Uno, due, 100 Papu
Gomez, il trequartista totale Gol da “10”, cento in carriera L’argentino ormai è multiruolo, ma a Parma ha giocato in posizione più avanzata: per firmare la vittoria e il traguardo personale storico
L’altra sera a Parma, al culmine dell’immedesimazione fra squadra e capitano, gruppo e sua anima pulsante, filosofia calcistica e suo modificatore, in quel secondo tempo l’Atalanta e Gomez hanno deciso di «tirare fuori l’orgoglio» (l’argentino su Instagram) e scelto di fare un salto indietro alle origini. La Dea, sbattuta spalle al muro per 45’, è tornata al suo incalzare la rivale: meno furioso e martellante del solito, ma comunque di chi decreta in che parte di campo si giocherà, e come. Il Papu a esultare per un gol: il pane che non sfornava da un po’ e che ha spezzato per la centesima volta con le sei maglie della sua carriera. Cento gol: la frontiera di campionato che l’Atalanta potrebbe varcare sabato sera, lui l’ha superata con un gol molto suo. Rientrando nell’abito che veste dal novembre 2018, anche se da tempo viene da scrivere «vestiva»: imperfetto dovuto ad un’evoluzione tattica che però, si è ben visto martedì, non ha lasciato appassire le sue caratteristiche migliori.
Canta anche il sinistro
Da trequartista, per intendersi: uno che dunque fa anche gol, non galleggia soltanto fra le linee per farne segnare, e quest’anno gli è riuscito 16 volte. A Parma non era sera da delegare: Gomez ha provveduto in proprio, perché guardandosi alle spalle vedeva le 7 reti dell’anno scorso, e chiudere un campionato da 98 gol (finora) della sua squadra facendo peggio, un po’ gli faceva girare le scatole. Perché quelle sono le vibrazioni che gli ispira il Parma: non segnava da quando l’aveva asfaltato a gennaio, mai un digiuno così lungo da quando gioca in Italia. E evidentemente non gli piace riservargli omaggi banali: fu un gran gol pure all’andata meno preparazione, ma un meraviglioso fuso diretto all’incrocio - e anche allora segnato con il sinistro, che non è il suo piede ma sa cantare benissimo, se il Papu lo decide.
Da numero 10
Un gol da numero 10, guardando la porta dritto per dritto e poi puntandola: così aveva guadagnato la punizione poi trasformata in oro da Malinovskyi, inducendo al fallo Kurtic; e così ha inventato il 2-1, mortificando ancora l’ex compagno con uno di quei tunnel che per lui sono gioia pura. Ci sono uno, due, tre, tanti Papu: a Parma si è rivisto il fantasista puro, quello che quando non scorge spazi, perché non ci sono, li inventa. Quello che ormai è alternativo al tuttocampista che vaga fra metà campo difensiva e offensiva, oppure alla punta esterna.
Le gambe e la testa
Trequartista, dunque. Da subito e fino alla fine, lasciando per una volta agli altri il compito di obbedire al revisionismo tattico di Gasperini (Hateboer, poi Gosens e poi anche De Roon centrali difensivi): all’inizio dietro
Pasalic, nella ripresa davanti a Malinovskyi, che a differenza di altre occasioni il tecnico ha piazzato alle sue spalle da centrocampista, chiedendo al Papu di coprire zone di campo più circoscritte. Perché anche lui, in fondo a questo tour de force, ha diritto ad un po’ di stanchezza. Di gambe, per i molti chilometri percorsi prima di martedì. E di testa, perché è una fatica pure individuare ogni volta il posto migliore dove infilarsi, per portare il suo calcio: mettendosi in faccia alla porta per lui è difficile sbagliarlo.