Scudetto più lontano «Sconfitta pesante, ma non molleremo»
Il tecnico: «Assenze in attacco decisive e sfortuna negli episodi chiave, ora testa alla gara di Lecce»
Ora il sogno scudetto è proprio finito? Tutto in una serata, tutto per una sconfitta. Simone Inzaghi non vorrebbe trovare una risposta. Gli sembra incredibile il k.o. che smontato la sua Lazio in una serata. «Una sconfitta che pesa per la classifica, per la nostra rincorsa - sottolinea Simone Inzaghi nel dopo partita -. Avevano delle difficoltà oggettive, come quelle di non giocare con punte di ruolo contro una squadra come il Milan. E non siamo stati fortunati negli episodi chiave e non siamo riusciti a far girare a nostro favore alcuni episodi che potevano fare evitare una sconfitta pesante, ma non molleremo niente. Cercheremo di recuperare gli infortunati. Ma dobbiamo guardare avanti e pensare alla gara di Lecce».
Gli ostacoli
Rivedere Stefano Pioli per Simone Inzaghi è sempre come tornare al suo punto di partenza. A quel 3 aprile 2016 quando venne chiamato dal presidente Lotito proprio per sostituire il tecnico emiliano sulla panchina biancoceleste. Oltre il momento dei saluti, Inzaghi si è immerso nella giungla delle sue ansie. Perché non avere Immobile e Caicedo in una gara da vincere a tutti i costi è un peso indescrivibile. E dalle prime battute il vocione dell’allenatore della Lazio reclama spazi più ravvicinati fra Correa e Luis Alberto per duettare in avanti. Così sollecita Milinkovic a catapultarsi in attacco.
L’impressione che alla Lazio possa mancare la chiave giusta per entrare in area attanaglia subito Inzaghi. E se il gol di svantaggio richiama solo una rimonta da allestire come nelle ultime due gare, il bis del Milan crea altre apprensioni nel tecnico, assolutamente diverse da quelle attraversate contro Fiorentina e Torino prima di risalire verso i tre punti. Ma non è la Lazio dei giorni da ricordare. E quando il Milan arriva al 3-0. Inzaghi vede sfuggire ogni strategia con l’emergenza che si è aperta dall’attacco. Inzaghi riporta indietro Luis Alberto, poi sposta in avanti Milinkovic. Ma il serbo va k.o. e chiede il cambio. L’immagine dell’uomo mercato da cento milioni che lascia il campo dà l’idea più dura dei titoli
Simone Inzaghi, 44 anni, ex attaccante, è alla quinta stagione alla guida della Lazio dopo una lunga trafila nelle giovanili. Col club di Lotito ha vinto una Coppa Italia e due Supercoppe di coda su un sogno che si è allontanato perfidamente oltre quei sette punti di vantaggio sventagliati dalla classifica dopo il successo della Juventus nel derby. I numeri non dissolvono tutti i progetti, ma otto gare dalla fine in questa serata dell’Olimpico gonfia di rabbia non danno alcun invito a guardare avanti, nemmeno allo scontro diretto di Torino che si preannunciava come la scena madre di tutto il campionato. Si è frantumata la Lazio di Inzaghi nel giorno in cui voleva volare verso altri record. Si,a partire da quello delle 22 vittorie di fila in campionato a portata di mano dopo l’exploit di Torino. Ma il volto di Inzaghi a fine partita si incentra solo sul presente di questa partita che è riuscita in tutti i modi a demolire quel sogno costruito in silenzio. Non c’entra il Milan con la sua vittoria onesta e piena di valori. È la Lazio che si trova dinanzi allo specchio con se stessa. Per interrogarsi certo sui limiti che sono emersi prepotentemente, ma anche per farsi una ragione degli ostacoli incontrati col Milan.
Orgoglio
Avevamo delle difficoltà e non siamo riusciti a girare gli episodi a nostro favore
È probabile che perderemo altri giocatori che si sono infortunati. Ma non ci abbattiamo
«Noi conosciamo il percorso che abbiamo fatto. Ora probabilmente perderemo altri giocatori che si sono infortunati Ma non molliamo anche dopo questa sconfitta». è il diktat di orgoglio di Inzaghi e della sua Lazio