La Gazzetta dello Sport

Scudetto più lontano «Sconfitta pesante, ma non molleremo»

Il tecnico: «Assenze in attacco decisive e sfortuna negli episodi chiave, ora testa alla gara di Lecce»

- Di Nicola Berardino- ROMA

Ora il sogno scudetto è proprio finito? Tutto in una serata, tutto per una sconfitta. Simone Inzaghi non vorrebbe trovare una risposta. Gli sembra incredibil­e il k.o. che smontato la sua Lazio in una serata. «Una sconfitta che pesa per la classifica, per la nostra rincorsa - sottolinea Simone Inzaghi nel dopo partita -. Avevano delle difficoltà oggettive, come quelle di non giocare con punte di ruolo contro una squadra come il Milan. E non siamo stati fortunati negli episodi chiave e non siamo riusciti a far girare a nostro favore alcuni episodi che potevano fare evitare una sconfitta pesante, ma non molleremo niente. Cercheremo di recuperare gli infortunat­i. Ma dobbiamo guardare avanti e pensare alla gara di Lecce».

Gli ostacoli

Rivedere Stefano Pioli per Simone Inzaghi è sempre come tornare al suo punto di partenza. A quel 3 aprile 2016 quando venne chiamato dal presidente Lotito proprio per sostituire il tecnico emiliano sulla panchina biancocele­ste. Oltre il momento dei saluti, Inzaghi si è immerso nella giungla delle sue ansie. Perché non avere Immobile e Caicedo in una gara da vincere a tutti i costi è un peso indescrivi­bile. E dalle prime battute il vocione dell’allenatore della Lazio reclama spazi più ravvicinat­i fra Correa e Luis Alberto per duettare in avanti. Così sollecita Milinkovic a catapultar­si in attacco.

L’impression­e che alla Lazio possa mancare la chiave giusta per entrare in area attanaglia subito Inzaghi. E se il gol di svantaggio richiama solo una rimonta da allestire come nelle ultime due gare, il bis del Milan crea altre apprension­i nel tecnico, assolutame­nte diverse da quelle attraversa­te contro Fiorentina e Torino prima di risalire verso i tre punti. Ma non è la Lazio dei giorni da ricordare. E quando il Milan arriva al 3-0. Inzaghi vede sfuggire ogni strategia con l’emergenza che si è aperta dall’attacco. Inzaghi riporta indietro Luis Alberto, poi sposta in avanti Milinkovic. Ma il serbo va k.o. e chiede il cambio. L’immagine dell’uomo mercato da cento milioni che lascia il campo dà l’idea più dura dei titoli

Simone Inzaghi, 44 anni, ex attaccante, è alla quinta stagione alla guida della Lazio dopo una lunga trafila nelle giovanili. Col club di Lotito ha vinto una Coppa Italia e due Supercoppe di coda su un sogno che si è allontanat­o perfidamen­te oltre quei sette punti di vantaggio sventaglia­ti dalla classifica dopo il successo della Juventus nel derby. I numeri non dissolvono tutti i progetti, ma otto gare dalla fine in questa serata dell’Olimpico gonfia di rabbia non danno alcun invito a guardare avanti, nemmeno allo scontro diretto di Torino che si preannunci­ava come la scena madre di tutto il campionato. Si è frantumata la Lazio di Inzaghi nel giorno in cui voleva volare verso altri record. Si,a partire da quello delle 22 vittorie di fila in campionato a portata di mano dopo l’exploit di Torino. Ma il volto di Inzaghi a fine partita si incentra solo sul presente di questa partita che è riuscita in tutti i modi a demolire quel sogno costruito in silenzio. Non c’entra il Milan con la sua vittoria onesta e piena di valori. È la Lazio che si trova dinanzi allo specchio con se stessa. Per interrogar­si certo sui limiti che sono emersi prepotente­mente, ma anche per farsi una ragione degli ostacoli incontrati col Milan.

Orgoglio

Avevamo delle difficoltà e non siamo riusciti a girare gli episodi a nostro favore

È probabile che perderemo altri giocatori che si sono infortunat­i. Ma non ci abbattiamo

«Noi conosciamo il percorso che abbiamo fatto. Ora probabilme­nte perderemo altri giocatori che si sono infortunat­i Ma non molliamo anche dopo questa sconfitta». è il diktat di orgoglio di Inzaghi e della sua Lazio

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