Da Gagliardini a Godin In 6 cambieranno aria
In uscita anche Vecino, Borja Valero, Biraghi e Moses. Rebus attacco, Sanchez non convince
C’è una frase illuminante. È di Beppe Marotta, pronunciata prima di Inter-Bologna a proposito del mercato: «Stiamo facendo delle valutazioni, quelle più importanti si faranno dopo le 9 partite che mancano». E vale come filo rosso che lega tutte le operazioni. Quelle in entrata, certo. Ma soprattutto per i giocatori in rosa. Antonio Conte un anno fa di questi tempi si preparava al ritiro di Lugano con una conoscenza per forza di cose non approfondita dell’organico. Non è la stessa cosa, oggi. Conte sa tutto, conosce tutto, pregi e difetti di chi allena. Alcune righe sono state già tracciate. E se sulla disponibilità del gruppo di lavoro nulla può essere detto, è evidente come questa Inter stia dimostrando di non essere in grado di giocarsi lo scudetto alla pari con la Juve. E lo sta dimostrando soprattutto adesso, con partite ogni 72-96 ore, quando il ricorso alla pan
In difesa
Non sarà un lavoro semplice, per Ausilio e Marotta. Ma non si sbaglia nell’affermare che saranno diversi i giocatori intorno ai quali si proveranno a imbastire operazioni in uscita. Godin, al netto delle sue bizzarre smentite, è ormai un caso acclarato. Giocherà probabilmente giovedì a Verona causa squalifiche altrui, ma è l’ultima scelta del reparto difensivo, scavalcato anche da Ranocchia. Con Conte il feeling non è mai scattato: troppo distanti le filosofie del tecnico e del difensore sull’interpretazione del ruolo di centrale difensivo. L’uruguaiano – operazione chiusa quando Conte non era ancora il tecnico nerazzurro – lascerà l’Inter, a patto di trovare club interessati ad accollarsi l’ingaggio pesante. In fascia, se a destra Hakimi di fatto riporterà al Chelsea Moses, a sinistra sarà preso un titolare (Emerson Palmieri, probabilmente) che si giochi il posto con Young: Biraghi non ha mai convinto il tecnico, neppure quando Asamoah si è perso per strada causa guai cronici al ginocchio. Sarà rivoluzione anche in porta: Conte vuole un altro secondo, Padelli resterà come terzo, dietro Handanovic tornerà Radu.
Asticella
Anche il centrocampo sarà oggetto di restyling. Gagliardini è ora condannato dagli episodi, ma non ha mai avuto un rendimento costante, per quanto Conte lo consideri un passo avanti a Vecino nelle gerarchie. Già, l’uruguaiano. Si è rivisto in campo dopo i guai al menisco. Ma già a gennaio era stato vicino all’addio. Ed è naturale che la situazione si riproporrà. Il migliore, in quel reparto, si è rivelato Borja Valero, che va in scadenza. Arriverà Tonali, va definita la situazione Nainggolan: c’è spazio per un altro innesto, mai dare per svanita la pista Vidal. E poi l’attacco, che vive di incertezza totale. Lautaro non è sereno: non è il rigore chiesto a Lukaku a dimostrarlo, quanto il linguaggio del corpo, come sbuffa e quanto sbuffa per un gol che gli manca. L’Inter ha bisogno di risolvere una volta per tutte l’enigma. Il resto verrà a cascata. A partire da Sanchez. Ma non Esposito, che ieri ha rivisto il campo. Firmerà il rinnovo, ma non è lui la quarta punta di cui ha necessità l’Inter per inseguire lo scudetto: andrà in prestito. I conti sono presto fatti: circa un terzo della rosa è in discussione, se le ambizioni sono quelle di costruire una squadra da 90 punti e più. Oggi, se anche l’Inter le vincesse tutte da qui alla fine, al massimo chiuderebbe a quota 88. Alzare l’asticella, si dice così no?