LECLERC IN PIEDI
Miracolo Ferrari: è secondo E non s’inginocchia con Hamilton
di Perna, Salvini3 PAG 38-39-41. Commento di Cremonesi PAG 33 (Foto: i piloti in ginocchio per Floyd, Leclerc resta in piedi. A sinistra la Ferrari di Charles)
Ealla fine l’ha fatto, si è inginocchiato sull’asfalto e ha lanciato il suo messaggio a tutto il mondo. La maglia nera con su scritto “End Racism”, basta al razzismo, e al collo una catena con il lucchetto, simbolo della schiavitù. Lewis Hamilton aspettava la prima gara del Mondiale postCovid per portare in F.1 la sua battaglia personale contro la disuguaglianza e le discriminazioni. E prima del via, ha compiuto lo stesso gesto che il giocatore di football americano Colin Kaepernick fece nel 2016 sfidando il presidente Donald Trump. «Ho incontrato Colin un paio di anni fa al GP degli Usa, dopo quell’episodio ha perso il lavoro, mi dispiace non averlo più rivisto, ma nel frattempo ho fatto la mia parte», dirà più tardi Hamilton parlando dell’inchino.
Nessuna forzatura
Lo hanno spalleggiato tutti, in particolare Vettel e Grosjean, che «durante la riunione dei piloti si sono fatti avanti per mettere in pratica l’idea. Non ho chiesto a nessuno di inginocchiarsi. Io mi sentivo di farlo — continua Lewis — e sono grato a chi è stato con me». Dunque nessuna polemica con Leclerc, Verstappen, Sainz, Kvyat, Raikkonen e Giovinazzi, che hanno partecipato, ma senza inginocchiarsi. «Il gesto in sé non fa differenza. È importante che il messaggio, lanciato con l’aiuto della Mercedes e della Formula 1, adesso non muoia, dobbiamo tutti impegnarci per sostenerlo».
Decisione tardiva
Peccato che poi Hamilton non abbia coronato la domenica con un risultato altrettanto memorabile. Ha stupito la decisione dei commissari Fia che, grazie a un video presentato dalla rivale Red Bull, lo hanno retrocesso di 3 posti poco prima che la gara prendesse il via, constatando che non aveva rallentato abbastanza nel suo ultimo giro di qualifica quando sono apparse le bandiere gialle per l’uscita di pista di Valtteri Bottas. Il finlandese è così scattato dalla pole con al fianco la Red Bull di Verstappen, mentre Hamilton è partito 5o perdendo tempo a superare Norris e Albon, dopo il ritiro di Max. «Ho pensato che l’unica possibilità di superare Valtteri fosse rischiare una strategia alternativa, ritardando la prima sosta e montando gomme più morbide. Però è arrivata la Safety Car — spiega Hamilton — e siamo stati obbligati a fermarci entrambi, facendo sfumare questa possibilità».
Punizione esagerata
L’inglese è rimasto per tutta la gara in scia a Bottas, finché è stato a sua volta attaccato dalla Red Bull di Alexander Albon alla ripartenza dopo l’ultima Safety Car, causando il testacoda dell’avversario in uscita dalla curva 3. La colpa non è sembrata solo di Hamilton, ma i commissari lo hanno punito ancora, con una penalità di 5” che alla fine gli è costata il podio. «L’anno scorso in Brasile avevo urtato Alex e mi ero scusato. Ma stavolta è stato un normale incidente di gara – spiega Lewis –. In quella curva l’auto tende a scivolare all’esterno e anche se ho fatto il possibile per mantenere la traiettoria, sono andato a toccarlo». Hamilton non ce l’ha neppure con Bottas, che negli ultimi giri doveva preservare la macchina (il cambio ha fatto tremare la Mercedes per tutta la gara) e non ha permesso a Lewis di passare davanti per recuperare secondi: «So che Valtteri non ha rallentato di proposito. Non lo farebbe mai. Non è uno a cui piace vincere con i trucchetti». Ma da domenica prossima, con il compagno già in testa al Mondiale, il sei volte iridato non potrà fare cortesie.