Eriksen tocca a te
L’INTER LO PRETENDE PIÙ TRASCINATORE E PIÙ CONTINUO
Il danese, titolare col Bologna, guida l’assalto al 2° posto: da lui si vuole qualità, cattiveria e dialogo in attacco per andare a -1 dalla Lazio
La sua avventura italiana finora è stata come un giro continuo sulle montagne russe. Prima su, poi giù, poi di nuovo su, poi di nuovo giù. D’altronde se ti chiami Christian Eriksen, se mezza Europa che conta era sulle tue tracce e se l’Inter ti ha inseguito e comprato per rivaleggiare con CR7, non può essere altrimenti. Ecco perché il centrocampista danese non smette di far parlare di sé e ha sempre i fari puntati addosso. Prima per le difficoltà a entrare nella macchina dai meccanismi perfetti di Conte, poi per aver fatto cambiare idea ad Antonio che per lui ha rimodellato la squadra con il 3-4-1-2, infine per aver steccato due partite facendo temere un ritorno nell’anonimato dopo alcuni lampi da super-giocatore. Christian è così, è sempre stato così: prendere o lasciare. L’Inter l’ha preso e dopo le settimane di conoscenza reciproca, più i mesi di distanziamento forzato durante il lockdown e la ripresa ad Appiano, l’ha messo al centro della squadra. Ora è lui che deve dare risposte sempre più convincenti, spingendo l’Inter a -1 dalla Lazio. Perché questo pezzo di stagio- ne diventi il miglior allenamento – se così si può dire - per l’anno prossimo, con le ambizioni nerazzurre moltiplicate rispetto a oggi, visto il colpo Hakimi già in casa e una lista della spesa molto interessante.
Prima e dopo
Per Eriksen e l’Inter c’è un prima e c’è un dopo. Sino all’8 marzo l’ex Tottenham non era mai stato titolare nelle partite importanti, aveva segnato il gol in casa del Ludogorets e aveva mostrato solo qualche lampo, come la traversa da lontanissimo presa con il Milan. Da metà giugno, grazie anche a una condizione fisica molto più convincente (e al suo vocabolario italiano molto più completo...), Conte gli ha affidato il motore dell’Inter. E adesso gli chiede continuità e maturità.
Perché deve essere Chris a far girare la squadra in ogni momento e non viceversa. Contro il Napoli il danese in Coppa Italia ha segnato dal calcio d’angolo; contro la Sampdoria ha messo velocità al pallone nerazzurro e pericolosità nei calci piazzati; contro Sassuolo e Parma ha spento la luce, forse perché doveva rifiatare; con il Brescia si è riposato in panchina per 70 minuti e poi ha trovato il tempo per segnare il primo gol in Serie A in tap-in.
Numeri in crescita
Al di là dei voti in pagella, leggendo le statistiche del campionato si vede bene che l’Eriksen di oggi è sulla strada giusta, perché ha fatto un balzo in avanti rispetto al giocatore visto nell’inverno nerazzurro. Sono cresciuti i tiri, gli assist, le occasioni create per i compagni, i passaggi positivi. Tutto è raddoppiato ma ora c’è un altro step da fare. Con il Bologna Chris tornerà al suo posto, dove può fare tantissimo. Il k.o. della Lazio riapre i giochi per il secondo posto e lui stavolta dovrà prendersi più responsabilità, essere più centrale nel gioco rispetto alle ultime uscite da titolare con Sassuolo e Parma. E poi dialogare di più con la coppia d’attacco, che sia la Lu-La ma anche con Sanchez, tirare fuori quei colpi di biliardo che danno all’Inter più soluzioni e la rendono imprevedibile. Tocca a Christian adesso alzare la famosa asticella richiamata tante volte da Conte.