Il record in una maglia «E la Champions mi ronza in testa...»
Con 648 presenze in Serie A ha superato Maldini Maglia celebrativa con impresso il record di Gigi
Per diventare adulto a Gigi Buffon non sono bastate nemmeno 648 partite di Serie A. Quasi 60mila minuti su un campo di pallone: come se avesse passato un mese e mezzo della vita in piedi, davanti a una porta, ad aspettare che qualcuno gli sparasse addosso. Ancora oggi, a 42 anni suonati, è un ragazzino di animo e di cuore: mai sazio, pensa a come divertirsi domani piuttosto che alla gioia dell’oggi. L’ultima, il record di presenze in A, non è un punto d’arrivo, ma un traguardo verso nuovi lidi sconosciuti al resto del genere umano: «Se ho le motivazioni giuste, sto così bene e posso fare partita di livello alto, perché rifiutare un dono che la vita mi ha dato?», si è chiesto ieri a Sky dopo aver battuto il Torino e Maldini in un colpo solo. Intanto, questa seconda vita da secondo e senza la faccia gli sta regalando sensazioni sconosciute: «Mi sto riconciliando col calcio, per 23 anni ho avuto responsabilità e pressione, ora sono tornato nella fase iniziale, quella dell’entusiasmo». Solo quando si accorgerà che il fisico sta mollando davvero, Gigi ammainerà la bandiera: da come ha respinto il Toro non sembra il momento. Lo ha beffato su rigore solo Belotti, che era già nel destino: nel 2015-16 interruppe il record di imbattibilità di 974’.
648uffon
Per un caldo pomeriggio di luglio è diventato soltanto «648uffon», come la scritta sulla maglia sua e dei compagni.
Tutta la squadra lo ha omaggiato così, un modo per celebrare la vertigine: non c’è giocatore più presente di Buffon nella storia del campionato. Ieri, nel derby vinto col Toro, è arrivato a quota 648 presenze, mettendo il muso davanti a Paolo Maldini, altra leggenda ed ex compagno di battaglie azzurre. Non era in discussione il se, ma solo il quando: il sorpasso è arrivato ieri durante una festa apparecchiata proprio per Gigi. Da giorni era d’accordo con Maurizio Sarri per strappare il primato nel derby e nella settimana in cui ha messo l’ennesimo autografo: ha allungato la leggenda di un’altra stagione, starà a Torino da secondo di Szczesny anche il prossimo anno. Intanto, ieri ha scritto una paginetta di storia che tanti leggeranno e che, assai difficilmente, qualcuno cambierà. Il record sarebbe arrivato molto prima se il destino non avesse messo più volte lo zampino: per una stagione Gigi è sceso di un piano, in serie B, poi due anni fa, a sorpresa, ha scelto di provare come si vive nella Ville Lumière. «Non era un grande problema aspettare ancora, ci stiamo giocando tanto - ha aggiunto ieri –. Prima della gara non mi toccava perché era in palio qualcosa di più grande, al fischio finale mi sono sentito molto orgoglioso».
Riprovarci
Quando provò per la prima volta questo brivido, il 19 novembre 1995, il mondo aveva altri pensieri: si combatteva nei Balcani, nemmeno l’ombra di una pandemia. In quel Parma-Milan
0-0 aveva 17 anni, 295 giorni e una voglia smisurata di conquistare il mondo: «Ero più spensierato, scanzonato, avevo tantissimi sogni, alcuni grandiosi: se sono arrivato qua adesso è perché non mi sono mai accontentato», ha aggiunto ieri. Dei tanti desideri trasformati in realtà, ne manca uno soltanto. Sempre lo stesso, un chiodo conficcato in testa: «La Champions mi ronza, spero che la vita mi riservi un gran finale», ha concluso ieri. Avrà questo strano agosto e la prossima stagione per provarci ancora e ancora. Nel mentre, metterà altra strada tra sé e Maldini, senza diventare mai davvero adulto.