La Gazzetta dello Sport

Lotta salvezza: il Brescia è vivo colpo della Samp la Viola respira

«Adesso il record dei 500 in onore del grande Sabia e poi la finale ai Giochi» Dopo l’exploit sui 200 a Rieti: «Nessuna concorrenz­a con Tortu. Ora sotto il minuto per ricordare Donato»

- di Francesco Ceniti - INVIATO A RIETI

Il Re è vivo, viva il Re. Il monarca in questione è Davide I, signore italiano dei 400 metri: poco più di un anno fa (30 giugno 2019 a La Chaux-de-Fonds, Svizzera) ha abbattuto il muro dei 45’’, fermando il crono a 44’’77. Da allora è in cerca di nuove sfide, anche per dimenticar­e la delusione della mancata finale mondiale di Doha (primo dei non “eletti” per 8 centesimi) e dell’Olimpiade rinviata. E in questo strano 2020, stravolto dall’emergenza virus, Davide Re ha fissato come obiettivo un record azzurro particolar­e: per distanza (500 metri), ma soprattutt­o perché è un omaggio a Donato Sabia, detentore del primato con 1’ e 8 centesimi, che lo scorso 7 aprile si è arreso al Covid, lasciando attonita e in lacrime la grande famiglia dell’atletica. La rincorsa di Re è iniziata col botto da Rieti. Tutti si aspettavan­o il lampo di Filippo Tortu sui 100 nella seconda edizione della Fastweb Cup, ma a sorpresa ha brillato la corona di Davide I. E lo scintillio è arrivato su territori di solito non battuti: vittoria nella batteria dei 100 (10’’47) e poi successo bis nei 200 (20’’69). Demoliti i primati personali.

►Re, va bene che Rieti è un suo feudo, visto che vive e si allena in città da anni, ma sabato ha esagerato… «In effetti non pensavo di fare così bene. Sui 100, ad esempio, mi sarei accontenta­to di 10’’60: quando ho visto il tabellone col tempo sono rimasto sbalordito. Ciò mi ha dato tanta fiducia e voglia di spingere ancora di più sui 200». ►Vuole cambiare specialità e fare concorrenz­a a Tortu?

«Per carità, non scherziamo. Tengo stretto i 400: proprio per migliorarm­i ho svolto in questi mesi un lavoro specifico con la mia allenatric­e, Maria Chiara Milardi. Abbiamo curato la velocità nei primi due settori, dove in passato ho concesso qualcosa agli avversari. L’obiettivo è partire bene, alzare il ritmo e arrivare alla seconda curva nelle migliori condizioni possibili. Se voglio arrivare a ridosso dei big, questa è la strada».

► La prova su pista vi ha promosso. «Sì, ma siamo solo all’inizio: ci vorranno un po’ di gare sui 400 prima di scendere ancora sotto i 45’’. A Savona, il 16 luglio, farò la prima. Poi…».

►Poi il 23 a Rieti c’è l’assalto al primato di Sabia sui 500. Come è nata l’idea?

«Ero andato vicino a batterlo già due anni fa (1’00”27 a Rieti il 24 aprile 2018; ndr). Così quando la stagione ha perso i grandi appuntamen­ti, cioè Olimpiade ed Europeo, mi sono detto che dovevo darmi degli obiettivi cronometri­ci: cercare di arrivare a 44’’50 sui 400 ed essere il primo atleta italiano a scendere sotto il minuto nei 500. Una decisione presa prima della morte di Sabia».

►Lo conosceva? Che cosa ha pensato quando ha saputo della scomparsa?

«Ci sono rimasto malissimo. Uno crede sempre che un atleta sia immortale. Non avevo mai incontrato Sabia di persona, ma sapevo tutto di lui. Grande interprete degli 800 e falcidiato dagli infortuni. All’inizio ci ho pensato su, se era il caso di provare questo record. Ma credo che sia il modo migliore per onorarne la memoria. Se riesco, sarà un primato nel nome di Donato».

► I 400 sono considerat­i il giro della morte per i velocisti, perché allungare l’agonia con un altro 100?

«Bella domanda… Certo, la fatica aumenta di brutto, ma cambia proprio l’approccio alla gara. I 500 sono già territorio del mezzofondo: si parte in piedi e non sui blocchi, devi dosare ancora di più le energie per non finire la benzina prima del traguardo. Sono una bella sfida e credo siano altrettant­o utili e complement­ari al lavoro che sto facendo su 100 e 200. E poi un record è sempre un record».

►Ha smesso di pensare alla mancata finale mondiale? «Solo negli ultimi giorni, perché ero un po’ impegnato… Esagero, non è un ossessione, ma tante volte ho cercato di capire dove potevo fare di più. Il rimpianto è sull’ultima curva: ho gestito, senza spingere a tutta. Comunque non c’è la controprov­a. E quindi guardiamo avanti».

►Tra un anno c’è l’Olimpiade.

«E speriamo bene. Il rinvio si può accettare, una cancellazi­one, come per l’Europeo, sarebbe un colpo al cuore. La finale ai Giochi è l’obiettivo 2021».

►Se la centra, cosa si regala? «Uhm, ho un’idea… Ma devo aspettare la fine della carriera. Mi faccio portare con un elicottero in cima a una montagna canadese o giapponese. Da lì discesa con gli sci, in libertà totale. Ma accadrà quando avrò smesso, lo giuro…».

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