La Gazzetta dello Sport

Virus, cresce l’allarme per i focolai dall’estero I bengalesi respinti e la stretta in arrivo

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Potrebbero essere 600 positivi arrivati a Roma. Il ministro Speranza lancia un appello all’Ue: «Regole comuni»

Dopo aver bloccato i voli provenient­i dal Bangladesh il prossimo passo potrebbe essere la chiusura delle frontiere ai bengalesi. A lanciare l’appello ai partner europei per stabilire nuove misure condivise per gli arrivi dalle aree extra Schengen ed extra Ue è il ministro della Salute, Roberto Speranza, con una lettera inviata al commissari­o alla Salute e alla Sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, e al ministro della Salute tedesco, Jens Spahn. Perché ieri è stata un’altra giornata difficile sul fronte della lotta ai contagi in arrivo dall’estero: 165 bengalesi, 40 sbarcati a Malpensa e 125 a Fiumicino con due voli via Doha, sono stati rimandati in Qatar.

Frontiere bloccate

Il problema del rientro in Italia dei cittadini dal Bangladesh, che ha già fatto risalire i contagi nel Lazio, è esploso ormai da giorni, tanto che Speranza ha già sospeso per una settimana i voli diretti con quel Paese. Una mossa che però non ha alcun effetto sui voli “indiretti”, quelli che transitano da altri scali prima di arrivare in Italia. Sia i 40 di Malpensa sia i 125 di Fiumicino arrivati ieri erano infatti a bordo di un aereo provenient­e dal Qatar e per oggi sono previsti in arrivo a Roma altri tre voli, due sempre dal Qatar e uno speciale dall’India. «La cifra dei possibili positivi provenient­i dal Bangladesh — ha detto il viceminist­ro Pierpaolo Salieri è di circa 600 ed è in atto opera per rintraccia­re queste persone per poter fare il link epidemiolo­gico e tamponi per tutti».

I numeri

Intanto, mentre l’epidemia sembra oramai sotto controllo (ieri 193 nuovi casi, 55 in più del giorno prima mentre le vittime scendono a 15), a destare più preoccupaz­ione sono i focolai diffusi a macchia d’olio, soprattutt­o al Nord. A Rimini occhi puntati sul cluster all’ospedale Infermi (ieri sette nuovi contagi), mentre nella Bassa parmense sono stati segnalati altri nove positivi fra i lavoratori impiegati in un’azienda, entrati in contatto con il focolaio mantovano. In Veneto, invece, ha fatto clamore il contagio di un imprendito­re veneziano, tornato dall’Uganda, che aveva cenato con diverse persone a Padova, poi risultate negative al tampone. Infine, una notizia confortant­e: dopo 137 giorni, la terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII di Bergamo è libera dal Covid-19.

al.mo.

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Covid free La terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo non ha più pazienti contagiati

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