Immobile ha smarrito il gol E ora la Lazio non vince più
Il capocannoniere del campionato adesso è insidiato da CR7 «Devo fare di più: dopo il lockdown non sono stato più io»
Èdiventato l’emblema della Lazio caduta in crisi nel momento che poteva condurla in vetta alla classifica. Numeri alla mano, dopo la ripartenza del campionato: se non segna Ciro Immobile, la squadra di Inzaghi non vince. Il capocannoniere della Serie A ha colpito in due partite, avviando i successi in rimonta contro Fiorentina (su rigore) e Torino. Squalificato contro il Milan, è rimasto a secco nella prima partita, la trasferta di Bergamo, e martedì a Lecce. E quel tris di sconfitte ha zavorrato le ambizioni di vertice della Lazio. L’immagine dell’altra sera, nel finale della sfida del Via del Mare, con Immobile che nella sua frenesia inciampa in area per concludere a rete rispecchia per molti aspetti la Lazio attuale, diventata la copia sbiadita della squadra bella e vincente che si era arrampicata al secondo posto, ad appena un punto dalla Juventus prima dello stop per l’emergenza coronavirus.
Difficoltà
Nel dopo partita di Lecce, Ciro Immobile ha parlato a cuore aperto. Con schiettezza. «Dopo il lockdown non sono stato più io e devo tornare più sereno. Non è questo il vero Ciro, devo fare di più. Questa non è stata una delle mie migliori partite, bisogna guardare alla prossima. Non riusciamo a fare le cose che facevamo prima, non divertiamo la gente. Fisicamente non stiamo al meglio. È ovvio che non potevamo essere gli stessi di prima, ora bisogna rimettersi in moto, al lavoro». Parlava anche il suo faccione inquadrato in tribuna all’Olimpico mentre la Lazio colava a picco contro il Milan. Lampi di incredulità tra la rabbia di non sentirsi più quelli di prima. In quelle 26 giornate Immobile aveva segnato 27 volte in campionato. In un bottino complessivo che si allargava ad altre due reti in Europa League e ad una in Coppa Italia. Nel proprio bilancio stagionale pure tre centri in Nazionale. Dopo il lockdown il 30enne attaccante campano, giunto alla Lazio nel 2006, ha visto calare precipitosamente la sua media realizzativa in campionato. Un gol ogni 180 minuti contro gli 81 di prima. Un confronto che appanna vistosamente le sue prospettive verso le ultime sette giornate di campionato.
Ansie impreviste
«Ciro era rammaricato per i gol sbagliati nel primo tempo, gli ho detto che l’occasione buona sarebbe arrivata», ha dichiarato Massimiliano Farris, il vice di Inzaghi, che a Torino era squalificato. Il gol contro i granata, pregevole nella sua fattura, aveva sbloccato Immobile che però nella gara precedente, contro la Fiorentina, aveva mostrato tutta la sua freddezza realizzando dal dischetto la prima rete nel 2-1 contro la Fiorentina. Sul campo Immobile vive per il gol. Sopratutto in una stagione come questa che gli sta facendo macinare molti primati, non solo personali. Ci tiene ovviamente al titolo di capocannoniere, che in A ha già conquistato due volte: nel 2014 col Torino e due anni fa con la Lazio (primo posto condiviso con Icardi). Prima della ripartenza aveva sei lunghezze di vantaggio su Cristiano Rolando che ora si è portato ad appena tre gol dal suo trono. Sono sette invece i gol che distanziano Immobile dal record che nel 2016 Higuain strappò ad Angelillo segnando 36 gol con la maglia del Napoli. L’ansia di riprendere la sua marcia del gol porta anche alla Scarpa d’oro. Il primo posto era suo prima dell’emergenza sanitaria. Con la ripartenza della Bundesliga Lewandowski lo ha scavalcato. Ora il polacco del Bayern Monaco a quota 34 ha un vantaggio di 5 reti su Immobile. Che allo scudetto con Inzaghi ci ha sempre creduto. «Fino a quando la matematica non ci condanna, ci pensiamo. Non deve però essere un’ossessione», ha detto dopo il k.o. di Lecce. Intanto, però, Immobile vuol uscire dal labirinto imprevisto che lo ha catturato.