Pallotta-Fonseca: è pace La Roma per ora respira
Il presidente: «Sto con Paulo». Il tecnico: «Tutto ok» Tocca all’asse Smalling, Veretout, Dzeko. E c’è Zaniolo
Diciamo la verità, il mondo dei social sembra facile da metabolizzare. Un commento, un giudizio, una stroncatura, un incoraggiamento: tutto sembra avere la levità della parola che evapora. Invece non è così. Occorrono spiriti forti per reggere all’urto che persino una dichiarazione apparentemente scontata l’appoggio di un presidente ad un allenatore fortemente voluto alla vigilia di una partita decisiva per il 5° posto - sembra trascinare con sé. Così non colpisce tanto che James Pallotta twitti: «Il futuro di Paulo Fonseca non è in dubbio. Ha il mio pieno supporto», quanto quello che il presidente sarà stato costretto a leggere (italiano, romanesco, inglese, il significato è sempre lo stesso) su di sé. Un florilegio di insulti o ricordi di sue promesse di mercato o di appoggi ad antichi allenatori poi smaterializzatisi in cessioni (i giocatori) o esoneri (i tecnici).
Contestazione
Insomma, c’è un passato che non passa mai, sottolineato anche da due striscioni appesi ieri dai tifosi fuori dai cancelli di Trigoria. Questo il contenuto: «Dirigenza e calciatori, dov’è il rispetto per i nostri colori?», «Dirigenti assenti, squadra senza dignità. Siete la vergogna di questa città». Insomma, non resta che sperare che la partita contro il Napoli spazzi via le nubi, che restano dense, nonostante il raggio di sole che regala a a tutti il rientro fra i titolari di Nicolò Zaniolo, a poco meno di sei mesi dal suo grave infortunio al ginocchio destro, occorsogli contro la Juve. «Io ho sempre sentito il supporto della società - spiega l’allenatore della Roma -. Non mi sono mai sentito abbandonato. È normale che il presidente, dopo la sconfitta con l’Udinese, sia stato arrabbiato, anche io lo ero».
Totti, Gattuso e il no
Così il portoghese può ricambiare la cortesia, spiegando come non ci sia «nessuna relazione tra il momento negativo e il passaggio di proprietà» sfumato. Le conseguenze del discorso, perciò sono palesi: trarre le conclusioni è prematuro. «Dobbiamo terminare la stagione. Ci sono nove partite da giocare e l’Europa League. Non è il momento dei bilanci». Proprio vero, anche se il duello di stasera riporta alla memoria la scorsa stagione, quando - prima della scelta di Fonseca - l’allora dirigente Totti offrì la panchina della Roma a Gattuso, che declinò l’offerta. Altri tempi. Ora tocca al portoghese studiare strategie. D’altronde, con tutti questi incontro ravvicinati, è difficile pensare a cambiamenti strutturali, sia nel sistema di gioco che nella preparazione. Così, se da un lato Fonseca lascia aperta la porta alla possibilità di vedere la difesa a tre, dall’altro respinge le ipotesi di stanchezza che tanti calciatori, ad amici e agenti, hanno confidato in questi giorni. «Io faccio sempre l’analisi della gara. Ora è importante trovare soluzioni ai problemi. Devo farlo per migliorare. E non è vero che i ragazzi mi hanno confidato di essere stanchi».
Asse portante
Insomma, ottime notizie sia in vista del Napoli, sia per l’Europa League. Così l’impressione è che Fonseca voglia affidarsi all’asse centrale, composta di esperienza e grinta, per far lievitare il gioco. Sulla direttrice composta da Smalling, Veretout e Dzeko, infatti, si costruiranno le fortune della Roma al San Paolo, mentre i dubbi sono in difesa (ballottaggio Mirante-Lopez e Zappacosta-Santon) e in attacco (sfida a tre tra Kluivert, Perez e Under). Zaniolo, per il momento, fungerà da talismano, in attesa di giorni migliori. «È il momento di lavorare e non pensare che sia tutto finito. È normale che dopo queste due partite i tifosi non siano soddisfatti, come non lo sono io. Dobbiamo giocare per vincere, con cattiveria, proprio per i tifosi». E anche per un Pallotta che, dall’altra parte dell’Atlantico, prova a ricordare a tutti che quello con Fonseca è nato come un grande amore. E sarebbe un peccato doverlo così in fretta archiviare come un calesse.
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