La Gazzetta dello Sport

Addio Jagge, il grande rivale di Tomba

Muore a soli 54 anni, per una malattia fulminante, il norvegese re dei Giochi ‘92

- Di Gian Luca Pasini

L’Italia nel destino. Tutta la carriera di Finn Christian Jagge si è intrecciat­a con il nostro Paese. Principalm­ente per la grande rivalità sportiva con Alberto Tomba, fin dal primo successo a Madonna di Campiglio, ma soprattutt­o per quella sua vittoria olimpica del 1992 ad Albertvill­e, quando era riuscito a battere il super campione azzurro. Ieri, a soli 54 anni, il biondo norvegese ha salutato per l’ultima volta: poche righe sul profilo Facebook della moglie. «Il nostro grande amore, il nostro grande eroe, il miglior papà del mondo e il miglior marito del mondo è morto quest’oggi, dopo una malattia fulminante. È un dolore indescrivi­bile e siamo completame­nte distrutti», si sono chiusi per sempre quegli occhi furbi. Una notizia che ha gettato nello sconforto tanti campioni Anni 90 a cominciare proprio da Alberto Tomba che al collega Marco Di Marco di Sciare ha confidato: «Sono sconvolto e scioccato da una notizia come questa. Aveva la mia età, siamo stati spesso sul podio assieme. Mi ha anche portato in trionfo il giorno della mia ultima gara di Crans Montana, quando ho smesso...». Parole commosse di una vita passata assieme sulle piste di mezzo mondo fin dall’esordio in Coppa del Mondo

avvenuto a Bormio nel 1985.

A Campiglio

O alla prima vittoria nel Circo Bianco nel dicembre 1991 sul Canalone Miramonti della 3Tre a Madonna di Campiglio (guarda caso davanti a Tomba anche in quella occasione secondo per appena 9 centesimi). Pochi mesi più tardi Jagge, che aveva anche avuto paura di smettere con lo sci a causa di un intervento al tendine crociato del ginocchio destro dopo una paurosa caduta, si era preso la vittoria più bella di tutta la carriera, quella olimpica ai Giochi del 1992 in Alta Savoia. Una prima manche perfetta del norvegese aveva staccato tutti gli avversari, compreso il rivale di sempre, e quello più temuto, Alberto Tomba, che a causa di un errore di valutazion­e a metà gara era solo sesto a oltre un secondo e mezzo di distacco, un’enormità. Ma nella seconda il campione bolognese aveva mostrato la sua classe infinita e messo paura a Jagge arrivando a sfiorare la medaglia d’oro, rimasta al collo del coriaceo norvegese per appena 3 decimi di secondo. «E’ bello vincere davanti a Tomba perché trovarselo alle spalle aumenta enormement­e il valore del tuo risultato. Ho anche cercato di copiare i suoi segreti in slalom». Aveva detto Jagge quel giorno sulla pista di Les Menuires dove era stato Tomba a prenderlo sulle spalle poco prima della cerimonia di premiazion­e. Tante altre volte aveva sfidato Alberto negli anni successivi, avrebbe vinto due volte al Sestriere e un’ultima volta a Madonna di Campiglio nel 1999, quando “nonno Jagge” si era imposto anche con i nuovi materiali e gli sci molto più corti... Poco prima del ritiro e poco prima di intraprend­ere la carriera di allenatore. Lui che aveva scelto lo sci alpino (e non quello di fondo, molto più famoso nella sua Norvegia) seguendo le orme della mamma Liv Christians­en (settima nello slalom olimpico di Innsbruck 1964) e con un papà, Finn Dag, discreto tennista. Finken, come era soprannomi­nato Finn Christian, se la cavava anche con la racchetta. Ma ieri a Oslo, la sua città, ha perso l’ultima partita, quella più difficile...

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1. Alberto Tomba con Finn Christian Jagge, il giorno del addio allo sci del bolognese dopo la vittoria di Crans Montana. 2. Il norvegese ha vinto 7 volte in Coppa del Mondo, l’ultima nel 1999 1
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