ma non nel quotidiano uso (e abuso) dei social network. «Al di fuori di una epidemia — ragiona Zanero - un tracciamento di questo tipo sarebbe di certo discutibile. Ma Immuni è molto tutelante: non c’è geolocalizzazione e i dati restano a bordo del nostro cellulare, non c’è un server esterno che registri gli incontri. Ne esiste solo uno con l’elenco di chi volontariamente si è dichiarato positivo. Funzionerà? Tracciare servirebbe a poco se fossimo a livelli da nuovo lockdown: con i numeri attuali in Lombardia, ha invece qualche utilità, perché sì, c’è un certo numero di contagi ma la situazione non è esplosiva. Il vero punto è che manca il tracciamento manuale, cioè chi domanda a qualcuno che sia risultato positivo chi abbia incontrato di recente».
Le previsioni sull’utilizzo fanno pensare.
Un sondaggio realizzato dall’Università Cattolica di Cremona valuta che solo il 40% degli italiani scaricherà Immuni (più gli anziani dei giovani, maggiormente preoccupati di perdere la libertà) e che il 30% nemmeno la vuole. Del resto, la stessa indagine della Croce Rossa basata sui test sierologici è stata prorogata fino a fine giu
I NODI
Il debutto in Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia: e la ministra Pisano (nella foto) assicura che i dati personali resteranno tutelati. Così Zanero, docente del Politecnico: «La velocità del Covid richiede un tracciamento automatico». Contagi, il 70% dei nuovi positivi in Lombardia